Il Santuario dei Piloni

 

 

La Storia


II Santuario dei Piloni, come comunemente viene definito il Santuario di San Giacomo, è uno dei più interessanti monumenti architettonici della zona del Roero, e può senza esitazioni definirsi l’ attrattiva maggiore situata nel territorio del comune di Montà.

II Santuario si trova nel cuore di quella fascia collinare a nord della città di Alba che ancor oggi prende il nome dalla potente famiglia che nel basso medioevo ebbe e governò in feudo queste terre, i Roero, appunto. Nella generale opera di riscoperta delle peculiarità geografiche, culturali e tradizionali di questa zona, del tutto conformemente può dunque considerarsi il Santuario come documento di una religiosità popolare che ha caratterizzato, nel passato ed in fondo anche nel presente, la popolazione del Roero.

Si parla comunemente di Santuario dei Piloni; in realtà con questa espressione ci si riferisce in genere ad un vero complesso di edifici e monumenti che, nel corso dei secoli sono stati costruiti (e più volte rinnovati) attorno al Santuario vero e proprio, che costituisce il fulcro e l'elemento più interessante ed antico di tutto il complesso. Pertanto occorre distinguere il Santuario, dedicato a San Giacomo (originariamente a Giacomo e Filippo, pare) dai Piloni raffiguranti le stazioni della Via Crucis che conducono alla Cappella del Sepolcro, situata nel punto più alto della zona del Santuario. Molto più recenti per costruzione sono la Grotta dell' agonia, antistante al Santuario, e la Croce Luminosa, dedicata ai Caduti della campagna di Russia.

 

Il Santuario


Le origini del Santuario si perdono del tutto nella storia; nulla ci è dato sapere con precisione, ed è necessario dunque procedere per supposizioni.

Non è da escludere che un luogo di culto cristiano si sia sovrapposto ad un precedente luogo sacro pagano, come frequentemente accadde nei primi secoli di diffusione del cristianesimo. Una lapide funeraria romana, trovata nella zona e trascritta, ma ora perduta, sembrerebbe confermare o almeno dare maggior vigore a questa supposizione: sarebbe stata in questo caso la religiosità popolare a conservare ed a rinnovare il carattere "sacro" del luogo nel trapasso dal paganesimo alla religione cristiana.

Le fonti storiche tacciono comunque del tutto; forse non esisteva altro che un semplice luogo di riunione per il culto, segnato magari da un cippo o da un altare, cui si rivolgeva la devozione della popolazione contadina della zona. Occorre ricordare che allora non esisteva quella organizzazione ecclesiastica cui ancor oggi siamo abituati, che sarà edificata nei secoli successivi: erano i monasteri, le abbazie ad assistere il culto del popolo, che frequentemente si concentrava in luoghi campestri che la tradizione voleva fossero sacri.

Molto probabilmente fu solo dopo l’ anno Mille, nel rinnovato fervore economico e nello slancio religioso che porterà in seguito allo spirito di crociata, che venne edificata una cappella, il vero Santuario, prima matrice architettonica dell’edificio attuale. Non è da escludere anzi che la parte centrale e più antica della costruzione sia ancora quella originaria, di cui non è difficile scorgere la struttura nella facciata in mattoni. Può anche accogliersi come assai probabile l'ipotesi che a questo periodo risalgano le eleganti statuette infisse nella facciata ancora ai nostri giorni, pur se in epoche successive esse sono state evidentemente risistemate.

Allo stato attuale delle ricerche, comunque, non abbiamo altre tracce o conferme dell'esistenza del Santuario: in nessun documento esso viene citato. Sembra possa dirsi allora che il Santuario dedicato agli apostoli Giacomo e Filippo, costruito e venerato dalla religiosità popolare, solo di questa sia stato oggetto di attenzione.

 

Il S. Sepolcro


Soltanto alle fonti della tradizione popolare, parimenti, possiamo far ricorso per cercare le origini della cappella del Santo Sepolcro, costruita poco lontano. Si dice che essa sia stata edificata, nella sua struttura originaria, da un monaco predicatore di ritorno dalla Terra Santa; altre narrazioni parlano di un'edificazione, sempre dell’ epoca delle crociate, su ruderi romani.

La prima citazione nei documenti del Santuario è del 1625, quando la zona, come tutta l'Italia del resto, attraversava una fase di prostrazione economica e sociale profonda; ed il Santuario, appunto, è citato in uno scritto di Monsignor Brolia, vescovo di Asti. La chiesa, definita antichissima, è semidistrutta, priva di arredi sacri e suppellettili. Nel 1629, addirittura, viene colpita da interdizione, essendo ormai inadatta al culto.

Soltanto nel 1668 la chiesa viene riaperta dopo un radicale restauro che fu probabilmente il più importante dei molti rimaneggiamenti di cui abbonda visibilmente il Santuario.

Cosi diceva una lapide, in latino, infissa sulla porta d' ingresso:

“Con l 'ottenuta munificenza del Sommo Pontefice

Con l'aiuto dei cavalieri di Malta

Coll'offerte dei fedeli Questa antichissima Ara dedicata all'apostolo S. Giacomo

Che fu sempre incompleta e misera

Celebra il suo completamento nel maggio 1651

Essendo priori i signori Giovanni Bornengo

Stefano Gandolfi e Giacomo Aprile, Montatesi.”

Da allora la storia del Santuario e più chiara, e lascia migliori tracce nei documenti storici.

Del 1775 è un radicale restauro della Cappella del Santo Sepolcro e l' edificazione dei piloni affrescati che sono i diretti progenitori delle attuali cappellette con i gruppi statuari. La tradizione riferisce che la costruzione ed una rinnovata devozione verso il luogo furono incoraggiate dal fatto miracoloso del ritrovamento del quadro della Beata Vergine, che è rimasto sino a pochi anni fa nella Cappella del Sepolcro, prima di essere rubato.

La cappella, citata nei documenti per la prima volta nel 1742, assume ora, presumibilmente, il suo aspetto definitivo, con le statue di gesso all’ interno. Da allora i pellegrini diretti al Santuario dividono la loro devozione tra il Santuario stesso ed il Santo Sepolcro.

 

I Piloni


Non possiamo sapere quale fosse l'aspetto primitivo dei 13 piloni: documenti più tardi lasciano intendere che essi erano cippi di mattoni con dipinti: costruzioni dunque molto più modeste delle attuali cappellette.

Siamo ormai in anni a noi molto vicini: nel corso dell’ ottocento la nostra documentazione è assai più ricca, e possediamo addirittura, e possiamo consultare, i registri di cassa ed i verbali delle sedute del consiglio di amministrazione del Santuario. A giudicare da questi documenti l'afflusso dei pellegrini durante l' anno intero, e particolarmente nella festa di San Giacomo, deve essere notevole, quasi imponente. Le elemosine raccolte ammontano a cifre cospicue, in continuo aumento di anno in anno. II Santuario può permettersi di stipendiare un rettore ed un sacrestano, e durante la giornata di San Giacomo molti altri sacerdoti sono chiamati a mettersi a disposizione dei fedeli.

Nel 1887 il consiglio di amministrazione, presieduto dall' allora parroco di Montà don Mosca, decide di sostituire i vecchi piloni della Via Crucis, ormai in cattive condizioni, con nuove cappellette disegnate da Placido Mossello.

Così recitano le annotazioni del registro nell'anno 1887:

"Nella primavera di quest'anno si diede principio alla costruzione di nuovi piloni, giacché i piloni vecchi erano e sono cadenti.

Man mano che si raccoglieranno limosine si proseguirà l'opera.

Si fece dunque fabbricare a nuovo il primo pilone. Se prima veramente si dovevano chiamare piloni per la loro costruzione, i nuovi debbonsi chiamare cappelle, giacché sono fatti a disegno di cappella esagonale, disegno dato dal pittore montanese Cavaliere Placido Mossello, residente a Torino. In essi si faranno costruire statue rappresentanti la Via Crucis, mentre nei primi piloni non vi erano che pitture.

L'amministrazione venne nella deliberazione di spese tanto gravi, stante la grande concorrenza a questo Santuario.

Due di queste cappelle furono fatte erigere quest'anno. La prima fu data a giornata ad un mastro da muro pratico e coscienzoso quale è in questi giorni Pellegrino Oddino. La seconda fu posta all'incanto e toccò al giovane mastro da muro Casetta Giuseppe il quale aveva in onore di poter essere il costruttore di una cappella ed e perciò che non badò al prezzo. II buon Dio ce la mandi buona affinchè presto si possa compiere così grandiosaopera a suo onore e gloria."

Nel 1889, terminati già di costruire i primi tre nuovi piloni, si pongono le statue del primo, opera di Stefano Brilla di Savona, e l' amministrazione, per la prima volta, si indebita per pagare il lavoro.

Quindi, nel 1892 e 1893 la scultura delle statue viene affidata al giovane montanese Antonio Taliano, per il secondo ed il terzo pilone. Ai fratelli Musso, affermati scultori torinesi, è affidata la fabbricazione delle statue quando il Santuario viene onorato di un ricco legato da una signora di Montà, morta a Torino.

Nel 1899 si ha forse la più affollata festa del Santuario: i registri parlano di 15.000 fedeli e più di 100 sacerdoti, presente il vescovo.

Terminati dai fratelli Musso, poi da Carlo Musso soltanto le statue delle cappelle, si procede a rinnovare quelle delle prime tre, affinché il lavoro riesca unitario. Nel 1903 l' impresa, durata sedici anni, è del tutto completata. Da allora non vi sono altre modifiche al Santuario se non l'aggiunta della Grotta dell'Agonia e la Croce Luminosa.

La Grotta dell'agonia, posta di fronte al Santuario, struttura architettonica ornata di statue, viene costruita nel 1933 in occasione del 19° anniversario della Redenzione. La Croce luminosa, inaugurata nel 1956, è quanto il popolo della terra del Roero ha voluto per ricordare i giovani caduti in guerra.