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Il presepe vivente

L'Oratorio ha venti anni

Rappresentare fatti storici, interpretandoli in un contesto socio-culturale moderno, è sempre stato per l'uomo un vero e proprio diletto. Ciò in quanto nell'attore il desiderio di esprimersi si fonde con l'immaginario che la cultura gli suggerisce. 
Nel "presepe vivente" l'immaginario, il tradizionale si fonde, inoltre, con un atto di fede. La fede dà alla forza espressiva una valenza ancora più significativa, in quanto fa rivivere nella coscienza popolare uno evento straordinario: la nascita di Cristo. 
 

 

I giovani favignanesi, dimostrando un grande entusiasmo e impegnandosi in maniera molto attiva, hanno dato vita ad un presepe vivente inserito in una suggestiva e particolarissima atmosfera natalizia. 
L'allestimento scenico e la preparazione dei giovani sono stati curati e diretti da Pietro Di Bella, Silvestro Sinagra e Gianni Tortorici, con la supervisione di padre Damiano. 
L'impegno e il sacrificio di tutti è stato premiato da un ampio successo di pubblico, curioso di scoprire una originale rappresentazione, ammirato per l'allestimento scenico, e gratificato per avere avuto l'emozione di rivivere, seppure fittiziamente, l'evento natalizio. 
Il presepe è stato principalmente incentrato su due particolari aspetti: la nascita di Gesù, avvenuta duemila anni fa in una umile stalla, e la vita di quel tempo, rappresentata nella sua quotidianità dal fabbro, dalle contadine e dai pastori. 
A rendere la rappresentazione marcatamente evocativa è stata la scelta del luogo: un caratteristico giardino, reso ancora più suggestivo dalla creatività dei giovani favignanesi impegnati nello spettacolo. 
Ma al di là del lodevole impegno dei ragazzi di Favignana e della riuscita della manifestazione, è bello sottolineare quel meraviglioso impulso, riscontrato nelle nuove generazioni; impulso che le spinge a rimanere legate alle tradizioni popolari ed alla fede in Cristo Gesù, pur nell'imperversare di una sottocultura distrattamente edonistica nella società moderna.

Piergiorgio Purpi

 

Se tutto il mondo smettesse di fare la guerra; se l'umanità smettesse gli esperimenti nucleari; se ognuno desse le proprie scoperte ed invenzioni a tutto il genere umano; se l'egoismo venisse bandito dalla mente degli uomini; se il progresso e la tecnologia venissero distribuite a tutti gli esseri umani; avremmo risolto tutte le controversie dell'umanità, tutte le prevaricazioni del più forte sul più debole, dove il ricco darebbe al povero e questi si renderebbe utile al suo donatore. E' utopia questa? E' semplicemente un sogno, ed allora esistono le differenze sociali, razziali, nazionali, dove ognuno cerca il proprio tornaconto per prevaricare sul proprio simile.
Ho visto uomini di differenti posizioni sociali incontrarsi dopo molti anni, abbracciarsi e commuoversi ricordando i giorni della giovinezza ormai trascorsa. Parlare di calcio, di incontri, di discussioni, di tutti i goal subiti e realizzati. Ricordarsi di quando da ragazzi si giocava all'Oratorio e ritrovarsi affermati nella vita... e rattristarsi per quello un po' meno fortunato... 
I sani principi che l'Oratorio, grazie al Padre che lo dirigeva, aveva loro insegnato e tramandato, erano gioiosi e fulgidi ricordi.
Gli incontri, lo sport... principi sani, umani e cristiani. Se frequentiamo l'Oratorio della nostra Comunità con questi principi avremo una comunità sana con onesti obiettivi. 
Tante comunità formano una città, tante città una nazione e tante nazioni il mondo. 
Ecco pertanto il ruolo insostituibile dell'Oratorio, quale impegno educativo e di formazione dei giovani e della società. Se tutte le controversie venissero affrontate con la pacata discussione e dando un calcio ad un pallone, tante liti si risolverebbero in una partita. 
L'Oratorio è un luogo dove i nostri figli e noi stessi possiamo ritrovarci: con lo sport possiamo scaricare lo stress della vita quotidiana. Non voglio fare l'elogio di nessuno, perché fermamente convinto che ognuno di noi deve dare tutto quello che può ma non possiamo certo ignorare la presenza fisica e spirituale dei Padri Canossiani nell'organizza-zione dell'Oratorio. 
Con quanti sacrifici, personali ed economici portano avanti la loro opera di educazione, ricevendo aiuti quasi inesistenti... 
  

  

Madre Pierina taglia il nastro del nuovo campo di "calcetto"

  

E' necessario che ognuno di noi si sacrifichi affinché questa Comunità tragga il massimo beneficio personale e spirituale dall'Oratorio, perché si cominci a pensare con una mentalità "aperta". Abbiamo la fortuna di essere nati in un isola e meno degli altri essere sottoposti alla violenza dell'esterno. Facciamo modo che questo sia motivo di orgoglio e non una colpa come molti di noi pensano. 
Purtroppo, siamo nati in un isola, diciamo... Ma quanti ci invidiano per questo? 
Fra qualche tempo l'Oratorio sarà illuminato: facciamo in modo di frequentarlo anche di sera, utilizzandolo come "nostro Oratorio", come punto dove scambiare le idee per arricchire la nostra Comunità. 
"Mens sana in corpore sano" ci hanno tramandato i romani. Questo è vero, come è vero che l'Oratorio è il luogo dove oltre a praticare lo sport si completa l'educazione dei nostri figli. Ringraziamo i Padri e le Suore Canossiane, il Consiglio dell'Oratorio e tutti coloro che hanno dato il loro apporto affinché questa realtà lontana da gelosie, interessi, ed altro continui ad esistere. 
Invitiamo tutta la Comunità ad adoperarsi affinché rimanga per sempre. 
 

G.B.  

L'angolo del turista (di Alessandra Benedetti)

Cari Favignanesi, sono un'amica che viene a trovarvi spesso, avendo scelto di trascorrere a Favignana alcuni periodi dell'anno. 
Amo ed apprezzo la vostra isola. Esploro e scopro sempre con vivo interesse i punti più remoti e nascosti cogliendone la bellezza e l'intima voce: un meraviglioso mondo sommerso palpita intorno a voi! 
E' inverno. La natura puntualmente cadenza i suoi fenomeni stagionali con le sue bufere anche in quest'isola che gode nell'arco dell'anno di momenti climatici privilegiati. 
Lo spettacolo del mare infuriato sgomenta, perché può interrompersi il rassicurante collegamento con la terraferma, ma al tempo stesso affascina: il fragore potente delle onde porta ai vostri lidi l'eco di terre lontane... 
Il maltempo può rendere corrucciati, oppressi. Il senso di solitudine può prevalere, ma non è tutta colpa dell'isola. In fondo voi ne sentite l'intimo legame e il piacere di viverci. 

Il disagio viene dall'interno: l'ho avvertito anch'io. Nel paese potrebbe pulsare un cuore molto più attivo ed accogliente. 
Perché non promuovere iniziative coraggiose che vi facciano sentire uniti e sereni, per il bene di tutti? Si dice: "L'unione fa la forza!" Tentate! 
Sotto la scorza di una certa ruvidezza apparente si nascondono, in realtà, qualità genuine e schiette. La cura della solitudine può nascere dalla buona volontà di ognuno. 
Può essere una buona idea cercare punti d'incontro per cogliere esigenze comuni e comunicare vicendevolmente programmi e progetti e studiarne l'attuabilità. 
Rinchiudersi nel proprio guscio in un atteggiamento intriso di apatia, non solo non giova ad alcuno, ma non favorirà la capacità d'agire. 
Nessuno di noi, per il bene che le vogliamo, vuole che Favignana rimanga emarginata, è vero?