Perché mai questo strano titolo e questo
strano argomento? Bisogna che allora ve lo spieghi facendo un
po’ di storia.
Fino a molti decenni fa c’erano delle Parrocchie
cosiddette di prestigio. Chi arrivava a fare il Parroco in queste
parrocchie acquistava quindi molta fama, anzi normalmente godeva
già di molta fama per poter aspirare ad esse. Per molte
Parrocchie esisteva anche un concorso: si dovevano sostenere delle
prove e il migliore diventava il Parroco.

Tutto questo ora è finito, e oggi le grandi
Parrocchie, pur con tutte le loro realtà positive, sono
certamente un grosso problema. La vita delle città e la
mentalità di chi le abita sono assai complesse: il ritmo
del lavoro e degli impegni fanno sì che il Parroco si trova
spesso con tante difficoltà per cui anche soltanto dal
punto di vista della salute mentale è preferibile di gran
lunga la vita ancora abbastanza semplice di una parrocchia di
campagna.
Anticamente però la parrocchia di campagna
godeva di molto meno prestigio e spesso vi erano mandati dei parroci
apparentemente
dotati di minori capacità oppure qualche giovane prete
alle prime armi, il quale poi molto probabilmente sognava di essere
promosso altrove.
Io, e altri preti, siamo invece in queste piccole
parrocchie, non perché siamo più vagabondi o perché
siamo meno dotati, anche se nel mio caso potrebbe essere o sembrare
così. Siamo in queste piccole parrocchie per poter svolgere
anche altre attività: nel mio caso quella di insegnamento
di Storia della Chiesa ai seminaristi.
Parrana non è una parrocchia dove non ci
sia da fare, anche se in verità molto da fare non c’è,
soprattutto perché, come vi ho già detto altre volte,
voi siete così buoni con me da non volere darmi molto lavoro
per non affaticarmi.
Anche qui esistono le varie attività tipiche
di una parrocchia, anche se in formato ridotto e in gran parte
in uno stile di semplicità maggiore rispetto alle parrocchie
più grandi.
Torna
in alto
Sono ormai 22 anni che mi trovo tra voi. Sarebbero
25, ma dobbiamo togliere i 3 anni in cui sono stato Parroco a
Castiglioncello.
Sono arrivato a Parrana nel 1977 senza sapere neppure
dove si trovasse Parrana. Ho trovato una chiesa prefabbricata
di ferro, un po’ bruciacchiata per un piccolo incendio.
Ho visto nascere molti bimbi e poi li ho visti crescere, sposarsi
e fare figli. Ho celebrato il matrimonio di tanti di voi. Ho accompagnato
il vostro dolore nei momenti di tristezza e di lutto. Ho brontolato
e gioito. Ho urlato, fischiato e cantato per le vostre strade
tra lo stupore di chi non aveva mai incontrato un prete un po’
matto. Tutto questo mi ha reso ognuno di voi una persona cara,
tutti, anche quelli che non sanno nemmeno come sono fatto.
Spesso mi reco anche in altre parrocchie, aiuto
altri preti amici, conosco altre famiglie e altre persone. Mi
affeziono anche a loro Il mio cuore è girovago e vagabondo.
Si dilata e si comprime fisicamente e affettivamente. Ma poi alla
fine torna sempre volentieri a casa , cioè a Parrana.
Ecco perché anche il Natale di quest’anno
che, con l’aiuto di Dio, celebrerò per la ventiquattresima
volta insieme a voi sarà di nuovo un Natale in famiglia.
Di nuovo auguri.
don Ordesio Bellini
Torna
in alto