Celebriamo il Natale accogliendo in noi il Signore Gesù con fede e amore sempre più intensi; lasciamolo nascere e vivere nei nostri cuori perché possa manifestarsi al mondo attraverso la bontà, la fratellanza, la benignità, la dedizione, l'accoglienza di quanti credono in Lui.

 

IL NATALE

 

 

Natale, festa cristiana

 

Il Natale nel Vangelo

 

Il periodo dell’Avvento

 

La corona dell’Avvento

 

Il Presepio

 

Babbo Natale

 

Le tradizioni più belle

 

Il grande prodigio del Natale riempie la terra di gioia e stupore

 

Dieci regole per un Natale diverso
 
Una proposta del teologo Rungi per un Natale a misura d'uomo

 

 

Il Natale è la festa in cui si celebra la nascita di Gesù Cristo, e prende il nome proprio dal latino "natale Christi".

 

Gesù nacque davvero quel 25 dicembre

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Fu la Chiesa a scegliere il 25 dicembre per contrastare e sostituire le feste pagane nei giorni del solstizio d'inverno. La nascita del Cristo al posto della rinascita del Sol invictus. All'inizio, dunque, ci fu una decisione pastorale che può essere mutata, variando le necessità.
Una provocazione, ovviamente, che si basava però su ciò che è (o, meglio, era) pacificamente ammesso da tutti gli studiosi: la collocazione liturgica del Natale è una scelta arbitraria, senza collegamento con la data della nascita di Gesù, che nessuno sarebbe in grado di determinare. Ebbene, pare proprio che gli esperti si siano sbagliati; e io, ovviamente, con loro. In realtà oggi, anche grazie ai documenti di Qumran, potremmo essere in grado di stabilirlo con precisione: Gesù è nato proprio un 25 dicembre. Una scoperta straordinaria sul serio e che non può essere sospettata di fini apologetici cristiani, visto che la dobbiamo a un docente, ebreo, della Università di Gerusalemme.
Vediamo di capire il meccanismo, che è complesso ma affascinante. Se Gesù è nato un 25 dicembre, il concepimento verginale è avvenuto, ovviamente, 9 mesi prima. E, in effetti, i calendari cristiani pongono al 25 marzo l'annunciazione a Maria dell'angelo Gabriele. Ma sappiamo dallo stesso Vangelo di Luca che giusto sei mesi prima era stato concepito da Elisabetta il precursore, Giovanni, che sarà detto il Battista. La Chiesa cattolica non ha una festa liturgica per quel concepimento, mentre le antiche Chiese d'Oriente lo celebrano solennemente tra il 23 e il 25 settembre. E, cioè, sei mesi prima dell'Annunciazione a Maria. Una successione di date logica ma basata su tradizioni inverificabili, non su eventi localizzabili nel tempo. Così credevano tutti, fino a tempi recentissimi. In realtà, sembra proprio che non sia così.
In effetti, è giusto dal concepimento di Giovanni che dobbiamo partire. Il Vangelo di Luca si apre con la storia dell'anziana coppia, Zaccaria ed Elisabetta, ormai rassegnata alla sterilità, una delle peggiori disgrazie in Israele. Zaccaria apparteneva alla casta sacerdotale e, un giorno che era di servizio nel tempio di Gerusalemme, ebbe la visione di Gabriele (lo stesso angelo che sei mesi dopo si presenterà a Maria, a Nazareth) che gli annunciava che, malgrado l'età avanzata, lui e la moglie avrebbero avuto un figlio. Dovevano chiamarlo Giovanni e sarebbe stato "grande davanti al Signore".
Luca ha cura di precisare che Zaccaria apparteneva alla classe sacerdotale di Abia e che quando ebbe l'apparizione "officiava nel turno della sua classe". In effetti, coloro che nell'antico Israele appartenevano alla casta sacerdotale erano divisi in 24 classi che, avvicendandosi in ordine immutabile, dovevano prestare servizio liturgico al tempio per una settimana, due volte l'anno. Sapevamo che la classe di Zaccaria, quella di Abia, era l'ottava, nell'elenco ufficiale. Ma quando cadevano i suoi turni di servizio? Nessuno lo sapeva. Ebbene, utilizzando anche ricerche svolte da altri specialisti e lavorando, soprattutto, su testi rinvenuti nella biblioteca essena di Qumran, ecco che l'enigma è stato violato dal professor Shemarjahu Talmon che, come si diceva, insegna alla Università ebraica di Gerusalemme. Lo studioso, cioè, è riuscito a precisare in che ordine cronologico si susseguivano le 24 classi sacerdotali. Quella di Abia prestava servizio liturgico al tempio due volte l'anno, come le altre, e una di quelle volte era nell'ultima settimana di settembre. Dunque, era verosimile la tradizione dei cristiani orientali che pone tra il 23 e il 25 settembre l'annuncio a Zaccaria. Ma questa verosimiglianza si è avvicinata alla certezza perché, stimolati dalla scoperta del professor Talmon, gli studiosi hanno ricostruito la "filiera" di quella tradizione, giungendo alla conclusione che essa proveniva direttamente dalla Chiesa primitiva, giudeo-cristiana, di Gerusalemme. Una memoria antichissima quanto tenacissima, quella delle Chiese d'Oriente, come confermato in molti altri casi.
Ecco, dunque, che ciò che sembrava mitico assume, improvvisamente, nuova verosimiglianza. Una catena di eventi che si estende su 15 mesi: in settembre l'annuncio a Zaccaria e il giorno dopo il concepimento di Giovanni; in marzo, sei mesi dopo, l'annuncio a Maria; in giugno, tre mesi dopo, la nascita di Giovanni; sei mesi dopo, la nascita di Gesù. Con quest'ultimo evento arriviamo giusto al 25 dicembre. Giorno che, dunque, non fu fissato a caso.
Dopo tanti secoli di ricerca accanita i Vangeli non cessano di riservare sorprese. Dettagli apparentemente inutili (che c'importava che Zaccaria appartenesse alla classe sacerdotale di Abia? Nessun esegeta vi prestava attenzione) mostrano all'improvviso la loro ragion d'essere, il loro carattere di segni di una verità nascosta ma precisa. Malgrado tutto, l'avventura cristiana continua.

 

(tratto da un articolo di V.Messori - Corriere della Sera)

 


Le origini ebraiche

Le origini ebraiche della festa di Natale sono chiaramente dovute al fatto che tutta la religione cristiana nacque da quella ebraica. Nell'Antico Testamento si fa infatti riferimento alla venuta di un "messiah", che in ebraico significa "l'annunciato", e nella Bibbia si riferisce al re di Israele. Quando fu annunciata la nascita di Gesù Cristo, alcuni ebrei interpretarono la cosa come l'avvento di una nuova fase nella vita dei credenti ed iniziarono a riferirsi a Cristo come al Messia per antonomasia. Da questo nacque la scissione tra la religione ebraica, che non riconobbe in Cristo un messia, e la nascente religione cristiana, che fece del messia e del suo messaggio di pace il centro delle sue credenze.

 

 

Le origini della festa di Natale

Le prime celebrazioni del Natale come lo conosciamo noi, però, non nacquero con l'inizio del cristianesimo, ma risalgono al IV secolo d.C., con il diffondersi di questa religione.

Il Natale infatti iniziò a sostituirsi alle festività Romane del periodo di dicembre, considerate pagane e anti-cristiane.

Nel 354, papa Liberus istituì la rappresentazione della natività di Gesù (con S. Giuseppe e la Vergine Maria) il 25 dicembre, mentre si celebrava la nascita del bambino ed il suo battesimo il 6 gennaio, con l'Epifania.
La data del 25 dicembre fu scelta per distogliere i romani dall'idolatria dei culti di Mitra e del sole, ma prese una così grande importanza, nei secoli successivi, che presto il 25 dicembre divenne il primo giorno dell'anno liturgico. Questo fino al XI secolo, quando fu aggiunto al ciclo del Natale il periodo dell'Avvento, che da allora segnò il nuovo inizio dell'anno liturgico cristiano.

 

                             

 

La nascita di Gesù, dal Vangelo di S.Matteo

La nascita di Gesù Cristo avvenne così: Maria, sua madre, sposata a Giuseppe, prima che fossero insieme, si scoperse incinta di Spirito Santo. Ora Giuseppe, marito di lei, essendo giusto e non volendo esporla all'infamia, pensò di rimandarla segretamente. Mentre egli stava in questo pensiero, ecco un angelo del Signore gli apparve in sogno dicendo: - Giuseppe, figlio di David, non esitare a prender Maria in tua consorte; invero quel ch'è nato in lei, è da Spirito Santo. Partorirà un figliolo, cui porrai nome Gesù; perché egli libererà il suo popolo dai loro peccati.

E tutto ciò avvenne affinché s'adempisse quanto fu detto dal Signore per bocca del profeta: "Ecco, la Vergine concepirà e partorirà un figliuolo e per nome lo chiameranno Emanuele: che s'interpreta "Dio con noi". Scossosi Giuseppe dal sonno, fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua consorte. Ed egli non la conobbe fin tanto che partorì il suo figlio primogenito e lo chiamò per nome Gesù

 

Nascita di Gesù, dal vangelo di S. Luca

In quei giorni uscì un editto di Cesare Augusto per fare il censimento di tutto l'Impero. Questo primo censimento fu fatto mentre Cirino era preside della Siria.

E andavano tutti a dare il nome, ognuno alla sua città. Anche Giuseppe andò a Nazaret di Galilea, alla città di David, chiamata Betlem, in Giudea, per esser lui del casato e famiglia di David, a dare il nome, insieme con Maria a lui sposata in moglie, la quale era incinta. E avvenne che, mentre ivi si trovavano, si compì per lei il tempo del parto; e partorì il figlio suo primogenito, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia, perché non trovarono posto nell'albergo. E nello stesso paese c'erano dei pastori che pernottavano all'aperto e facevano la guardia al loro gregge. Ed ecco, apparve innanzi ad essi un angelo del Signore e la gloria del Signore rifulse su loro e sbigottirono per gran timore. E l'angelo disse loro:- Non temete, che eccomi a recarvi l'annunzio di grande allegrezza la quale sarà per tutto il popolo; infatti oggi v'è nato un Salvatore che è Cristo Signore, nella città di David. Questo per voi è il segnale: troverete un bambino avvolto in fasce, giacente in una mangiatoia.

E a un tratto si raccolse presso l'angelo una schiera della milizia celeste che lodava Dio dicendo:-Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.

E poi che gli angeli si furono ritirati da essi verso il cielo, i pastori presero a dir tra loro:-Andiamo sino a Betlem a veder quant'è accaduto, come il Signore ci ha manifestato.

E andarono di buon passo e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino giacente nella mangiatoia. E vistolo, si persuasero di quanto era stato detto loro di quel bambino. E quanti ne sentirono parlare, stupirono delle cose riferite loro dai pastori. Maria poi riteneva tutte queste cose, collegandole in cuor suo. E i pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quel che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

 

 

 

La storia dell’ Avvento

Nel tempo in cui incomincia a determinarsi l’esigenza di un periodo di preparazione alle feste della manifestazione del Signore, la Chiesa aveva già fissato le modalità di preparazione alle feste pasquali. Nel IV secolo il tempo pasquale e quaresimale avevano già assunto una configurazione vicinissima a quella attuale. L’origine del tempo di Avvento è più tardiva, infatti viene individuata tra il IV e il VI secolo. La prima celebrazione del Natale a Roma è del 336, ed è proprio verso la fine del IV secolo che si riscontra in Gallia e in Spagna un periodo di preparazione alla festa del Natale. Per quanto la prima festa di Natale sia stata celebrata a Roma, qui si verifica un tempo di preparazione solo a partire dal VI secolo. Senz’altro non desta meraviglia il fatto che l’Avvento nasca con una configurazione simile alla quaresima, infatti la celebrazione del Natale fin dalle origini venne concepita come la celebrazione della risurrezione di Cristo nel giorno in cui si fa memoria della sua nascita. Nel 380 il concilio di Saragozza impose la partecipazione continua dei fedeli agli incontri comunitari compresi tra il 17 dicembre e il 6 gennaio. In seguito verranno dedicate sei settimane di preparazione alle celebrazioni natalizie. In questo periodo, come in quaresima, alcuni giorni vengono caratterizzati dal digiuno. Tale arco di tempo fu chiamato "quaresima di s. Martino", poiché il digiuno iniziava l’11 novembre. Di ciò è testimone s. Gregorio di Tours, intorno al VI secolo.

Il significato teologico

La teologia dell’Avvento ruota attorno a due prospettive principali. Da una parte con il termine "adventus" (= venuta, arrivo) si è inteso indicare l’anniversario della prima venuta del Signore; d’altra parte designa la seconda venuta alla fine dei tempi. Il Tempo di Avvento ha quindi una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all'attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi.

L’attuale celebrazione

Il Tempo di Avvento comincia dai primi Vespri della domenica che capita il 30 novembre o è la più vicina a questa data, e termina prima dei primi Vespri di Natale. È caratterizzato da un duplice itinerario - domenicale e feriale - scandito dalla proclamazione della parola di Dio.

1. Le domeniche

Le letture del Vangelo hanno nelle singole domeniche una loro caratteristica propria: si riferiscono alla venuta del Signore alla fine dei tempi (I domenica), a Giovanni Battista (Il e III domenica); agli antefatti immediati della nascita del Signore (IV domenica). Le letture dell'Antico Testamento sono profezie sul Messia e sul tempo messianico, tratte soprattutto dal libro di Isaia. Le letture dell'Apostolo contengono esortazioni e annunzi, in armonia con le caratteristiche di questo tempo.

2. Le ferie

Si ha una duplice serie di letture: una dall'inizio dell'Avvento fino al 16 dicembre, l'altra dal 17 al 24. Nella prima parte dell'Avvento si legge il libro di Isaia, secondo l'ordine del libro stesso, non esclusi i testi di maggior rilievo, che ricorrono anche in domenica. La scelta dei Vangeli di questi giorni è stata fatta in riferimento alla prima lettura. Dal giovedì della seconda settimana cominciano le letture del Vangelo su Giovanni Battista; la prima lettura è invece o continuazione del libro di Isaia, o un altro testo, scelto in riferimento al Vangelo. Nell'ultima settimana prima del Natale, si leggono brani del Vangelo di Matteo (cap. 1) e di Luca (cap. 1) che propongono il racconto degli eventi che precedettero immediatamente la nascita del Signore. Per la prima lettura sono stati scelti, in riferimento al Vangelo, testi vari dell'Antico Testamento, tra cui alcune profezie messianiche di notevole importanza.

La novena di Natale

Come si è appena visto, il tempo di Avvento guida il cristiano attraverso un duplice itinerario: "È tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi" (Norme per l’anno liturgico e il calendario, 39: Messale p. LVI). Nella liturgia delle prime tre domeniche e nelle ferie sino al 16 dicembre si può notare l’insistenza sul tema della seconda venuta di Gesù alla fine dei tempi, mentre nei giorni compresi tra il 17 e il 24 tutta la liturgia è ormai tesa verso la celebrazione della nascita del Figlio di Dio. La novena di Natale cade pienamente nel secondo periodo dell’Avvento.
Le novene sono celebrazioni popolari che nell’arco dei secoli hanno affiancato le "liturgie ufficiali". Esse sono annoverate nel grande elenco dei "pii esercizi". "I pii esercizi - afferma J. Castellano - si sono sviluppati nella pietà occidentale del medioevo e dell’epoca moderna per coltivare il senso della fede e della devozione verso il Signore, la Vergine, i santi, in un momento in cui il popolo rimaneva lontano dalle sorgenti della bibbia e della liturgia o in cui, comunque, queste sorgenti rimanevano chiuse e non nutrivano la vita del popolo cristiano".

La novena di Natale, pur non essendo "preghiera ufficiale" della Chiesa, costituisce un momento molto significativo nella vita delle nostre comunità cristiane. Proprio perché non è una preghiera ufficiale essa può essere realizzata secondo diverse usanze, ma un indiscusso "primato" spetta alla novena tradizionale, nella notissima melodia gregoriana nata sul testo latino ma diffusa anche nella versione italiana curata dai monaci benedettini di Subiaco.

La domanda che ogni operatore pastorale dovrebbe porsi di anno in anno è: "come posso valorizzare la novena di Natale per il cammino di fede della mia comunità?".

Può infatti capitare che tale novena continui a conservare intatta la caratteristica di "popolarità" venendo però a mancare la dimensione ecclesiale, celebrativa e spirituale. Tali dimensioni vanno recuperate e valorizzate per non far scadere la novena in "fervorino pre-natalizio".

1. Recupero della dimensione ecclesiale-assembleare

Pur non essendo - come si è detto - una preghiera ufficiale della Chiesa, la novena può costituire un momento ecclesiale molto significativo. Molti vi partecipano perché "attratti" dalla "novena in latino" (le chiese in cui la si canta in "lingua ufficiale" sono gremite!) e vi si recano per una forma di godimento personale che pone radici nella nostalgia dei tempi passati e non nel desiderio di condividere un momento di approfondimento della propria fede. È bene che i partecipanti prendano coscienza che sono radunati per una celebrazione che ha lo scopo di preparare il cuore del cristiano a vivere degnamente la celebrazione del Natale.

2. Recupero della dimensione celebrativa

La novena di Natale è molto vicina alla celebrazione dei vespri. Va pertanto realizzata attraverso una saggia utilizzazione dei simboli della preghiera serale: la luce e l’incenso. È bene che vi sia una proclamazione della parola e una breve riflessione. L’intervento in canto dell’assemblea va preparato e guidato. È utile ricordare che l’esposizione del SS. Sacramento col solo scopo di impartire la benedizione eucaristica - usanza frequente nelle novene di Natale - è vietata (Rito del culto eucaristico n. 97).

3. Recupero della dimensione spirituale

La novena di natale è una "antologia biblica" ricca di nutrimento per lo spirito. È quindi l’occasione per proporre non una spiritualità devozionale ma ispirata profondamente dalla Parola di Dio. Non è l’occasione per fare "bel canto" ma per lasciarsi coinvolgere esistenzialmente dalla Parola di Dio cantata.

 

 

testo tratto dal sito di Enrico M. Beraudo

 

 

 

Il Presepio

L'origine  storica del presepio va ricercata nelle  narrazioni della natività di Gesù contenute nel Vangelo di san Matteo e di san Luca, con riferimento al testo di Isaia (1,3) e Abacuc (3,2) dell'Antico Testamento. Nel Vangelo di san Luca è detto che Maria e Giuseppe arrivarono da Nazaret a Betlemme per le formalità del censimento ordinato da Cesare Augusto: “Mentre si trovavano colà, si compì il tempo in cui Maria doveva partorire; diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose a giacere in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'albergo”. La nascita di Gesù in una grotta è stata sempre ritenuta come implicitamente attestata dal Vangelo con il riferimento alla “mangiatoia”. In Oriente le grotte naturali servivano di rifugio ai viandanti e da stalla agli animali. Appare così verosimile un'antichissima tradizione, basata su Isaia e su Abacuc, che mostra un bue e un asino nell'atto di riscaldare col proprio alito il corpo di Gesù. Di questa tradizione è testimone già sant'Ambrogio († 397). Ma la prima descrizione del luogo ove, secondo la tradizione, nacque Gesù, ci è stata tramandata da san Girolamo che nell'anno 404 descrive il cosiddetto specum Salvatoris (grotta del Salvatore), ove si additava lo stabulum (mangiatoia). In un documento del 326 si parla di una mangiatoia scavata nella roccia, che potrebbe aver avuto supporti di legno: più tardi fu rivestita di lastre di metallo prezioso forate per permettere ai fedeli di vederla o toccarla e al tempo stesso per impedirne l'asportazione. Così, almeno in parte, si presenta tuttora la grotta di Betlemme venerata da innumerevoli fedeli; studi recenti confermerebbero la tradizione.

In Santa Maria Maggiore in Roma si conservano reliquie che, secondo la tradizione, sono parti della mangiatoia.

 

 
Il presepio è la rappresentazione mediante statuine della natività di Gesù. La tradizione ne fa risalire l’origine a San Francesco d'Assisi, che nel 1223 mise in atto il primo presepe umano nel paesino di Greccio.

 

Il Natale di San Francesco

 

 

 

 

Babbo Natale

Tradizionale figura di vecchio dalla barba bianca, noto anche come Santa Claus (abbreviazione di san Nicola), che la notte di Natale, dopo aver solcato il cielo su una slitta piena di regali trainata da renne, entra in ogni casa calandosi dal camino e deposita i giocattoli sotto l'albero di Natale o nelle calze di tutti i bambini buoni. Sebbene questa immagine familiare di Santa Claus si sia diffusa negli Stati Uniti nel XVII secolo e in Inghilterra solo verso la metà del XIX secolo, le sue radici affondano nell'antico folclore europeo e hanno influito notevolmente sulla celebrazione del Natale in tutto il mondo.

San Nicola era un vescovo dell'Asia minore vissuto nel IV secolo; nelle prime leggende cristiane si narrano alcune sue imprese, fra cui i salvataggi di marinai travolti da tempeste, la protezione dei bambini e la generosa distribuzione di regali ai poveri. Anche se molte delle storie su san Nicola sono di dubbia autenticità, la sua leggenda si è diffusa in tutta Europa e il suo ruolo di tradizionale portatore di doni è andato via via acquistando peso. La figura cristiana di san Nicola ha affiancato, sostituito o incorporato personaggi pagani quali la Befana romana e Berchta e Knecht Ruprecht, di origine germanica. Secondo la versione tedesca e olandese della leggenda, Nicola cavalcava per i cieli consegnando regali ed era talvolta accompagnato dall'elfo Schwarzer Peter, che aveva il compito di frustare i bambini cattivi.

La festa di san Nicola veniva originariamente celebrata il 6 dicembre ma, dopo la Riforma, i protestanti tedeschi vollero attribuire a Gesù Bambino il ruolo di portatore di doni e fecero così slittare la festa al 25 dicembre. Quando la tradizionale figura di Santa Claus si diffuse, venne perciò associata al Natale stesso. Nel 1969, per la scarsa documentazione sulla vita del santo, il papa Paolo VI ordinò di eliminare la festa di san Nicola dal calendario romano cattolico ufficiale.

Molti altri personaggi natalizi del folclore europeo, quali Père Noël in Francia, Julenisse in Scandinavia e Father Christmas in Inghilterra, sono legati a san Nicola. Ma fu la figura olandese, Sinter Klaas, portata dai coloni a Nieuwe Amsterdam (l'attuale New York), a ispirare la trasformazione americana del personaggio nella figura ereditata poi da gran parte del mondo occidentale: ogni anno, con l'avvicinarsi del Natale, i bambini scrivono letterine a Babbo Natale e gli lasciano sul davanzale cibo e bevande per uno spuntino. La moderna leggenda di Santa Claus echeggia ormai in ogni parte del mondo, diffusa dai cartelloni pubblicitari, dai biglietti d'auguri, dalle decorazioni e dai Babbi Natale assoldati dai grandi magazzini.

 

 

La leggenda dell'Agrifoglio

Un piccolo orfanello viveva presso alcuni pastori quando gli angeli araldi apparvero annunciando la lieta novella della nascita di Cristo. Sulla via di Betlemme, il bimbo intrecciò una corona di rami d'alloro per il neonato re. Ma quando la pose davanti a Gesù, la corona gli sembrò così indegna che il pastorello si vergognò del suo dono e cominciò a piangere. Allora Gesù Bambino toccò la corona, fece in modo che le sue foglie brillassero di un verde intenso e cambiò le lacrime dell'orfanello in bacche rosse.

 

Il bastoncino di zucchero

Perché i bastoncini di zucchero sono bianchi a strisce rosse? La tradizione vuole che fossero inventati da un dolciaio che aveva intenzione di creare un dolce che ricordasse Gesù alle persone. Ecco cosa rappresenta il bastoncino di zucchero: è fatto di caramello solido perché Gesù è la solida roccia su cui sono costruite le nostre vite. Al caramello diede la forma di una "J" per Jesus (Gesù in inglese), mentre per altri è la forma di un bastone da pastore, perché Gesù è il pastore degli uomini. I colori sono stati scelti anche per rappresentare l'importanza di Gesù: il bianco per la purezza e l'assenza di peccato in Gesù, e la larga striscia rossa rappresenta il sangue di Cristo versato per i peccati del mondo. Le tre strisce rosse sottili rappresentano le strisce lasciate dalle frustate del soldato romano.

 

La leggenda delle Campane di Natale

I pastori si affollarono a Betlemme mentre viaggiavano per incontrare il neonato re. Un piccolo bimbo cieco sedeva sul lato della strada maestra e, sentendo l'annuncio degli angeli, pregò i passanti di condurlo da Gesù Bambino. Nessuno aveva tempo per lui. Quando la folla fu passata e le strade tornarono silenziose, il bimbo udì in lontananza il lieve rintocco di una campana da bestiame, quindi pensò che forse quella mucca si trova proprio nella stalla dove era nato Gesù bambino. Seguì la campana fino alla stalla ove la mucca portò il bimbo cieco fino alla mangiatoia dove giaceva il neonato Gesù.

 

La leggenda del Pettirosso

Un piccolo uccellino marrone divideva la stalla a Betlemme con la Sacra famiglia. La notte, mentre la famiglia dormiva, notò che il fuoco si stava spegnendo. Così volò giù verso le braci e tenne il fuoco vivo con il movimento delle ali per tutta la notte, per tenere al caldo Gesù bambino. Al mattino, era stato premiato con un bel petto rosso brillante come simbolo del suo amore per il neonato re.

 

La leggenda delle Palle di Natale

A Betlemme c'era un artista di strada molto povero che non aveva nemmeno un dono per il Bambino Gesù così egli andò da Gesù e fece ciò che sapeva fare meglio, il giocoliere, e lo fece ridere. Questo è il perché ogni anno sull'albero di Natale appendiamo le Palle colorate - per ricordarci delle risate di Gesù Bambino.

 

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