Il Natale di S. Francesco

 

 

Cometa Hale Bop sul

 Santuario Francescano

Greggio

 

 

Natale nello Spirito Francescano



Siamo a Greccio, vicino Rieti, in una zona conosciuta oggi come la “Valle Santa”.
E’ la notte del
25 dicembre 1223.

San Francesco, con l’aiuto di un pio uomo della contrada, Giovanni Velita, desidera ardentemente rendere visibile l’evento destinato a cambiare le sorti dell’umanità: L’incarnazione del Verbo.


Il suo primo biografo, Tommaso da Celano, narra che il Poverello di Assisi:

“Al di sopra di tutte le altre solennità celebrava con ineffabile premura il Natale del Bambino Gesù, e chiamava festa delle feste il giorno in cui Dio, fatto piccolo infante, aveva succhiato ad un seno umano. Baciava con animo avido le immagini di quelle membra infantili, e la compassione del Bambino, riversandosi nel cuore, gli faceva anche balbettare parole di dolcezza alla maniera dei bambini. Questo nome era per lui dolce come un favo di miele in bocca”. (Tommaso da Celano – Vita prima).
Sempre il Celano, nella vita seconda, descrive la forte emozione che Francesco prova davanti al presepe da lui allestito a Greccio: “Spesso, quando voleva nominare Cristo Gesù infervorato di amore celeste lo chiamava «il Bambino di Betlemme», e quel nome «Betlemme» lo pronunciava riempiendosi la bocca di voce e ancor più di tenero affetto, producendo un suono come belato di pecora. E ogni volta che diceva «Bambino di Betlemme» o «Gesù», passava la lingua sulle labbra, quasi a gustare e trattenere tutta la dolcezza di quelle parole. (Tommaso da Celano – Vita seconda).

Gioia, dolcezza e stupore. Ecco il senso vero del Santo Natale. Oggi, purtroppo, si è smarrito proprio il senso dello stupore.

Che cosa saremmo noi se il Figlio di Dio non si fosse incarnato? Che valore avrebbe la nostra vita? Quale sarebbe il fine, lo scopo della nostra vita? Queste sono domande che dovremmo porre a noi stessi durante tutto il periodo natalizio e rifletterci sopra seriamente.

Proviamo tutti, come San Francesco d’Assisi, a metterci davanti al presepe con stupore, avvertendo pienamente la portata dell’evento che la Chiesa ci invita a celebrare.

Cerchiamo di non vivere il Natale solo attraverso pranzi, cene, feste e festicciole.
Dio è venuto ad abitare dentro di noi.

Disincantiamo il Natale, non fermiamoci ai regali, non fermiamoci a giocare solamente, ai fiori, ecc. Proviamo a vedere l'essenza, che cosa ci dice il cuore di Gesù nel Santo Natale e come noi battezzati recepiamo questa volontà di Dio manifestata in noi.

 


Felice Di Giandomenico

Terziario Francescano di Roma

 

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