I Miracoli “
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe; predicava
il Vangelo del regno e guariva ogni malattia e ogni infermità in mezzo al
popolo. La sua fama si sparse per tutta la Siria; e gli presentavano tutti
quelli che soffrivano di malattie di vario genere, afflitti da dolori,
indemoniati,lunatici, paralitici; e li guarì.” ( Mt 4,23,24) Trascrivere
tutti i miracoli
operati da Gesù nei tre anni di vita pubblica sarebbe un’ impresa immane; ne
riportiamo uno su tutti: Resurrezione
del figlio di una vedova Lc 7, 11-16.
E poco dopo avvenne che egli andasse ad una città chiamata Naim: e i suoi discepoli ed una gran folla andava con
lui. E quando fu vicino alla porta della città, ecco era portato al sepolcro
uno che era figlio unico di sua madre, e questa era vedova; e con lei v'era
molto popolo della città. E il Signore, vedutala. ne
ebbe compassione e le disse: «Non piangere!". E accostatesi toccò la
bara. I portatori si fermarono. Ed egli disse: “ Giovanetto, te lo dico io,
levati". E il morto si alzò a sedere e comincio a parlare. E lo rese
alla madre. E tutti, invasi da sbigottimento, glorificarono Dio esclamando:
"Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo
popolo". Da “ L’ Evangelo
come mi è stato rivelato” di M. Valtorta A Naim. Resurrezione del figlio di una vedova. Naim doveva avere una certa importanza ai tempi di Gesù. Non è
molto vasta, ma ben costruita, chiusa dentro la su cinta di mura, stesa su
una bassa e ridente collina, una propaggine del piccolo Hermon,
dominante dall'alto sulla pianura fertilissima che si spiega in direzione
nord-ovest. Vi si giunge,
venendo da Endor, dopo avere valicato un fiumicello
che certo è affluente del Giordano. Però da qui il Giordano non si vede più,
e neppure la sua valle, perché delle colline lo celano facendo un arco a
punto interrogativo verso est. Gesù vi si
dirige per una via maestra che congiunge le regioni del lago all'Ermon e ai suoi paesi. Dietro di Lui camminano molti
abitanti di Endor parlando fitto fitto fra di loro. La distanza che
separa il gruppo apostolico dalle mura è ormai molto breve: un duecento metri
al massimo. E, posto che la strada maestra va diretta ad immettersi per una
porta in città, e la porta è spalancata essendo giorno pieno, si può vedere
quanto avviene immediatamente al di là delle mura. È così che Gesù, che
parlava con gli apostoli e col nuovo convertito, vede venire, fra un grande
fracasso di piangenti e simili apparati orientali, un corteo funebre. «Andiamo a
vedere, Maestro? » dicono in molti. E già fra i cittadini di Endor molti si sono precipitati a vedere. « Andiamo pure »
dice Gesù condiscendente. « Oh! deve essere un fanciullo, perché vedi quanti fiori e
nastri sulla barella? “ dice Giuda di Keriot a
Giovanni. « Oppure sarà una
vergine » risponde Giovanni. « No, è certo
un giovinetto per i colori che vi hanno messo. E poi mancano i
mirti... » dice Bartolomeo. Il funerale
esce oltre le mura. Cosa sia sulla barella, tenuta
alta sulle spalle dei portatori, non è possibile vedere. Si intuisce il corpo
steso nelle sue bende e coperto dal lenzuolo solo per il rilievo che fa, e sì
comprende che è il corpo di uno che ha già raggiunto lo sviluppo completo
perché è lungo quanto la barella. Al suo fianco
una donna velata, sorretta da parenti o amiche, cammina piangendo. L'unico
pianto vero in tutta quella commedia di piagnone. E quando un sasso
incontrato da un portatore, una buca, un rialzo, fa imprimere una scossa alla
barella, la madre geme: «
Oh! no! Fate piano! Ha tanto sofferto il mio bambino! » e alza
una mano tremante ad accarezzare l'orlo della barella — dì più non può — e,
non potendo di più, bacia i veli ondeggianti e i nastri che il vento talora
sommuove e che sfiorano perciò la forma immobile. « È la madre » dice Pietro
compunto e con un luccicore di pianto nell'occhio arguto e buono. Ma non è il
solo che abbia il pianto agli occhi per quello
strazio. Lo Zelote, Andrea, Giovanni e persino il
sempre allegro Tommaso hanno negli occhi del luccicore. Tutti, tutti sono
commossi. Giuda Iscariota
mormora: “ Fossi io! Oh! povera
madre mia...“. Gesù, il cui
occhio è di una dolcezza intollerabile tanto è profonda, si dirige verso la
barella. La madre, che
singhiozza più forte perché il corteo sta per torcere verso il sepolcro già
aperto, lo scansa con violenza vedendo che Gesù fa per toccare la bara. Nel
suo delirio chissà cosa teme. Urla: « E’ mio! » e con occhi folli guarda
Gesù. « Lo so, madre.
E’ tuo ». « E’ il mio unico
figlio! Perché a lui la morte, a lui che era buono e caro, la gioia di me,
vedova? Perché? ». La folla delle piangenti aumenta il suo pagato pianto per
far coro alla madre che continua: « Perché lui e non io? Non è giusto
che chi ha generato veda perire il suo seme. Il seme deve vivere perché
altrimenti, perché altrimenti a che serve che queste viscere si squarcino per
dare alla luce un uomo? » e si percuote sul ventre, feroce e disperata. « Non fare così! Non
piangere, madre ». Gesù le prende le mani in una stretta potente e le tiene
con la sua sinistra mentre con la destra tocca la bara dicendo ai portatori:
« Fermatevi e posate a terra la barella ». I portatori
ubbidiscono abbassando il lettuccio, che resta appoggiato sui suoi quattro
piedi al suolo. Gesù afferra il
lenzuolo che copre il morto e lo getta indietro scoprendo la salma. La madre grida
il suo dolore con il nome del figlio, credo:«
Daniele! ». Gesù, sempre tenendo le mani materne nella sua, si raddrizza,
imponente nel suo fulgore di sguardi, col suo viso dei miracoli più potenti,
e abbassando la destra ordina con tutta la forza della voce:«
Giovinetto! Io te lo dico: sorgi! ». Il morto, così
come è, fra le fasce, si leva a sedere sulla barella e chiama: « Mamma! ». La
chiama con la voce balbettante e spaurita dì un
piccolo terrorizzato. « E’ tuo,
donna. Io te lo rendo in nome di Dio. Aiutalo a liberarsi dal sudario. E
siate felici ».E Gesù fa per ritirarsi. Ma sì! La folla lo inchioda alla bara
su cui si è rovesciata la madre, che annaspa fra le bende per fare presto,
presto, presto, mentre il lamento infantile, implorante, si ripete: « Mamma! Mamma! ». Il sudario è
slegato, slegate le bende, e madre e figlio si possono abbracciare, e lo
fanno senza tenere conto dei balsami che appiccicano e che poi la madre leva
dal caro viso, dalle care mani con le stesse bende, e poi, non avendo con che
rivestirlo, la madre si leva il mantello e ve lo avvolge, e tutto serve ad
accarezzarlo... Gesù la
guarda…guarda questo gruppo di amore, stretto sulle sponde del lettuccio non
più funebre, e piange. Lo vede Giuda
Iscariota, questo pianto, e chiede: « Perché piangi, Signore? ». Gesù volge il
volto verso di lui e dice: « Penso a mia Madre... ». Il breve
colloquio richiama la donna al suo Benefattore. Prende per mano il figlio e
lo sorregge, perché è come uno che abbia un resto di torpore nelle membra, e
si inginocchia dicendo: «
Anche tu, figlio mio. Benedici questo Santo che ti ha reso alla
vita e a tua madre» e
si china a baciare la veste di Gesù, mentre la folla osanna a Dio e al suo
Messia, ormai conosciuto per quello che è perché gli apostoli e i cittadini
di Endor si sono presi l'incarico di dire chi è
Colui che ha operato il miracolo. E tutta la
folla ormai esclama: « Sia benedetto il Dio di Israele. Benedetto il Messia,
il suo Inviato! Benedetto Gesù, Figlio di Davide! Un grande Profeta è sorto
fra noi! Dio ha veramente visitato il suo popolo! Alleluia! Alleluia! ». Finalmente Gesù
può sgusciare dalla stretta e penetrare in città. La folla lo segue e lo
insegue, esigente nel suo amore. Accorre un uomo
e saluta profondamente. « Ti prego sostare nel mio tetto »
. « Non posso. La
Pasqua mi vieta ogni sosta oltre quelle stabilite ». « Fra poche ore è il
tramonto ed è venerdì... ». « Appunto che
devo prima del tramonto avere raggiuntola mia tappa. Ti ringrazio lo stesso.
Ma non mi trattenere ». « Ma io sono il
sinagogo ». « E con ciò
vuoi dire che ne hai il diritto. Uomo, bastava che Io tardassi un'ora che
quella madre non avrebbe riavuto il figlio. Io vado dove altri infelici mi
attendono. Non ritardare per egoismo la loro gioia. Verrò, di certo, un'altra
volta e starò con te, in Naim. più
giorni. Ora lasciami andare », L'uomo non
insiste più. Dice solo: " E detto. Ti attendo ". « Sì. La pace
sia con te e con i cittadini di Naim. Anche a voi
di Endor pace e benedizione. Tornate alle case. Dio
vi ha parlato attraverso i! miracolo. Fate che in voi avvengano, per forza
d'amore, tante risurrezioni al Bene per quanti sono i cuori ». Un ultimo coro
di osanna. Poi la folla lascia andare Gesù, che traversa diagonalmente la
città ed esce verso la campagna, verso Esdrelon. |
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