Un
pugnetto di cenere e di terra scura passata al fuoco dei forni crematori di
Auschwitz: è ciò che oggi rimane di S. Teresa Benedetta della Croce, al
secolo Edith Stein; ma in maniera simbolica, perché di lei effettivamente non
c’è più nulla. Un ricordo di tutti quegli innocenti sterminati, e furono
milioni, nei lager nazisti. Questo piccolo pugno di polvere si trova sotto il
pavimento della chiesa parrocchiale di San Michele, a nord di Breslavia, oggi
Wroclaw, a pochi passi da quel grigio palazzetto anonimo, in ulica (via) San
Michele 38, che fu per tanti anni la casa della
famiglia Stein. I luoghi della tormentata giovinezza di
Edith, del suo dolore e del suo distacco.
Sulla parete chiara della chiesa, ricostruita dopo la guerra e affidata ai
salesiani, c’è un arco in cui vi è inciso il suo
nome. Nella cappella, all’inizio della navata sinistra, si alzano due blocchi
di marmo bianco: uno ha la forma di un grande libro aperto, a simboleggiare i
suoi studi di filosofia; l’altro riproduce un grosso numero di fogli
ammucchiati l’uno sopra l’altro, a ricordare i suoi scritti, la sua
produzione teologica. Ma cosa resta veramente della
religiosa carmelitana morta ad Auschwitz in una camera a gas nell’agosto del
1942?
Certamente, ben più di un simbolico pugnetto di polvere o
di un ricordo inciso nel marmo. Dopo la fine della seconda guerra
mondiale, la sua vicenda è balzata via via all’attenzione della comunità
internazionale, rivelando la sua grande statura, non solo filosofica ma anche
religiosa, e il suo originale cammino di santità: era stata una filosofa
della scuola fenomenologica di Husserl, una femminista ante
litteram, teologa e mistica, autrice di opere di profonda
spiritualità, ebrea e agnostica, monaca e martire; “una personalità – ha
detto di lei Giovanni Paolo II – che porta nella sua intensa vita una sintesi
drammatica del nostro secolo”.
Elevata all’onore degli altari l’11 ottobre 1998, la sua santità non può
comprendersi se non alla luce di Maria, modello di ogni anima consacrata,
suscitatrice e plasmatrice dei più grandi santi nella storia della Chiesa.
Beatificata in maggio (del 1987), dichiarata santa in ottobre, entrambi mesi
di Maria: si è trattato soltanto di una felice quanto fortuita coincidenza?
C’è in realtà un “filo mariano” che si dipana in tutta l’esperienza umana e
spirituale di questa martire carmelitana. A cominciare da
una data precisa, il 1917. In
Italia è l’anno della disfatta di Caporetto, in Russia della rivoluzione
bolscevica. Per Edith il 1917 è invece l’anno chiave
del suo processo di conversione. L’anno del passo lento di Dio. Mentre lei,
ebrea agnostica e intellettuale in crisi, brancola nel buio, non risolvendosi
ancora a “decidere per Dio”, a molti chilometri dall’università di Friburgo
dov’è assistente alla cattedra di Husserl, nella Città Eterna, il francescano
polacco Massimiliano Kolbe con un manipolo di confratelli fondava la Milizia
dell’Immacolata, un movimento spirituale che nel suo forte impulso
missionario, sotto il vessillo di Maria, avrebbe raggiunto negli anni a
venire il mondo intero per consacrare all’Immacolata il maggior numero
possibile di anime. Del resto – e come dimenticarlo? – quello stesso 1917 è
pure l’anno delle apparizioni della Madonna ai pastorelli di
Fatima. Un filo mariano intreccia misteriosamente le vite dei singoli esseri
umani stendendo la sua trama segreta sul mondo.
Decisiva per la conversione della Stein al cattolicesimo fu la vita di santa Teresa
d’Avila letta
in una notte d’estate. Era il 1921, Edith era sola nella casa di campagna di
alcuni amici, i coniugi Conrad-Martius, che si erano assentati brevemente
lasciandole le chiavi della biblioteca. Era già notte inoltrata, ma lei non
riusciva a dormire. Racconta: "Presi casualmente un
libro dalla biblioteca; portava il titolo "Vita di santa Teresa narrata
da lei stessa". Cominciai a leggere e non potei più lasciarlo
finché non ebbi finito. Quando lo richiusi, mi
dissi: questa è la verità". Aveva cercato a lungo la verità e l’aveva
trovata nel mistero della Croce; aveva scoperto che la verità non è un’idea,
un concetto, ma una persona, anzi la Persona per eccellenza. Così la giovane
filosofa ebrea, la brillante assistente di Husserl, nel gennaio del 1922
riceveva il Battesimo nella Chiesa cattolica.
Edith poi, una volta convertita al cattolicesimo, è attratta fin da subito dal Carmelo, un Ordine contemplativo sorto nel XII secolo
in Palestina, vero “giardino” di vita cristiana (la parola karmel significa
difatti “giardino”) tutto orientato verso la devozione specifica a Maria,
come segno di obbedienza assoluta a Dio. Particolare non trascurabile –
un’altra coincidenza? – il giorno in cui la Stein ottiene la risposta di
accettazione da parte del convento di Lindenthal, per cui aveva tanto
trepidato nel timore di essere rifiutata, è il 16 luglio del 1933, solennità
della Regina del Carmelo. Così Edith offrirà a lei,
alla Mamma Celeste, quale omaggio al suo provvidenziale intervento, i grandi
mazzi di rose che riceve dai colleghi insegnanti e dalle sue allieve del
collegio “Marianum” il giorno della partenza per l’agognato Carmelo di
Colonia.
Il 21 aprile 1938 suor Teresa Benedetta della Croce emette la professione
perpetua. Fino al 1938 gli ebrei potevano ancora espatriare, in America
perlopiù o in Palestina, poi invece – dopo l’incendio di tutte le sinagoghe
nelle città tedesche nella notte fra il 9 e il 10 novembre, passata alla
storia come "la notte dei cristalli" – occorrevano inviti,
permessi, tutte le carte in regola; era molto difficile andare via. In
Germania era già cominciata la caccia aperta al giudeo.
La presenza di Edith al Carmelo di Colonia rappresenta
un pericolo per l’intera comunità: nei libri della famigerata polizia
hitleriana, infatti, suor Teresa Benedetta è registrata come "non
ariana". Le sue superiori decidono allora di
farla espatriare in Olanda, a Echt, dove le carmelitane hanno un convento.
Prima di lasciare precipitosamente la Germania, il 31 dicembre del 1938, nel
cuore della notte, suor Teresa chiede di fermarsi qualche minuto nella chiesa
“Maria della Pace”, per inginocchiarsi ai piedi della Vergine e domandare la
sua materna protezione nell’avventurosa fuga verso il
Carmelo di Echt. “Ella – aveva detto – può formare a propria immagine
coloro che le appartengono”. “E chi sta sotto la protezione di Maria – lei concludeva –, è ben custodito.”
L’anno 1942 segnò l’inizio delle deportazioni di massa verso l’est, attuate
in modo sistematico per dare compimento a quella che era stata definita come la Endlösung, ovvero la "soluzione finale" del
problema ebraico. Neppure l’Olanda è più sicura per Edith. Il pomeriggio del
2 agosto due agenti della Gestapo bussarono al portone del
Carmelo di Echt per prelevare suor Stein insieme alla sorella Rosa.
Destinazione: il campo di smistamento di Westerbork, nel nord dell’Olanda. Da
qui, il 7 agosto venne trasferita con altri
prigionieri nel campo di sterminio di Auschwitz- Birkenau. Il 9 agosto, con
gli altri deportati, fra cui anche la sorella Rosa, varcò la soglia della
camera a gas, suggellando la propria vita col martirio: non aveva ancora
compiuto cinquantuno anni.
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