SANTO  E MARTIRE DELLA CARITA’

 

 

Massimiliano Maria Kolbe, all'anagrafe Raimondo, nacque l'8 gennaio 1894 a Zdunska-Wola, non molto lontano da Lòdz al centro dell'attuale Polonia, allora in territorio dominato dagli zar di Russia.  Era il secondo figlio di Giulio e Maria Dabrowska: essi erano antrambi Terziari Francescani e lavoravano come tessitori. Quando Raimondo aveva circa dieci anni, avvenne l'episodio più straordinario della sua infanzia...Fu una tenera apparizione della Madonna, che non avrebbe più dimenticato. Sua madre rivelò tale evento ai confratelli di suo figlio, dopo la sua morte. La sua lettera è datata: 12 ottobre 1941

"[...] Tremante per l'emozione e con le lacrime agli occhi mi disse: «[...] Mi è apparsa la Madonna, tenendo nelle mani due corone: una bianca, e l'altra rossa. Mi guardava con affetto e mi chiese se avessi voluto quelle due corone. La bianca significava che avrei perseverato nella purezza, e la rossa che sarei stato un martire. Risposi che le accettavo....Allora la Madonna mi guardò dolcemente e scomparve.» Il mutamento straordinario avvenuto nel ragazzo, per me attestava la verità della cosa. Ne era sempre compreso e, in ogni occasione, accennava col viso raggiante alla sua desiderata morte di martire. E quindi io ero preparata, come la Madonna dopo la profezia di Simeone."

29 giugno 1902, Raimondo riceve la Prima Comunione a Pabianice, dove si è trasferita la sua famiglia. Nel 1907, Padre Pellegrino Haczela, OFMConv, durante la sua missione a Pabianice, annunciò dal pulpito la prossima apertura di un nuovo seminario a Lwòv.

Raimondo e suo fratello Francesco, sotto l'influenza della sua predicazione, gli chiesero come entrare nell'Ordine dei Frati Minori Conventuali. Lwòv era in territorio austro-ungarico, quindi essi dovettero raggiungere il convento attraversando clandestinamente la frontiera.
Dopo tre anni, per Raimondo e Francesco giunse il momento di un impegno più serio: l'anno di noviziato.
Il
4 settembre 1910, nonostante le incertezze sulla propria vocazione, Raimondo indossò il saio francescano e cambiò il proprio nome in Massimiliano. Francesco lasciò l'Ordine nel 1919, mentre il loro fratello minore Giuseppe divenne "Padre Alfonso, OFMConv".l

Il 28 ottobre 1912, Frate Massimiliano partì per Roma, dove rimase sette anni presso il Collegio Serafico Internazionale di via San Teodoro. Il primo novembre 1914, dopo tre anni di voti temporanei, Frate Massimiliano emise la professione solenne. Aggiunse "Maria" al proprio nome religioso, esprimendo in tal modo la nota caratteristica della sua spiritualità. Studiò filosofia per tre anni, laureandosi il 22 novembre 1915, presso la Pontificia Università Gregoriana.

In seguito, continuò i suoi studi nella Pontificia Facoltà Teologica. Divenne sacerdote il 28 aprile del 1918, nella Chiesa di S.Andrea della Valle. Il giorno seguente, disse la sua prima Messa nella Chiesa di S.Andrea delle Fratte dove, nel 1842, la Vergine era apparsa ed aveva miracolosamente convertito l'ebreo Alfonso Ratisbonne.

Tale miracolo rappresentava un'ulteriore prova dell'efficacia della Medaglia Miracolosa, che Alfonso Ratisbonne indossava quasi per caso. Frate Massimiliano si sentì ispirato a fondare la Militia Immaculatae, il Movimento dei Cavalieri dell'immacolata, e ad adottare la stessa Medaglia Miracolosa come scudo ed emblema dei suoi Cavalieri

In quel periodo, era in corso una fervente attività anticattolica, in cui primeggiavano i Massoni, ed essi si accanivano specialmente contro Roma, il centro della Cristianità e la Sede del Vicario di Cristo. Frate Massimiliano si rese conto che c'era bisogno di un rinnovamento spirituale e s'incaricò di conquistare il mondo per l'Immacolata. Come francescano, andò alla sorgente dell'ideale di San Francesco. Di certo, l'educazione ricevuta nell'Ordine francescano, noto per l'appassionata difesa del dogma dell'Immacolata Concezione, ebbe una forte influenza sullo sviluppo del suo apostolato mariano. Per lui, come per San Francesco, la vocazione francescana significava diffondere Cristo in tutte le classi sociali, e non solo una vita di santificazione personale, vissuta fra le mura di un convento.
Nel 1917, giocando a pallone, Frate Massimiliano soffrì di una grave emorragia, che fece diagnosticare la tubercolosi.

Nello stesso anno, la Vergine affidò a tre pastorelli di Fatima una missione che era, e lo è tuttora, lo scopo della Milizia dell'Immacolata. La Madonna chiese amore, riparazione e consacrazione al Suo Cuore Immacolato.
La sera del 16 ottobre, alla vigilia della festività di S.Margherita Maria Alacoque, Frate Massimliano fondò la Milizia dell'Immacolata (M.I.) con altri sei studenti del seminario.
I sei co-fondatori erano: Padre Giuseppe Pal, rumeno, Padre Quirico Pignalberi, della provincia di Roma, Padre Antonio Glowinski, rumeno, Frate Antonio Mansi e Frate Enrico Granata, entrambi della provincia di Napoli, Frate Girolamo Biasi, della provincia di Padova

Dopo quella sera, il silenzio cadde sulla M.I.: i sette frati attendevano l'approvazione dei superiori ed inoltre, un anno denso di difficoltà non consentì lo sviluppo del loro apostolato. Nell'ottobre del 1918, dopo la morte di Padre Glowinski e di Frate Mansi, ci fu un improvviso risveglio, e la M.I. cominciò ad accogliere fra le sue fila numerosi studenti del seminario. Il commento di Frate Massimiliano fu: "Questi due confratelli devono aver lavorato duramente per la M.I. in paradiso, dato che dopo la loro morte tutte le difficoltà sono svanite...".
Il
28 marzo 1919, Papa Benedetto XV acconsentì a benedire verbalmente la M.I. e, il 4 aprile, Padre Domenico Tavani, Vicario Generale dell'Ordine, scrisse la propria benedizione, esprimendo anche il desiderio che la Milizia si propagasse fra gli altri giovani francescani

Il 22 luglio 1919, Padre Massimiliano conseguì la laurea in Teologia e partì per la Polonia il giorno seguente. Era stato assegnato al Seminario Francescano di Cracovia, per insegnarvi storia della Chiesa, a partire da ottobre.
Ansioso di diffondere la M.I. anche in Polonia, come aveva già fatto a Roma, Padre Kolbe chiese l'approvazione dei suoi superiori. Il Ministro Provinciale gliela concesse subito, benedicendo l'iniziativa, e, il 20 dicembre, il vescovo Adam Stephen Sapieha approvò il programma della Milizia, raccomandandone la diffusione ed autorizzando la stampa dello Statuto in lingua polacca

Dall'undici agosto 1920 sino al 28 aprile 1921, Padre Massimiliano rimase nell'Ospedale Climatico di Zakopane, in cui era degente a causa della tubercolosi, ma anche cappellano! Dal 4 maggio fino al 2 novembre 1921, trascorse la convalescenza nel convento di Nieszawa.
Nel gennaio 1922, la Milizia venne approvata come "Pia Unione della Milizia di Maria Immacolata" dal Cardinale Basilio Pompilii, Vicario Generale dell'Arcidiocesi di Roma

 

Contemporaneamente, Padre Massimiliano pubblicò il primo numero della rivista mensile "Rycerz Niepokalanej", Il Cavaliere dell'Immacolata, stampandone 5.000 copie. Il 20 ottobre, P.Kolbe fu trasferito nel convento di Grodno, dove continuò la sua attività di editore del "Cavaliere" e cominciò a stampare con l'ausilio di due confratelli. Il numero degli abbonati crebbe sensibilmente, così come la qualità della rivista e l'attrezzatura tipografica, che necessitava un numero sempre maggiore di locali. Nel 1926 i medici prescrissero a P.Kolbe un altro soggiorno a Zakopane, dovuto all'aggravarsi del suo stato di salute, sempre minato dalla tubercolosi. Il 18 settembre egli partì per Zakopane ed i superiori elessero come suo successore il fratello Padre Alfonso Kolbe, che lo sostituì più che degnamente durante la sua malattia

 

Il 18 aprile 1927, P.Massimiliano lasciò l'ospedale di Zakopane e tornò a Grodno, dove gli sforzi di suo fratello erano stati coronati dal massimo successo: nel convento non c'era più un angolo libero.

Le macchine avevano occupato la cucina ed il refettorio, mentre i corridoi erano invasi da risme di carta e pile di riviste. I membri polacchi della M.I. erano ben 126.000 ed il "Cavaliere dell'Immacolata" aveva una diffusione mensile di 60.000 copie. In giugno, P.Massimiliano e P.Alfonso si incontrarono con il signor Srzednicki, amministratore capo del principe John Drucki-Lubecki, proprietario terriero, che possedeva una vasta area a Teresin, vicino Varsavia. Era situata al centro della Polonia, vicino alle principali linee ferroviarie: luogo ideale per un nuovo convento e per un complesso editoriale.

P.Massimiliano non poteva accettare la donazione di un lotto di terra senza il permesso dei suoi superiori. Fra il 19 ed il 21 luglio, si tenne un Capitolo Provinciale a Cracovia, ed il caso fu discusso.
Il 6 agosto, P.Massimiliano benedì una statua dell'Immacolata nel luogo dove sarebbe sorto il convento e, il 1° ottobre, il principe Drucki-Lubecki firmò l'atto di donazione.
Il
21 novembre 1927, P.Massimiliano, già nominato superiore dell'istituto religioso che stava per essere eretto, si trasferì con P.Alfonso ed altri confratelli a Teresin, per fondare Niepokalanòw, la "Città dell'Immacolata", che fu benedetta dal Ministro Provinciale, P.Cornelius Czupryk, il 7 dicembre. La nuova comunità religiosa consisteva di due preti e diciotto frati.
Quando fu gli fu chiesto il suo parere sulle dimensioni del cimitero da costruire a Niepokalanòw, egli rispose: "Sono del parere che non ci sia bisogno di un'area troppo vasta di terreno per il cimitero, perchè la maggior parte delle ossa dei suoi abitanti riposerà nelle più svariate regioni della terra".

Nel 1929, fu annunciata l'apertura di un seminario, per coloro che desideravano consacrarsi al ministero sacerdotale in qualità di missionari in patria e all'estero, nell'Ordine dei Frati Minori Conventuali.
Le richieste furono tanto numerose da rendere necessaria la fondazione di un altro seminario, distinto dall'Istituto di formazione dei frati. Nell'arco di due anni, furono fondati anche due noviziati: uno per i frati ed uno per gli aspiranti al sacerdozio.
Quando il Ministro Generale dell'Ordine visitò Niepokalanòw nel 1936, ne ammirò: "il vero spirito francescano, una fervente devozione verso l'Immacolata, tanto zelo, l'enorme povertà e l'estrema semplicità. Fra i confratelli c'era un intenso spirito di carità. Vi regnava un'immensa armonia, e sui loro volti si notava una gioia serena e francescana".

Durante il Pontificato di Pio XI, detto "il Papa delle Missioni", il Ministro Generale dell'Ordine Francescano Conventuale invitò i frati a dedicarsi ad opere missionarie, secondo lo spirito della Regola Francescana. Il 25 gennaio 1930, P.Massimiliano s'incontrò a Roma con il Ministro Generale, presentò il suo progetto di una nuova Niepokalanòw fra i non credenti, e fu autorizzato a partire in cerca di un luogo adatto allo scopo. Egli riponeva illimitata fiducia nella "Comunione dei Santi", quindi nella solidarietà di tutti i "Militi", sia vivi che deceduti.

Prima di tornare in Polonia, affidò la sua opera all'intercessione di tre dei "primi sette". Nel cimitero romano di Verano, visitò la tomba di P.Antonio Mansi, poi la tomba di P.Girolamo Biasi a Camposampiero, vicino Padova, e la tomba di P.Antonio Glowinski ad Assisi.
Il suo pellegrinaggio continuò a Torino, per S.Giuseppe Cottolengo e S.Giovanni Bosco, e poi nei santuari mariani che avevano ispirato l'attività della M.I.: Lourdes e Parigi, in Rue du Bac, dove S.Caterina Labourè aveva ricevuto la Medaglia Miracolosa dall'Immacolata.
Il 1° febbraio, si trovava a Lisieux, in visita al santuario ed al convento di S.Teresa del Bambino Gesù, patrona delle missioni

Il 26 febbraio, P.Massimiliano partì per il Giappone, insieme a quattro confratelli: Zeno Zebrowski, Hilary Lysakowski, Sigmund Krol, e Severin Dagis. Lasciò due di loro a Shangai, nella speranza di fondare un'altra Città dell'Immacolata, e proseguì con gli altri due verso il Giappone. Il 24 aprile, giunsero a Nagasaki: la modesta casetta che fu il loro primo rifugio, fu soprannominata da P.Massimiliano "La Grodno giapponese". Un mese dopo il loro arrivo, fu pubblicato il primo numero del "Cavaliere giapponese", Seibo no Kishi, con una tiratura di 10.000 copie.

Il 12 giugno, tornò in Polonia per partecipare al Capitolo Provinciale: doveva informare il nuovo Ministro Generale sul lavoro svolto e da svolgersi in Giappone, e per ottenere dalla Provincia francescana polacca un maggiore aiuto religioso e, se possibile, anche finanziario. Il Capitolo Provinciale ed il Ministro Generale diedero la loro approvazione e, il 25 agosto, P.Massimiliano tornò a Nagasaki

Suo fratello, P.Alfonso Kolbe, che era stato nominato guardiano di Niepokalanòw ed editore del Cavaliere, morì prematuramente il 3 dicembre, stroncato dalla broncopolmonite, e lasciò un vuoto incommensurabile.Egli era stato il fedele interprete ed esecutore della volontà di suo fratello, nel conservare sempre lo spirito francescano di povertà a Niepokalanòw.

Il 4 marzo 1931, P.Massimiliano acquistò un economico terreno nel povero quartiere di Hongochi alle falde del Monte Hikosan e, il 16 maggio, si trasferì con i confratelli nel nuovo convento, Mugenzai no Sono, il "Giardino dell'Immacolata".
Esso avrebbe goduto della sua speciale protezione anche dal paradiso; infatti fu risparmiato dalla fatale esplosione della bomba atomica. Sul punto più alto delle costruzioni, fu innalzata una grande statua dell'Immacolata, che di notte era illuminata da una corona di lampade: era ben visibile nel quartiere ed attirò molti pagani verso Mugenzai No Sono.

Nel 1932, all'inizio di giugno, P.Massimiliano salpò da Nagasaki ed arrivò in India alla fine del mese, sperando di riuscire a fondare un'altra Città dell'Immacolata. In principio, la sua iniziativa fu coronata dal successo, ma ben presto sorsero difficoltà di ogni tipo, per cui fu impossibile fondare la Niepokalanòw Indiana sia prima che durante la Seconda Guerra Mondiale. I problemi continuarono anche dopo la guerra, a causa della nuova classe politica indiana. Il 10 maggio 1981, il sogno di P.Massimiliano divenne finalmente realtà, con il nome "Nirmalaram" (il Giardino dell'Immacolata).

L'otto aprile del 1933, tornò in Polonia via mare, sul transatlantico "Conte Rosso", per incontrare i confratelli missionari a Shangai e per fermarsi in Italia. A Roma, lucrò l'indulgenza del Giubileo della Redenzione,e fornì al Ministro Generale una dettagliata descrizione di "Mugenzai No Sono".
A luglio, durante il Capitolo Provinciale di Cracovia, furono eletti il nuovo Ministro Provinciale ed altri superiori: l'ex-Ministro Provinciale, P. Cornelius Czupryk, fu eletto superiore della missione giapponese, e P.Massimiliano fu confermato editore del "Cavaliere giapponese" e nominato Direttore Generale della M.I., con l'incarico di diffonderne l'apostolato in tutto il mondo. I due frati partirono da Venezia con il "Conte Rosso" e sbarcarono a Nagasaki il 4 ottobre.

Essendo stato incaricato di promuovere la diffusione della M.I. in tutto il mondo, P.Massimiliano lavorò instancabilmente per organizzare la Milizia e pensò anche di introdurla nell'apostolato del suo Ordine. Nel 1935, sottopose dapprima al Ministro Provinciale, e poi al Ministro Generale, la proposta di consacrare l'intero Ordina all'Immacolata, chiedendo che tale mozione venisse presentata e discussa nel Capitolo Generale che si sarebbe tenuto a Roma nel 1936.
Il
26 maggio, 1936, Padre Massimiliano lasciò il Giappone a bordo della nave italiana "Victoria", per partecipare al Capitolo Provinciale di Cracovia, Il 16 luglio, i suoi superiori lo elessero guardiano di Niepokalanòw.
Il motivo di tale incarico fu il suo precario stato di salute, peggiorato dal clima caldo e umido del Giappone e nuovamente minato dalla tubercolosi

L'otto dicembre, l'Ordine Francescano Conventuale si consacrò a Maria Immacolata. Il Capitolo Generale aveva approvato la proposta di Padre Massimiliano ed aveva decretato la consacrazione, stabilendo che essa fosse rinnovata ogni anno nel giorno dell'Immacolata Concezione.
L'otto dicembre 1937, per il decimo anniversario della fondazione della Città di Maria, P.Massimiliano ottenne il permesso di rivolgersi alla nazione polacca tramite la radio nazionale, e descrisse la storia e le attività della M.I. e di Niepokalanòw. Il suo discorso commemorativo riscosse numerosi consensi, per cui egli fu invitato a parlare di nuovo il
2 febbraio 1938.

Con il passare degli anni, la produzione editoriale di Niepokalanòw crebbe in modo sorprendente, sia nel numero degli abbonati, che nel numero di pubblicazioni:

-1- "Il Cavaliere dell'Immacolata" (Rycerz Niepokalanej), il mensile illustrato, del cui primo numero erano state stampate 5.000 copie nel 1922, e che nel 1927 aveva una tiratura di circa 60.000 copie, aveva raggiunto le 705.000 copie con l'edizione ordinaria ed il milione di copie con le edizioni straordinarie.


-2- "Il Cavalierino dell'Immacolata" (Rycerzyk Niepokalanej) fondato nel 1933, era un mensile illustrato per i giovani.
-3- "L'Informatore della M.I." (Informator Rycerstwa) fondato nel 1935, per i gruppi mariani.
-4- "Il piccolo Cavalierino dell'Immacolata" (Maly Rycerzyk Niepokalanej) fondato nel 1938, era un mensile illustrato per bambini.
-5- "Il Piccolo Giornale" (Maly Dziennik), fondato nel 1935, era un quotidiano cattolico d'attualità.
-6- "Miles Immaculatae", fondato nel 1938, era un trimestrale di propaganda in latino per i preti fuori Polonia.
-7- "Bollettino Missionario" (Biuletyn Misyjny Niepokalanowa Japonskiego), fondato nel 1939, era un mensile.
-8- "L'Eco di Niepokalanòw" (Echo Niepokalanowa), era un mensile di informazione per gli stessi religiosi di Niepokalanòw.

 

A tale elenco bisogna aggiungere gli innumerevoli fascicoli, opuscoli, volumi agiografici, educativi, pastorali ed ascetici.

 

Un giorno, un canonico polacco visitò Niepokalanòw e, trovandosi dinanzi all'imponente e costosissima rotativa, chiese ironicamente a P.Massimiliano: "Se vivesse adesso, che direbbe san Francesco vedendo queste costosissime macchine?".
P.Massimiliano gli rispose con la massima tranquillità: "Rimboccherebbe le maniche della sua tonaca, farebbe andare a tutta velocità le macchine, lavorerebbe come lavorano questi buoni fratelli in maniera così moderna, per diffondere la gloria di Dio e dell'Immacolata!".
Niepokalanòw divenne oggetto di opposizione, boicottamenti ed attacchi, poiché aveva all'esterno nemici di ogni genere: settari, Massoni, anti-cattolici ed anti-clericali

 

 

La loro aggressività si intensificò particolarmente quando fu pubblicato il quotidiano "Il Piccolo Giornale". Aveva contenuti cattolici, quindi accrebbe le ire degli avversari, ed il suo prezzo era estremamente basso, per cui suscitò l'invidia dei direttori degli altri quotidiani.
P.Massimiliano riteneva che un mezzo potente come la radio avrebbe potuto essere usata per condurre un maggior numero di anime a Maria, invece che per diffondere soltanto il male. Il giorno
8 dicembre 1938, Festa dell'Immacolata, i frati inaugurarono la stazione radio SP 3 RN (Stazione Polacca 3 Radio Niepokalanòw), disponendo solo di un'autorizzazione orale del Governo. Dopo poche trasmissioni, essi dovettero sospendere ogni attività, a causa dell'opposizione dei loro nemici, che temevano il successo della loro stazione radio.
Radio Niepokalanòw non riuscì ad ottenere l'autorizzazione scritta, e poté solo trasmettere un notiziario per un'ora alla settimana, mediante la stazione del governo. P.Massimiliano non si arrese, e continuò a richiedere tale permesso, ma lo scoppio della guerra pose fine a tutto.

 

Il 1° settembre 1939, i nazisti invasero la Polonia, cogliendo l'opera di Niepokalanòw nel suo massimo sviluppo ed imponendo l'immediata dispersione della numerosa comunità religiosa e la sospensione di ogni attività editoriale. Anzi, al sopraggiungere delle armate tedesche, il 19 settembre una quarantina di frati, compreso padre Massimiliano, furono internati in un campo di concentramento. Rilasciati tre mesi più tardi essi tornarono a Niepokalanòw per organizzare un'intensa opera di assistenza alla popolazione circostante ed a migliaia di profughi accolti caritatevolmente, senza alcuna discriminazione, ed ospitati nel recinto del convento.

Di conseguenza, le autorità naziste divennero più sospettose ed aumentarono la sorveglianza su Niepokalanòw. Il 21 novembre 1940, P.Kolbe ottenne il permesso di pubblicare un numero del "Cavaliere dell'Immacolata", con una tiratura di 120.000 copie e la data "dicembre 1940 - gennaio 1941".

Arrestato nuovamente la mattina del l7 febbraio 1941, padre Massimiliano venne rinchiuso prima nel carcere Pawiak di Varsavia e poi, il 28 maggio, fu deportato nel campo di concentramento di Oswiecim (Auschwitz), dove venne destinato ai lavori forzati, con il numero 16670. Il 15 giugno, scrisse la sua ultima lettera, e la scrisse a sua madre: "Cara Mamma, verso la fine del mese di maggio sono giunto con un convoglio ferroviario nel campo di concentramento di Auschwitz."

"Per me, va tutto bene. Amata mamma, sta tranquilla per me e per la mia salute, perché il buon Dio c'è in ogni luogo e con grande amore pensa a tutti e a tutto. Sarebbe bene non scrivermi prima che io ti mandi un'altra lettera, perché non so quanto tempo rimarrò qui. Con cordiali saluti e baci. Raimondo Kolbe". Fra il 28 luglio ed il 1° agosto, il comandante Fritsch condannò dieci prigionieri del Blocco 14 a morire di fame in buio sotterraneo (bunker), a causa della fuga di un altro prigioniero del medesimo blocco.

Di fronte a Francis Gajowniczek, uno sconosciuto compagno di prigionia che piangeva pensando ai figli che avrebbe lasciato orfani, padre Kolbe chiese di poterne prendere il posto per restituire quest'uomo all'affetto della sua famiglia. Niepokalanòw? La M.I.? Il loro futuro? In queste attività egli si era sentito sempre solo uno strumento dell’Immacolata. Esse appartengono unicamente a Lei. L’Immacolata provvederà...
L'offerta di P.Kolbe venne accettata ed i condannati furono rinchiusi nel seminterrato, cioè nel "bunker", del Blocco numero 13.

Dalla testimonianza di Francesco Gajowniczek: "Conobbi personalmente padre Kolbe soltanto nell'estate del 1941, il giorno che offrì la sua vita per me.[...] Il Lagerfuhrer Fritsch, comandante del campo, circondato dalle guardie, si avvicinò e cominciò a scegliere nelle file dieci prigionieri per mandarli a morte. Indicò col dito anche me. Uscii fuori dalla fila e mi sfuggì un grido: avrei desiderato rivedere ancora i miei figli ! Dopo un istante, uscì dalla fila un prigioniero, offrendo se stesso in mia vece. [...] ".

Dalla testimonianza di un testimone oculare, il dottor Niceto Francesco Wlodarski: "[...] Dopo la scelta dei dieci prigionieri, padre Massimiliano uscì dalla fila e, togliendosi il berretto, si mise sull'attenti dinanzi al Comandante. Questo. sorpreso, rivolgendosi a padre Massimiliano, disse: Che cosa vuole questo porco polacco?. Padre Massimiliano, puntando la mano verso Francesco Gjownieczek, già prescelto per la morte, rispose: Sono un sacerdote cattolico polacco; sono anziano, voglio prendere il suo posto, perché egli ha moglie e figli. [...]
Pare incredibile che il Comandante Fritsch abbia tolto dal gruppo dei condannati il Gajowniczek ed abbia accettata l'offerta di padre Kolbe, e che non abbia piuttosto condannati tutti e due al bunker della fame. Con un mostro come quello, ciò sarebbe stato possibile.[...].

Dalla testimonianza del dottor Stemler:" [...] Con assai maggior forza, sentii la sua influenza dopo l'avvenimento che aveva scosso il campo, cioè, quando egli offrì la propria vita per un altro prigioniero. La notizia dell'episodio si diffuse nel campo intero la notte stessa.
Sono profondamente convinto che il comandante del campo acconsentì che il prigioniero da lui scelto venisse sostituito da padre Kolbe, soltanto perché padre Kolbe era un sacerdote. Egli gli aveva chiesto chiaramente:"Chi sei?". E, ottenuta la risposta, ripeté al suo comopagno: "E' un Pfaffe (un pretonzolo)". E fu soltanto allora, che il comandante Fritsch disse: "Accetto".

Tale convinzione me la sono formata subito, nel campo, quando mi venne riferito lo svolgersi dell'accaduto. Il sacrificio di padre Kolbe provocò una grande impressione nelle menti dei prigionieri, poiché nel campo non si riscontravano quasi affatto manifestazioni di amore verso il prossimo. Un prigioniero si rifiutava di dare ad un altro un pezzo di pane, e qui si era dato il caso che uno aveva offerto la propria vita per un altro prigioniero a lui sconosciuto".
Tutti i superstiti di Auschwitz testimoniano all'unanimità che, da allora, il campo divenne un luogo un po’ meno infernale.

Dalla testimonianza del signor Bruno Borgowiec, uno dei pochi polacchi destinati a prestare servizio in quel bunker: " [...] Chiudendo, le guardie gridarono sghignazzando: «Vi seccherete come tulipani». Da quel giorno, gli infelici non ebbero alcun cibo. Ogni giorno le guardie, facendo le visite di controllo, ordinavano di portare via i cadaveri di coloro che erano morti nel corso della notte [...] Nei momenti di assenza delle guardie, scendevo nel sotterraneo per conversare e consolare i compagni. Le calde preghiere e gli inni alla ss. Vergine si diffondevano per tutto il sotterraneo. Mi sembrava di essere in chiesa: padre Massimiliano Kolbe incominciava, e tutti gli altri rispondevano. Qualche volta erano così immersi nella preghiera, che non si accorgevano della venuta delle guardie per la solita visita. Finalmente, alle grida di queste, le voci si spegnevano."

Continua la testimonianza del Sig.Borgowiec:" [...] Trascorsero così due settimane. Nel frattempo i prigionieri morivano uno dopo l'altro; tanto che, al termine della terza settimana, ne rimasero soltanto quattro, fra i quali padre Kolbe. Alle autorità sembrava che la cosa si protraesse troppo a lungo: la cella era necessaria per altre vittime. Per questo motivo, il 14 agosto 1941,(alle 12:50, della Vigilia dell'Assunzione di Maria Vergine al cielo), condussero nel bunker il criminale Boch, un tedesco, dirigente della Sala degli Infermi: questi fece ad ognuno delle iniezioni endovenose di acido fenico al braccio sinistro. Padre Kolbe, con la preghiera sulle labbra, porse da sé il braccio al carnefice.

Non potendo resistere a quello che i miei occhi vedevano, e sotto pretesto di dover lavorare in ufficio, uscii fuori. Partita la guardia con il carnefice, ritornai nella cella: vi trovai Padre Massimiliano Kolbe seduto, appoggiato al muro, con gli occhi aperti e la testa china sul fianco sinistro: era la sua posizione abituale. La sua faccia, serena e bella, era raggiante."
"Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: «Tutto è compiuto!» E, chinato il capo, rese lo spirito." (Gv 19:30). Forse anche P.Kolbe pronunciò queste parole, prima di chinare il capo e spirare

Nel giorno dell'Assunzione di Maria Vergine al Cielo, il 15 agosto, il suo corpo fu bruciato nel forno crematorio e le sue ceneri disperse al vento. Il 28 gennaio 1942, il certificato di morte di P.Kolbe fu spedito dall'ufficio centrale del campo di concentramento al convento di Niepokalanòw. Questo documento, e l'ultima lettera che egli scrisse a sua madre, sono entrambi conservati negli archivi del convento

Il 30 gennaio 1969, Papa Paolo VI dichiarò Padre Massimiliano degno del titolo di "Venerabile".
Il
14 giugno 1971, i due miracoli a lui attribuiti furono confermati dal medesimo Pontefice, che lo beatificò il 17 ottobre nella Basilica di S.Pietro.
I due miracoli confermati da Papa Paolo VI sono i seguenti: nel luglio 1948 Angela Testoni fu guarita da tubercolosi all'intestino e nell'agosto 1950 Francesco Ranier fu guarito da calcificazione delle arterie/sclerosi

Il 10 ottobre 1982, Sua Santità Giovanni Paolo II dichiarò il suo compatriota, il Beato Massimiliano Maria Kolbe, SANTO E MARTIRE DELLA CARITA'.
Francesco Gajowniczek, il prigioniero salvato da San Massimiliano Maria Kolbe, morì nel 1995 e fu sepolto nel cimitero di Niepokalanòw.

Umile e mite figlio di san Francesco e cavaliere di Maria Immacolata, egli attraversò le vie del mondo, dalla Polonia all'Italia e al Giappone, facendo del bene a tutti sull'esempio del Cristo, il quale pertransivit benefaciendo (cfr. At 10,38). Gesù, Maria e Francesco furono i tre grandi amori, cioè il segreto della sua eroica carità: "Solo l'amore crea"; ripeteva a quanti lo accostavano

È questa l'espressione che, come lampada, illumina tutta la sua vita. Fu questo ideale superiore, questo dovere primordiale di ogni cristiano autentico, che gli fece superare la crudeltà e la violenza della sua tremenda prova con la splendida testimonianza del suo amore fraterno e del perdono concesso ai persecutori» (Giovanni Paolo II, 18 marzo 1979).

 

 

 

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