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XIV Domenica Tempo Ordinario 8 luglio 2001

Analisi e commento di Lc 10, 1-12.17-20

Il brano lucano di questa settimana, presenta la missione dei settantadue ad andare "avanti a sé in ogni città e luogo che egli stava per visitare".
Quali città? Luca non racconta di alcun peregrinare per città, ma come aveva detto nel brano letto la settimana scorsa, narra di un andare deciso di Gesù verso Gerusalemme. Per quale motivo il "Signore", nel brano li invia per altre città davanti a sé "dove stava per recarsi", quando poi di fatto non vi si recherà? Qui non si tratta di sapere se Gesù sia mai passato per altre città oppure sia andato direttamente a Gerusalemme, bensì di scavare tra le righe per individuare la portata catechetica (cioè l'insegnamento) della narrazione che leggiamo questa settimana.

Riprendiamo la trama daccapo.

La narrazione di fronte alla quale ci troviamo questa settimana comincia col presentare la designazione di settantadue nuovi discepoli che dovranno recarsi a due a due "in ogni città e luogo dove stava per recarsi". L'indicazione, per ciò che riguarda il luogo, appare vaga, poiché non si nomina alcuna città. Il seguito del brano, presenta tutta una serie di indicazioni che Gesù offre ai suoi discepoli sul come dovranno affrontare la missione, quali atteggiamenti assumere in luogo di una sana accoglienza.

È prima di tutto necessario pregare "il padrone della messe" perché "gli operai sono pochi". Come "agnelli in mezzo ai lupi" si recheranno presso le città indicate in assoluta povertà: "non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada".

La sequenza successiva offre indicazioni per quando giungeranno nelle città.
Si augura pace ai figli della pace; si condivide il pasto con coloro presso i quali si è fatta visita "perché l'operaio è degno della sua mercede". Segue un'insolita indicazione: "non passate di casa in casa".
Subito dopo si parla delle città che decideranno di accoglierere la loro visita. Con questi, potranno dividere la mensa; cureranno i malati e annunceranno l'avvento del Regno.


È necessario a questo punto porsi il problema del come dare una intelligibilità al testo, in modo tale che possa emergere quella dimensione catechetica che è necessario mettere in luce affinchè riemerga l'intenzionalità originaria del testo.
Luca, come tutti gli evangelisti, scrive a fatti compiuti, il suo interesse prevede tra gli altri, quello primario dell'insegnamento circa le cose che avvennero nei tre anni di predicazione di colui che si rivelò come il "Signore". L'intento quindi è far veder a noi come alle comunità del suo tempo quali fossero per il cristiano le conseguenze di ciò che è stato il "sacrificio di Dio" e il suo risorgere per l'intero della storia.

Dal brano ricaviamo a mio parere i seguenti punti:

a. Gesù invia i discepoli in città che non vedrà, perché ha intenzione di passarci attraverso la sua chiesa. Il suo intento è approdare a Gerusalemme dove, come anche in precedenza abbiamo visto, porterà a compimento il Mistero Pasquale. Da quest'intenzione si irradia il fondamento dell'opera dei discepoli, che sono comunque chiamati a portare il lieto annuncio alle genti (in ogni città!!).

b. La chiesa, cioè noi, cioè tutti i battezzati e tutti coloro che si sentono protagonisti dell'opera inaugurata dal Signore, è coinvolta attivamente dentro questo scambio energico che Dio offre all'umanità. Mentre il Signore si dirige a Gerusalemme, la nostra meta è il mondo. La meta di tutti è il mondo, affinchè quello che è il Bene di Dio possa divenire pane quotidiano per i deboli e gli affamati.
Questo fa Dio, per questo ci è dato rispondere!

Prima di chiudere un'ultima annotazione.

Nella lettura proposta abbiamo omesso la parte che solitamente non si legge laddove venga proposta la forma breve. Abbiamo in poche parole proposto un'analisi "breve".

Ora senza addentrarci nell'analisi (eventualmente ognuno si rilegga attentamente anche la parte omessa che va dal v. 10 al 12, per poi andare dal 17 al 20 così come prevedeva l'omissione già operata dal testo che andava dal v.13 al 16), diciamo che tale parte è dedicata alle ammonizioni per coloro che non accolgono il Regno e alla fine dell'episodio, in cui i discepoli tornano vincitori. Quale collocazione possono avere tali sequenze nella nostra riflessione?

In due punti:

1. C'è anche chi non accoglie l'annuncio della buona notizia. Bisogna lasciare che, chi lo fa, rimanga libero di farlo, ma la sua sorte sarà ben peggiore di quella di Sodoma. Cosa significa ciò? La funzione del testo ci appare come a doppio effetto. Vale a dire, si ha l'impressione che tale ammonizione sia dedicata prima di tutto a coloro i quali portano l'annuncio, coloro che decidono per il Regno. A questi, a noi, se vogliamo attualizzare, è dato l'avvertimento dell'urgenza dell'annuncio. La vita dell'uomo è cosa seria e merita una responsabilità di cui non sempre ci rendiamo conto. Il pericolo è quello di tentare di godersi un'identità cristiana (il piacere dell'appartenere a quelli che hanno ragione [??]) che non lascia tracce di misericordia.

2. Per coloro che indovinano la giusta angolazione, "rallegratevi… che i vostri nomi sono scritti nei cieli".

Ancora non sappiamo di preciso quanta presa stiano avendo queste letture.
Dalle nostre parti, essendo il sito soprattutto, ma non solo, rivolto ai frequentatori delle parrocchia S. Sebastiano in Elmas, si sente dire in giro qualcosa circa il sito nella sua globalità. Vorremmo che queste letture, con tutto il limite e la parzialità che contengono, raggiungessero qualcuno che voglia darci la propria impressione. Sarebbe molto, forse troppo (tuttavia è un invito), se a qualcuno venisse in mente di scriverci per scambiare qualche opinione, per avanzare qualche dubbio, per darci qualche ottima idea per migliorare il lavoro che proponiamo con il massimo impegno.
Se costui esiste, si faccia avanti!!

Antonio Siena

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A cura di
Antonio Siena

 
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