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I Domenica
Avvento Anno A 2 dicembre 2001
Analisi e commento
di Mt 24, 37-44
"Il Figlio dell'uomo
verrà".
Ci ritroviamo, dopo vari
mesi di commenti, fedeli e un po' meno, al vangelo di Luca, ad iniziare
un nuovo ciclo di letture domenicali sul vangelo di Matteo, partendo
dalla prima domenica di uno dei momenti forti dell'anno liturgico:
l'Avvento.
Lo stesso scritto che
ci attende questa settimana si pone come ad essere un segno luminoso,
secondo la stessa espressione di Paolo "La notte è avanzata,
il giorno è vicino". Avvento, quindi, come sopraggiungimento
di un nuovo giorno, di nuova vita, di nuovo tempo. Tempo: questo,
pare essere in un momento come questo ed in linea con lo stile seguito
sinora, uno dei concetti fondamentali. L'Avvento è tempo d'attesa
e l'attesa reinterpreta il tempo nel suo dinamismo interno d'apertura
ad una nuova dimensione per la quale, la metafora della luce ci
aiuta a comprendere ciò che distanzia il prima dal poi, la Novità
Assoluta che dall'origine si staglia sul presente per condurlo al
suo futuro.
Il testo in questione
si compone di esempi ed ammonizioni fatte da Gesù ai suoi discepoli,
circa le modalità dell'Avvento del Figlio dell'uomo. “Il Figlio
dell'uomo verrà” è la conclusione del brano, che però funge,
in un certo senso, non solo da epilogo, ma anche da prologo. L'Avvento
del Figlio, cioè, resta l'evento fondamentale che questo brano tenta
di mettere in risalto.
Nel descriverne le modalità
di compimento, Gesù utilizza l’immagine del diluvio durante il quale
“mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando
Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finchè venne il
diluvio e inghiotti tutti...” ed in questo, è probabile che
il testo voglia suggerire qualcosa, non solo circa un evento fondamentale
che dovrà accadere, bensì anche circa gli ingredienti storici che
garantiscono la possibilità che quell'evento verrà ricevuto. C'è
un modo di mostrarsi della quotidianità e della sua gestione da
parte di alcuni, che manca di qualcosa, come di un'apertura, che
ne garantisce quel risvolto di tensione all'Avvento della Novità
e che invece c'è in alcuni altri modi con cui la quotidianità e
i suoi soggetti si mostrano. “Allora due uomini saranno nel campo:
uno sarà preso e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola:
una sarà presa e l'altra lasciata. Vegliate...”.
Qual’ è l'elemento discriminante
tra la condizione dei primi e quella dei secondi. Perché alcuni
vengono presi e altri lasciati? Il che pare significare: perché
alcuni parteciperanno dell'Avvento del Salvatore mentre altri no?
E, ancora, cosa significa poter fruire del bene che consegue a quest'Avvento?
In effetti ciò che fa la differenza è la VEGLIA.
“Vegliate”: di che condizione si
tratta?
Forse l'esempio successivo del brano può
aiutarci a capire meglio.
“Questo considerate:
se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il
ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò
anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio
dell’uomo verrà”. Gesù riporta un esempio concreto per tentare
di mostrare la differenza tra coloro che verranno presi e coloro
che verranno lasciati. Abbiamo parlato della veglia. Il padrone
di casa non è indifferente di fronte ai tesori che custodisce nella
propria casa e, se dovesse giungere un ladro, egli sarebbe pronto
a coglierlo di sorpresa per neutralizzare il tentativo di furto.
Gesù esorta coloro che tengono all’Avvento del Salvatore, a comportarsi
come il padrone nei confronti di un ladro. Bisogna saper vigilare
e giudicare ogni momento, un momento opportuno. Tuttavia, come già
in altre occasioni abbiamo fatto notare, ciò che si può intendere
per Avvento del Salvatore, un evento che dà compimento al tempo
in un senso eminentemente etico (i tempi ultimi nel brano di due
settimane fa, coincideva con il “rendere testimonianza al nome di…”),
è appunto il tentativo di far coincidere un gesto d’amore di Dio
nei confronti dell’uomo con un azione quotidiana d’amore dell’uomo
nei confronti dell’altro uomo, dell’altra donna, dello straniero,
della vedova, dell’orfano… Ecco l’Avvento dei tempi ultimi. Quando
Gesù ci mostra come in lui il Regno di Dio sia già qui in mezzo
a noi, in noi non dovrebbe sorgere altro, se non la netta coscienza
che è il tempo il luogo dell’attesa, e non il non-tempo del non
ancora che, laddove non cogliessimo il fatto che tutto, nella storia,
rispetto all’appello di Dio, è dato dalla nostra responsabilità,
rimarrebbe nient’altro che un impraticabile sogno. L’utopia del
Cristianesimo risiede proprio in questa meraviglia del buon tempo
dato come appello alla responsabilità dell’uomo. Responsabilità
come garanzia di un futuro che si scrive nell’azione benefica dell’uomo
che risponde al suo Dio. Un Dio che in Gesù Figlio e Salvatore promette
il riscatto della vita nella vita.
Antonio
Siena
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