GRUPPO GIOVANI


Papa Giovanni Paolo II

PERCHE’ DIO CI HA CREATO?

« Perché Dio ci ha creato? », si chiede la tradizione cristiana della catechesi. E illuminati dalla grande fede della Chiesa, ci troviamo a ripetere, piccoli e grandi, queste parole o altre simili: « Dio ci ha creato per conoscerlo ed amarlo in questa vita e goderlo per sempre nell’altra ».
Ma proprio questa enorme verità di Dio, che con volto sereno e mano sicura guida la nostra storia, trova paradossalmente nel cuore dell’uomo un duplice, contrastante sentimento: da una parte egli è portato ad accogliere e ad affidarsi a questo Dio Provvidente, così come afferma il Salmista: Io sono tranquillo e sereno. Come un bimbo in braccio a sua madre è quieto il mio cuore dentro di me
Dall’altra, però, l’uomo teme e dubita di abbandonarsi a Dio, come Signore e Salvatore della sua vita, o perché, offuscato dalle cose, si dimentica del Creatore, o perché, segnato dalla sofferenza, dubita di Lui come Padre. In entrambi i casi la Provvidenza di Dio è come chiamata in causa dall’uomo.
È tale la condizione dell’uomo, che nella stessa Scrittura divina Giobbe non esita a lamentarsi davanti a Dio con schietta confidenza; in tal modo, la Parola di Dio indica che la Provvidenza si esprime dentro lo stesso lamento dei suoi figli. Dice Giobbe, piagato nel corpo e nel cuore: « Oh, potessi sapere dove trovano, potessi arrivare fino al suo trono! Esporrei davanti a lui la mia causa e avrei piene le. mie labbra di ragioni »
Papa Giovanni Paolo II

FATE SPAZIO NEL CUORE

Vivete nella Fede, trasmettetela ai figli, testimoniatela nella vita, amate la Chiesa, vivete in essa e per essa, fate spazio nel cuore a tutti gli uomini, perdonatevi a vicenda, costruite ambienti di pace ovunque siete.
Ai non credenti dico: cercate Dio, Egli sta cercando voi.
E ai sofferenti dico: abbiate fiducia, Cristo che vi ha preceduto vi darà la forza di far fronte al dolore.
Ai giovani: spendete bene la vita, è un tesoro unico.
A tutti: la Grazia di Dio vi accompagni ogni giorno.
E salutatemi i vostri bambini, appena si svegliano. Come vorrei che questo mio « buon giorno » fosse per loro presentimento di una buona vita, a consolazione vostra e mia, e di tutta la Chiesa. Papa Giovanni Paolo II

TRATTO DAL MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
IN OCCASIONE DELLA
XV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

"Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1, 14)

... Giovani di ogni continente, non abbiate paura di essere i santi del nuovo millennio!..              …Il Signore vi vuole apostoli intrepidi del suo Vangelo e costruttori d'una nuova umanità. In effetti, come potrete affermare di credere nel Dio fatto uomo, se non prendete posizione contro ciò che avvilisce la persona umana e la famiglia? Se credete che Cristo ha rivelato l'amore del Padre per ogni creatura, non potete non porre ogni sforzo per contribuire all'edificazione di un mondo nuovo, fondato sulla potenza dell'amore e del perdono, sulla lotta contro l'ingiustizia ed ogni miseria fisica, morale, spirituale, sull'orientamento della politica, dell'economia, della cultura e della tecnologia al servizio dell'uomo e del suo sviluppo integrale…

  

TRATTO DAL MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
IN OCCASIONE DELLA
XVI GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

"Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso,
 prenda la sua croce e mi segua
" (Lc 9, 23)

Per questa occasione, vorrei invitarvi a riflettere sulle condizioni che Gesù pone a chi decide di essere suo discepolo: "Se qualcuno vuol venire dietro a me - Egli dice -, rinneghi se stesso, pren­da la sua croce e mi segua" (Lc 9, 23). Gesù non è il Messia del trionfo e della potenza. Infatti non ha liberato Israele dal dominio romano e non gli ha assicurato la gloria politica. Come autentico Servo del Signore, ha realizzato la sua missione di Messia nella solidarietà, nel servizio, nell'umiliazione  della morte. E' un Messia al di fuori di ogni schema e di ogni clamore, che non si riesce a "capire" con la logica del succes­so e del potere, usata spesso dal mondo come criterio di verifica dei propri progetti ed azioni...                                                                                                                                                      "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Lc 9, 23). Queste parole esprimono la radicalità di una scelta che non ammette indugi e ripensamenti. E' un'esigenza dura, che ha impressionato gli stessi discepoli e nel corso dei secoli ha trattenuto molti uomini e donne dal seguire Cristo…                                                                                              "Rinneghi se stesso". Rinnegare se stessi significa rinunciare al proprio pro­getto, spesso limitato e meschino, per accogliere quello di Dio: ecco il cammino della conversione, indispensabile per l'esistenza cristiana, che ha portato l'apostolo Paolo ad affermare: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal 2,20).  Gesù non chiede di rinunciare a vivere, ma di accogliere una novità e una pienezza di vita che solo Lui può dare. L'uomo ha radicata nel profondo del suo essere la tendenza a "pensare a se stesso", a mettere la propria persona al centro degli interessi e a porsi come misura di tutto. Chi va dietro a Cristo rifiuta, invece, questo ripiegamento su di sé e non valuta le cose in base al proprio tornaconto. Considera la vita vissuta in termini di dono e gratuità, non di conquista e di possesso. La vita vera, infatti, si esprime nel dono di sé, frutto della grazia di Cristo: un'esistenza libera, in comunione con Dio e con i fratelli                                                                                                   "Prenda la sua croce e mi segua". Come la croce può ridursi ad oggetto ornamentale, così "portare la croce" può diventare un modo di dire. Nell'insegnamento di Gesù quest'espressione non mette, però, in primo piano la mortificazione e la rinuncia. Non si riferisce primariamente al dovere di sopportare con pazienza le piccole o grandi tribolazioni quotidiane; né, ancor meno, intende essere un'esaltazione del dolore come mezzo per piacere a Dio. Il cristiano non ricerca la sofferenza per se stessa, ma l'amore. E la croce accolta diviene il segno dell'amore e del dono totale. Portarla dietro a Cristo vuol dire unirsi a Lui nell'offrire la prova massima dell'amore.                                                                                      …Così Cristo apre davanti a noi la via della vita, che è purtroppo costantemente minacciata dalla via della morte. Il peccato è questa via che separa l'uomo da Dio e dal prossimo, provocando divisione e minando dall'interno la società.                                                                                                              Aprite però bene gli occhi, cari giovani: questa non è la strada che fa vivere, ma il sentiero che sprofonda nella morte. Dice Gesù: "Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà". Gesù non ci illude: "Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?" (Lc 9, 24-25). Con la verità delle sue parole, che suonano dure, ma riempiono il cuore di pace, Gesù ci svela il segreto della vita autentica (cfr Discorso ai giovani di Roma, 2 aprile 1998). Non abbiate paura, dunque, di camminare sulla strada che il Signore per primo ha percorso. Con la vostra giovinezza, imprimete al terzo millennio che si apre il segno della speranza e dell'entusiasmo tipico della vostra età. Se lascerete operare in voi la grazia di Dio, se non verrete meno alla serietà del vostro impegno quotidiano, farete di questo nuovo secolo un tempo migliore per tutti.

TRATTI DA http://www.giovannipaolo.altervista.org/index.htm                                                  

TUTTO IL NOSTRO PERCORSO E’ SUL SITO DELLA NOSTRA PARROCCHIA

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