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Parrocchia di S. Quirico in Monte San Quirico - 55100 LUCCA


 


 

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Cenni storici

Chiesa di San Quirico in Monte San Quirico

Sulla collina, che domina la piana lucchese e ai cui piedi scorre il fiume Serchio, in località detta un tempo “Monticello”, vi era una piccola chiesa dedicata a S. Quirico, ricordata in un documento del 788.

Nella seconda metà dell'XI secolo fu ricostruita a tre navate e consacrata nel 1061 (come dicono alcuni) o nel 1063 (come propongono altri con logiche argomentazioni) dal vescovo Anselmo da Baggio, che proprio in quella occasione seppe di essere stato eletto papa e prese il nome di Alessandro II.
Ampliata neI 1866 e fatta la nuova facciata nel 1897, fu riconsacrata il 15.2.1902 dal Vescovo lucchese Mons. Giovanni Volpi.
I lavori condotti nell'Ottocento hanno annullato l'aspetto medievale della chiesa.
A testimonianza della qualità del suo arredo resta prima di tutto la grande croce dipinta, attribuita a Taddeo Gaddi, discepolo di Giotto.

Oratori:
- Chiesa dei Cappuccini
- S. Bartolomeo
- Madonna Immacolata in località Castagnori
- Madonna del Rosario, detta del Pino in località Billona
- S. Anna in località Marinella

(clicca qui per saperne di più)

 

Il Santo Patrono

Durante la persecuzione di Diocleziano viveva ad Iconio (oggi in Turchia) Giulitta (o Giulietta), donna ricca e nobile, che era vedova con un figlio in tenera età di nome Quirico.
Lasciata la sua città e i suoi averi, per sfuggire alla persecuzione, si rifugiò a Tarso nella Cilicia, dove però fu raggiunta e fatta arrestare col suo bambino dal governatore romano Alessandro, con l'accusa di essere cristiana.
Sottoposta a lunghi interrogatori per farla abiurare, si rifiutò di sacrificare agli dei e confessò la sua fede.

Una leggenda narra che il governatore Alessandro tenesse il fanciullo sulle sue ginocchia. Quirico, vista la madre sofferente e sentite le sue parole, si disse anch'egli cristiano e morì scaraventato a terra dal governatore.
La madre, pur impietrita dal dolore, restò ferma nella fede e,  dopo strazianti torture,  fu consegnata al boia per essere decapitata.
Il martirio del più giovane martire cristiano con la madre si colloca intorno al 304/305 e se ne fa memoria il 16 luglio.

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L'estensione del culto di San Quirico e di Santa Giulitta nel mondo cristiano è una sicura garanzia dell'autenticità storica del loro martirio, nonostante il fiorire della leggenda sulle circostanze concrete della loro morte.
I santi Quirico e Giulitta figurano tra i martiri inseriti nel calendario della Chiesa universale fin dalla più remota antichità.
In Asia minore, il culto dei santi martiri Quirico e Giulitta era già diffuso nel sec.VI.
Si suppone, quindi, che esso fosse sorto assai presto dopo il martirio, per estendersi successivamente in Oriente e in Occidente.
I Ss. Quirico e Giulitta sono compresi tra i santi di Tracia (Bulgaria) meritevoli di una citazione, segnalati in loco già prima della fine del VI secolo.
In Oriente, il Ponto e la Lidia (Aegae) (due regioni dell'Asia Minore, oggi Turchia), la Siria (Selemiyeh), la Palestina (Medj del Yaba, vicino a Ras El Ain, e un'altra località ad Est di Jaffa), avevano loro eretto santuari e chiese e oratori, il cui titolo tuttavia, bisogna pur rilevarlo, non sempre univa al nome di Quirico anche quello della madre Giulitta.
Anzi, è davvero arduo spiegarsi come mai, anche in Italia e nel resto d'Europa, San Quirico è così spesso onorato solo, perchè a ben vedere il suo martirio è del tutto inseparabile da quello di sua madre, a cui oltre tutto spetta certamente il ruolo principale.
Comunque sia, anche il culto a Santa Giulitta, ebbe notevole diffusione in Asia Minore, Siria, Palestina, Arabia, Caucaso, ecc.
Purtroppo del culto nell'Asia verso i nostri martiri abbiamo soltanto alcune testimonianze epigrafiche ed iconografiche, perchè l'Islam ha cancellato ogni traccia di culto cristiano.
In Occidente, il loro culto si diffonde nel Medioevo soprattutto in Italia, Francia e Spagna; secondo le nostre ricerche, qualche sparuta presenza in Belgio e Svizzera, una in Istria.
Tra i Santi orientali, che non hanno avuto rapporti diretti con l'Occidente, sembra di poter affermare che pochi abbiano ottenuto in Italia culto così esteso.
Tra i luoghi di devozione vi sono Parrocchie e Chiese, delle quali sono Titolari o Patroni; località che ne riprendono il nome; Cappelle e Altari ad essi dedicati; Reliquie autenticate; Immagini, Affreschi, Quadri o Statue, davanti ai quali, da secoli, si prostrano i fedeli in orazione per invocarne il patrocinio.

Da chi è stato importato il culto in Occidente?

Il loro culto sarebbe stato importato in Francia da sant'Amatore, vescovo d'Auxerre (morto nel 418), che ne avrebbe trasportato le reliquie da Antiochia a Marsiglia, dove esse furono deposte nell'abbazia di San Vittore.
Per l'Italia, il problema rimane oscuro. Non mancano ipotesi e affermazioni:
. i legionari romani reclutati nell'Oriente e già cristianizzati;
. i Bizantini;
. i profughi del tempo delle persecuzioni iconoclaste (come è noto, iconoclasti furono detti quegli eretici che non ammettevano il culto delle immagini), tempo in cui certamente essi giunsero numerosi a Roma.
Anche gli ordini religiosi orientali, che avevano proprie sedi in Occidente, furono veicolo di influssi bizantini nelle terre che li ospitavano. I monasteri bizantini erano particolarmente numerosi nell'Italia meridionale e in Sicilia, dove vivevano nuclei di popolazione greca. Di lì i monaci mossero verso il Nord giungendo ad insediarsi a Roma e sulle colline semideserte della città dei papi, lasciando tracce del loro passaggio.
Come mai allora, viene da chiedersi, proprio nell'Italia meridionale si trovano oggi il minor numero di chiese che li ricordino? Una ipotesi avanzata da uno studioso attribuisce il fatto all'impegno posto dai Normanni, al tempo del loro governo di quelle terre, per cancellare quanto più poterono i santi di origine orientale.

 

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