Riferimenti
storici e la festa nei ricordi degli anziani
del paese.
Il 12 maggio la comunità
di Villar Dora festeggia, il santo martire
Pancrazio, nella cappella a lui dedicata.
Il culto per tale santo è molto antico
in paese, se si considera che la cappella
nella parte dell'abside risale probabilmente
ai secoli XI XVI. Gli affreschi
che lo adornano, risalenti probabilmente alla
prima metà del 1400, raffigurano la
Madonna seduta su uno scanno con un garofano
in mano ed il Bambino in braccio, circondata
da due Santi: Pancrazio con la palma del martirio
e Giovanni l'Evangelista; sui muri laterali
altri Santi: un vescovo - forse S.Giovanni
Vincenzo, l'eremita della vicina Celle, già
vescovo di Ravenna - e S. Bernardino. La cappella,
inizialmente grande come un grosso pilone
è stata edificata su un basso colle,
sulla collina sovrastante il Villar, poco
oltre la frazione Andruini, e al limitare
dei boschi di castagni, là dove comincia
la brughiera e lo sperone del monte la Seia
degrada verso la Dora. [1] Il colle
segna il confine tra i paesi di Villar Dora
e Novaretto. La festa era ed è ancora,
occasione dincontro tra gli abitanti
delle due comunità confinanti, che
si ritrovano ogni anno a celebrare insieme
la messa, nello spiazzo prospiciente la cappella.
Secondo alcune testimonianze una volta si
festeggiava anche per tre giorni di seguito:
la vigilia, l'11 maggio si diceva una prima
messa, seguiva la festa vera e propria il
12 e a volte era inserita nei festeggiamenti
anche la domenica più vicina. "Il
giorno della festa c'erano tre messe, una
la diceva il nostro priore, l'altra il parroco
di Novaretto e poi un'altra con i due priori
insieme a messa grande. E poi c'era anche
il vice parroco (...) c'era la cantoria, eh
cantavano tanto una volta! Avevano il posto
per mangiare di fianco alla cappella".
(Int. ad Angiolina Bonaudo) I priori, come
avviene ancora attualmente, erano due coppie
sposate che cambiavano ogni anno, a loro spettava
ripulire la cappella, eseguire le riparazioni
di volta in volta necessarie, e far preparare
il pane della "carità" che
era distribuito, durante le funzioni religiose
alla gente convenuta fino nel vicino pianoro.
I fedeli davano in cambio un'offerta in denaro
e fatto il segno della croce consumavano la
carità. I priori, inoltre, invitavano
a pranzo il parroco e i sacerdoti presenti.
Il 12 maggio le ciliegie non erano ancora
mature e anche se la fienagione era iniziata,
la popolazione non era ancora occupata seriamente
dai lavori agricoli e poteva così convenire
numerosa, giungendo a piedi dal paese. Si
distribuiva a gruppi di familiari o damici
nel gran piano di S. Pancrazio e se il tempo
lo permetteva, si giocava a bocce e si mangiava
pranzo o la cosiddetta "merenda sinoira",
una merenda più abbondante che sostituiva
la cena. Il tempo però era spesso inclemente,
come ricorda A.Vindrola: Tutti gli anni
poi non si riusciva a finire di mangiare che
cominciava a piovere e si doveva ritirare
tutto e scappare via, non c'era un anno che
andasse bene!" Negli anni e secondo i
diversi momenti storici, la festa ha subito
alti e bassi, al tempo della guerra per esempio
"anche la gente che non credeva tanto,
allora credeva di più e andavano tanto
a S. Pancrazio, c'era molta devozione. L'anno
che ho fatto io il coscritto c'erano cinque
musiche che suonavano, una eravamo noi coscritti:
due clarini e una fisarmonica; poi c'erano
proprio la Banda qui di Villar Dora e un'altra
il "Panorà". Non ho mai visto
tanta gente come quella volta" (Int.
a R. Vindrola). Succedeva poi spesso che il
vino portato giù a spalle da Montecomposto
o su da Villar Dora, alterasse gli animi e
"era raro che non finisse che qualcuno
si prendesse a botte, infatti, andavano su
due "alberghi" e diversi si ubriacavano
e attaccavano briga con quelli della vicina
borgata della Sala, una volta si sono presi
a botte con gli alpini, questo in tempo di
guerra, ma per fortuna non sempre andava così."(Int.
a A. Bugnone). In quest'ultima decina danni
è consuetudine la sera della vigilia
fare la "marcia della pace" partendo
da piazza della Chiesa e giungendo a S.Pancrazio
alle 22, in tempo per una messa. Sul percorso
sintercalano canti e preghiere a momenti
di sosta e riflessione guidata dai giovani
dell'Oratorio sui temi della fratellanza e
della pace. Attualmente il maggior animatore
della festa è il locale gruppo Alpini,
che prepara ogni anno un punto di ristoro
su al piano, in funzione sia la sera della
vigilia che il giorno della festa.
Rid. da Augusta Bugnone "Calendario
tradizionale contadino, il ciclo festivo e
della vita in Valmessa". 1994. Un affettuoso
ringraziamento agli informatori contattati
in occasione della stessa tesi.
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