Cappella dedicata a San Martino

La cappella e la sua festa

Tutti gli anni la seconda domenica di novembre si festeggia nella cappella di via Borgionera il santo del mantello. La festa (la cui data precisa è l'11 novembre) viene spostata alla domenica per permettere la partecipazione di più famiglie. Infatti, da molti anni ormai, questa è un'occasione di ritrovo e di divertimento soprattutto per i più piccoli, per i quali sono organizzati dei giochi dopo la S.Messa. Il gruppo Alpini offre a tutti caldarroste e vin brulè.

 

La festa di San Martino nei ricordi degli anziani del paese.

Qualcosa di abbastanza simile alla festa attuale avveniva già nei primi decenni del secolo, ricordano diversi informatori che si andava su alla cappella e dopo messa si mangiavano le castagne "brüsatà”, vi erano i priori, che si incaricavano di sopperire alle necessità della cappella e distribuivano la "carità" ai fedeli presenti alla Messa. La festa di una volta doveva comunque essere più partecipata e complessa dell'attuale, si usava ad esempio sparare i mortaretti (come lascia intendere l'acquisto di polvere da sparo annotato nel libro spese che un tempo si teneva per la cappella, ora conservato nell'archivio parrocchiale). Racconta poi R. Vindrola che “andavamo su a suonare le campane la sera alla vigilia, là ci sono due piccole campane, una viene da S. Pancrazio, dove avevano rubato diverse volte, e allora erano andati a prenderla in caserma e l'avevano portata a S. Martino, allora la cappella era più piccola ed era vicino alla mulattiera. Andavamo su, nessuno ci mandava, ma ci piaceva "baudüttè"!". Il giorno di S. Martino segnava nel mondo contadino lo scadere dei contratti agrari: "finiva la locazione e si dava o la disdetta o si pagava l'affitto per l'anno dopo, ricordano G. e R. Giorda ; " ancora oggi a S.Martino di solito ci sono i traslochi, i mezzadri cedono la cascina, ... anche in campagna, se per esempio non hai raccolto gli ortaggi allora passano al nuovo affittuario e a S.Martino cessa l'anno di mezzadria." (G. Mautino) Con l'ultima uva raccolta in questi giorni si faceva inoltre, un aceto particolare: "veniva proprio forte, perchè quell'uva non ha più il tempo di maturare bene ed era apposta per l'aceto, si faceva con attenzione perchè era usato come un disinfettante, l'unico che si aveva e per lavare e rendere lucidi i mobili della casa." (R. Giorda)

 
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