Cappella dedicata a Nostra Signora Addolorata

La cappella e la sua festa

Il 15 di settembre si celebra nella cappella delle Crocette, dedicata a N.S. Addolorata, una S.Messa nella mattinata.


La processione del Venerdì Santo nei ricordi degli anziani dei paese.

Al silenzio delle campane, si univa l'austerità dell'addobbo della Chiesa: i crocifissi e i grandi quadri erano coperti e il Santissimo spostato dall'altar maggiore all'altare dedicato alla Madonna del Rosario. "Si portava il Santissimo in un altro altare dove si faceva "il Sepolcro", si addobbava con i vasi e i fiori più belli, poi il sabato santo si faceva la processione nella chiesa e si riportava all'altare maggiore." Durante la funzione del venerdì un crocifisso veniva offerto al bacio dei fedeli. Aveva quindi luogo la processione alla Cappella delle Crocette, dedicata a N.S. Addolorata. Si andava in processione con "una croce che tenevano giù alla cappella di S. Rocco, una grossa croce fatta da "diplomatici": erano assi grossi, ma vuoti dentro, se no avrebbe pesato 4 quintali, era grossa, grossa. La portava sempre Angelo Suppo, uno già vecchio che accendeva e spegneva candele tutto l'anno. Aveva un camicione bianco con un berretto a punta in testa e due fori per vedere dove andava. E poi cadeva sotto il peso della croce quelle due o tre volte come era caduto il Signore". Oltre ad Angelo Suppo che impersonava il Cristo, vi era un altro uomo anch'esso in costume che svolgeva il ruolo del Cireneo aiutando a portare la croce; seguivano i membri delle diverse confraternite presenti in paese. "C'erano le Figlie di Maria vestite di bianco, la Compagnia del Rosario, quella del Carmine, di S. Croce vestiti di giallo..." La processione era un susseguirsi di canti, e le fermate che si facevano erano in concomitanza alle cadute di colui che rappresentava il Signore. La partecipazione dei fedeli era molto numerosa, "si cantava lo Stava Mater dolorosa lacrimosa tutti insieme ...Facevano paura quei due vestiti così. Il Cireneo era di Torre del Colle. Finita la processione si tornava alla chiesa parrocchiale e facevano ancora la predica." I canti eseguiti durante il percorso "erano molti, ce n’era uno in particolare, non ricordo come si intitolasse, ma la melodia portava a farcelo cantare così: Papì spinass papì 'd mërlüs, na bun-a süpa faita al brüsch"; il contenuto dello storpiamento del canto: “non più spinaci, non più merluzzo, una buona zuppa fatta con l'aceto” alludeva all’ormai prossima fine del digiuno quaresimale. Se per alcuni bambini di allora lo spettacolo di questa processione, incuteva una forma di vago timore, in altri prevaleva lo spirito dissacratore e la serietà drammatica del momento poteva diventare occasione di scherzi furtivi: "Questo non è da scrivere: quello che portava la croce, aveva gli zoccoli, e allora i ragazzacci che erano con me, gli buttavano i sassolini negli zoccoli! …e acquistava delle indulgenze... quello che portava la croce con quei sassolini che gli facevano dispetto, che buttavamo noi!". In questi giorni conclusivi della Quaresima, le donne e i bambini in particolare, si preparavano alla Pasqua andando a confessarsi, e per questo, sceglievano a volte dei vicini santuari: "le nostre nonne quando si doveva fare Pasqua, partivano quattro o cinque donne insieme e andavano a piedi fino ai Cappuccini ad Avigliana, lo facevano proprio per penitenza, e lì si confessavano." Gli uomini invece preferivano confessarsi e partecipare alla messa detta apposta per loro, il mattino presto della domenica delle Quarantore.

Rid. da Augusta Bugnone "Calendario tradizionale contadino, il ciclo festivo e della vita in Valmessa". 1994. Un affettuoso ringraziamento agli informatori contattati in occasione delle stessa tesi.

 
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