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Da "Avvenire" del 30 maggio 1997
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Scuola: libertà di educazione
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I Vescovi chiedono la tutela del
pluralismo
In ordine alle proposte di riforma del sistema scolastico sono
state espresse dai Vescovi italiani perplessità e preoccupazione.
Riportiamo il pensiero di tre vescovi.
Monsignor Alessandro Maggiolini - Vescovo
di Como
Dall'incontro con i genitori delle scuole cattoliche,
Como 12 maggio 1997: "La scuola, tra le strutture civili, presenta
una particolare dignità e una singolare responsabilità. Non
solo trasmette notizie e comunica alcune linee di metodo interpretativo
delle realtà e dei fatti, ma anche influisce - poco o tanto, lo
voglia o no - sulla personalità dei discenti. Occorre distinguere
tra informazione e educazione: l'informazione è una erogazione di
nozioni, di dati cognitivi; l'educazione è il trasmettere delle
"vibrazioni", è stimolare la capacità di critica, è
aiutare la persona ad abilitarsi nel leggere, nel giudicare, nell'affrontare
la realtà. Mentre l'informazione puo' essere data da molteplici
"agenzie", l'educazione trova la propria radice nella famiglia: genitori
e famiglia sono i soggetti educativi prioritari. Dopo loro, e a loro sostegno,
la società, cioè i vari gruppi, le varie aggregazioni, i
corpi sociali riconosciuti dalla Costituzione all'art.2. La scuola - riferimento
di questo nostro conversare - puo' essere costituita e gestita dallo Stato,
e puo' essere emanazione dell'iniziativa di libere forze sociali che intendono
raggiungere precise e determinate finalità pedagogiche in base a
convinzioni filosofiche e/o religiose condivise. Lo Stato, di conseguenza,
deve essere laico, riconoscendo la libertà di aggregarsi e di organizzarsi.
Se lo Stato organizza qualcosa in ordine alla scuola, lo faccia esclusivamente
sotto il profilo informativo: l'aspetto educativo non gli compete. La laicità
dello Stato, e della scuola, consiste nel rendere possibile, nel riconoscere,
nell'accogliere e nello stimolare diverse visioni culturali ed educative
(col solo limite di non contrastare con il bene comune). Cio' comporta
anche il dovere di rendere possibile un autentico pluralismo culturale
ed educativo, in cui legittimamente possano operare i diversi tipi di scuola
a giustificazione della libertà di scelta che la famiglia ha quale
diritto/dovere, e di non discriminare famiglie e studenti sotto il profilo
economico". Detto cio', Monsignor Maggiolini - senza nascondere la propria
opposizione ai progetti Berlinguer - ha messo in guardia in ordine alle
riforme in atto, che non sono più soltanto ipotesi, ma, attraverso
le molteplici circolari ministeriali, stanno attuando una "scuola" tecnocratica:
apparentemente sembra una scuola "deideologizzata", in realtà è
ideologicamente posta in direzione occupazionale e produttiva, cioè
tende a fare dell'uomo uno strumento e non il fine dell'educazione. "Il
problema - ha detto - non è soltanto economico, ma è anche
problema di responsabilità educativa degli adulti, e della loro
capacità di essere riferimento e presenza in un contesto - la scuola
- che non puo' essere gestita asetticamente, ma che deve avere entità
valoriali forti". Da qui anche la sollecitazione alla comunità cristiana,
ai cattolici, ad essere "vigilanti e propositivi, e non succubi di ideologie
striscianti che non sono a favore dell'uomo, e che tendono ad asservirlo
ad altro fuori da sè".
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Monsignor Giovanni Maria Sartori - Vescovo di Trento
Dall'Omelia alla Festa della Scuola Cattolica, Trento
11 maggio 1997: "L'Ascensione ci ricorda che abbiamo una missione da
compiere. "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura"
(Mc, 16,15), ha detto Gesù agli Undici prima di salire in cielo.
La scuola cattolica costituisce una delle forme più efficaci ed
impegnative con cui la Chiesa attua il comando di Cristo. Promuovendo e
sostenendo la scuola cattolica la Chiesa obbedisce al comando perentorio
di Cristo, di cui ci parla il Vangelo di oggi. La scuola in Italia sta
vivendo una fase estremamente delicata ed impegnativa: sta per prendere
avvio una riforma radicale, una vera e propria rivoluzione. Si tratta di
un progetto globale di riforma con aspetti senza dubbio positivi, ma anche
con aspetti problematici che destano la fondata preoccupazione delle famiglie
e del mondo cattolico. Come Pastore di questa Chiesa, voglio richiamare
alcuni principi e valori fondamentali. Anzitutto il primato della persona
umana e dei suoi inalienabili diritti. L'alunno deve essere considerato
come protagonista centrale e non come destinatario o utente della scuola.
Va quindi considerato come persona, non semplicemente come risorsa per
lo sviluppo. Va poi ribadito con estremo vigore il ruolo primario della
famiglia nella educazione dei figli. La responsabilità educativa
spetta in primo luogo ai genitori, come sempre è stato insegnato
dalla Chiesa, come è sancito dalla nostra Costituzione, come è
stato confermato dalla Risoluzione del Parlamento Europeo. Questa centralità
educativa della famiglia va concretamente riconosciuta. Logica conseguenza
del diritto primario della famiglia è l'attuazione della effettiva
parità giuridica ed economica per le scuole non statali che non
hanno fine di lucro, ma che svolgono la medesima funzione pubblica delle
scuole statali. Si tratta di un tema di libertà civile, di legittimo
pluralismo, di rispetto del diritto dei genitori di scegliere quella scuola
che più risponde ai propri ideali educativi. Infine l'autonomia
finanziaria, organizzativa, didattica, di ricerca, di sperimentazione,
di sviluppo della scuola. Il Trentino, a seguito della provincializzazione
della scuola, si trova in una condizione privilegiata. Molti progressi
sono stati fatti in questi anni. Sarebbe pero' deludente e mortificante
se la nostra Provincia si appiattisse ora sul sistema nazionale e non proseguisse
con lungimiranza alla realizzazione di un'ampia autonomia scolastica nel
quadro di un sistema integrato che valorizzi tutte le risorse disponibili,
perfezionando quella piena parità economica, che è stata
inclusa nel programma dell'attuale governo provinciale. Vi sarebbero altri
aspetti da toccare, ma mi fermo qui. Questi quattro nodi fondamentali della
riforma scolastica mi stanno a cuore, come stanno a cuore alle nostre scuole:
esse chiedono solo di essere aiutate a svolgere la loro missione educativa
rimanendo fedeli a se stesse".
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Monsignor Pietro Nonis - Vescovo di Vicenza
Dal saluto ai convegnisti dell'Agesc Veneto, Vicenza
20 marzo 1997: "Il momento di vita che la scuola cattolica sta attraversando
è drammaticamente grave, al limite della sua stessa sopravvivenza,
e anche nella nostra Diocesi stiamo sperimentando sintomi di asfissia alla
quale la legislazione italiana ha ridotto molte delle istituzioni educative
cattoliche. Questo fa si' che tutti noi pastori ci sentiamo impegnati ad
una azione diretta e concreta a favore della scuola cattolica. Non possiamo
più demandare interamente ai benemeriti istituti religiosi, il peso
di questo strumento di apostolato e missionarietà, ma vogliamo fare
nostra la loro eredità e trasfondere nella ordinaria cura pastorale,
con l'aiuto di tutte le forze operanti all'interno della scuola cattolica,
il gusto di una proposta educativa cattolica. In questo momento sentiamo
urgente il bisogno di sostenere quella unità di intenti tra scuola
e genitori che è la base di ogni successo di qualità nel
campo dell'educazione e che è speranza di potere uscire vincenti
dallo stato di minorità della scuola non statale in Italia. Il recente
convegno a Roma, promosso dalle Commissioni CEI per la pastorale della
scuola e della famiglia, sul tema della sussidiarietà come punto
di rifondazione dei nuovi orizzonti educativi, ha rilanciato in primo piano
il ruolo della famiglia. I genitori non stanno "accanto" alle nostre scuole
cattoliche, ma li vogliamo "dentro" con tutto il loro peso di sapienza
educativa, di responsabilità operativa e di speranza propositiva.
Sono certo che anche questo momento che, come Agesc, vi accingete a vivere,
sarà una tappa importante per rilanciare l'azione della vostra associazione
e contribuire al bene di tutta la scuola cattolica nel nostro territorio".
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