La situazione della libertà di educazione nelle regioni presenta
spesso aspetti contraddittori: alcune sono favorevoli all'attuazione di
un servizio scolastico in cui le varie proposte educative possano essere
esplicitate senza condizionamenti economici; altre mantengono una certa
chiusura che comunque va rimossa.In questo lavoro di sostegno ideale ed
operativo è coinvolta anche l'Agesc - da sola o con altre associazioni
familiari - con grande impegno e con forte propositività.
REGIONE EMILIA ROMAGNA Il cosidetto "sistema scolastico pubblico integrato"
regionale, attuato a livello di scuole materne, è soltanto una realtà
virtuale, sapientemente enfatizzata con invidiabile capacità propagandistica.
Anche in questa regione è già stata sperimentata la teoria
berlingueriana secondo cui il diritto alla parità delle scuole libere
riguarda solo l'ambito giuridico, mentre quella economica dipende dalla
discrezionalità del potere politico. Un solo dato esemplificativo:
i contributi erogati dagli enti locali a favore delle materne autonome,
a seguito della stipula di convenzioni, equivalgono mediamente a circa
£. 500.000 l'anno a bambino; per le materne comunali gli stessi enti
sostengono un costo/bambino che varia dai 9 ai 13 milioni. La situazione
penalizza le famiglie delle scuole libere che continuano ad essere pesantemente
discriminate sotto il profilo giuridico ed economico. Il disegno evidente
è quello di realizzare una parità astratta, relegata nella
sfera dei principi ispiratori della legge, senza rimuovere gli ostacoli
che ne impediscono l'attuazione concreta. Le proposte di legge delle forze
politiche e della Giunta, che da oltre un anno attendono di essere discusse,
rappresentano soltanto degli aggiustamenti della legge in vigore che ne
confermano la concezione centralistica ed antidemocratica. Unica eccezione,
quella di iniziativa di alcuni consiglieri di minoranza, che propone il
"buono famiglia" quale strumento adatto a garantire una effettiva libertà
educativa e parità scolastica. Questa proposta è supportata
da un'analisi giuridica e da uno studio di fattibilità economico
finanziaria. Va pure evidenziato che l'Agesc ha proposto interventi a sostegno
del diritto allo studio per gli alunni della fascia dell'obbligo e delle
superiori, ed una politica scolastica non discriminante nei confronti delle
famiglie numerose ed economicamente svantaggiate.
Franco Boarelli
REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA Sabato 31 maggio ci sarà a Udine una grande
manifestazione tesa a difendere il diritto di libertà garantito
dalla Legge Regionale 14/91 (legge promotrice di una autentica equiparazione
tra scuole statali e scuole non statali, e quindi all'avanguardia circa
le normative sul diritto allo studio). La manifestazione si propone di
richiamare l'attenzione sul referendum abrogativo promosso da Rifondazione
Comunista, referendum che va in direzione del ripristino di una egemonia
della scuola di Stato nell'insegnamento e che ritorna a contrapporre strumentalmente
la scuola cosidetta "privata" a quella cosidetta "pubblica", evidenziando
uno strano concetto di "pubblico", come se "pubblico" fosse soltanto cio'
che promuove lo Stato, e non invece anche quanto promosso da altri con
lo scopo di conseguire autenticamente un "bene comune". La L.R. 14/91,
riconoscendo alle famiglie un contributo - seppur limitato al 60% delle
spese di iscrizione e frequenza - rende attuabile la libertà di
scelta educativa. Sostenendo la L.R. 14/91, non si chiede il finanziamento
delle scuole non statali, ma soltanto una giusta ridistribuzione di quanto
lo Stato fa pagare ai contribuenti per la scuola. Lo Stato, e per esso
i suoi organi decentrati, deve garantire alla famiglia la libertà
di iscrivere i propri figli nella scuola preferita: in quest'ottica si
muovono le norme internazionali e specificatamente la "Risoluzione" del
Parlamento Europeo del 13 marzo 1984. Ostacolando la frequenza alle scuole
non statali, si lede un diritto fondamentale di libertà, si aggrava
la spesa dello Stato (è risaputo che una scuola non statale costa
molto meno di quella gestita dallo Stato!), ci si allontana sempre più
da quell'Europa nella quale si vuole entrare. Ma forse lo si vuole soltanto
a parole: nei fatti - il referendum abrogativo ne è la prova - persiste
una preoccupante ottusità culturale che ne impedisce la dovuta apertura.
Fabio Bindi
REGIONE SICILIA Con il contributo ideale ed operativo dell'Agesc,
è stata approntata una proposta di legge regionale che vuole essere
strumento per dare avvio ad un trattamento equipollente tra alunni che
frequentano le scuole statali e quelli che frequentano le pubbliche scuole
non statali. La proposta prevede due ordini di intervento: un buono-scuola
per quanti fruiscono delle scuole pubbliche non statali, pari alla spesa
che lo Stato sostiene per ogni alunno di scuola statale di pari ordine
e grado; un contributo perequativo per i costi di gestione a favore degli
Enti in situazioni particolari. Il tutto nell'ottica della sussidiarietà
rivolta alle famiglie e alle istituzioni che rendono un pubblico servizio
sul territorio. Va rilevato che l'Assessore regionale alla Pubblica Istruzione,
D'Andrea, e il Presidente della Provincia, Mauro, sottolineando che la
scuola cattolica, qualificata agenzia educativa, va correttamente sostenuta,
hanno dichiarato la loro attenzione alle proposte dell'Agesc e la loro
disponibilità ad operare affinchè in Sicilia la parità
scolastica divenga realtà.
Raffaele Stella
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO Di fronte al progetto - nonostante una legislazione
aperta - di razionalizzazione della rete scolastica e di "chiusura" in
ordine alla parità tra scuole statali e scuole non statali, è
stata promossa una mozione in Consiglio provinciale (approvata con 14 voti
favorevoli, 4 contrari e 5 astenuti) colla quale si impegna la Giunta a
promuovere una riforma del sistema scolastico trentino secondo criteri
di parità tra scuole statali e non statali e a non subire passivamente
la riforma nazionale. Preoccupa infatti, nella riforma che avanza, che
lo studenti sia visto non come persona, ma quale risorsa per lo sviluppo
economico produttivo, non conferendo in tal modo una giusta considerazione
all'impegno educativo e al coinvolgimento delle famiglie. Inoltre, preoccupa
la configurazione dello Stato come unico soggetto della formazione dei
giovani, che invade sempre più la libertà di educare delle
persone e delle famiglie. La mozione impegna la Giunta ad assicurare il
coinvolgimento delle risorse interne al mondo della scuola trentina, attraverso
la costituzione di un gruppo di lavoro rappresentativo di tutte le sue
componenti; a promuovere la compiuta estensione del principio della parità
nel rispetto dell'autonomia delle singole istituzioni scolastiche; ad attribuire
valore e rilevanza specifici al ruolo delle professionalità presenti
nell'ambito delle istituzioni scolastiche; a garantire a livello di programmi
e di contenuti la salvaguardia ed il rispetto della specificità
culturale e sociale del territorio; a reimpostare i programmi di razionalizzazione
scolastica secondo criteri che tengano conto sia della distribuzione territoriale
degli istituti scolastici, sia della loro specifica tradizione culturale.
Antonio Girardi
REGIONE VALLE D'AOSTA La tutela delle scuole non statali rappresenta per
la Regione Autonoma Valle d'Aosta un'importante tradizione ed i primi aiuti
finanziari risalgono agli anni '50. Nel 1986, su richiesta dell'Agesc,
la Regione si è posta all'avanguardia nel panorama scolastico promulgando
la L.R. 55/21 ottobre 1986 che ha consentito di raggiungere di fatto la
parità scolastica, riconoscendo, nell'ambito dei principi costituzionali
di diritto allo studio e della libera scelta educativa da parte dei genitori,
la funzione sociale, educativa e di concorso alla realizzazione del servizio
di educazione scolastica svolta da scuole, istituti ed enti morali. Tale
norma regionale pone come unico obbligo per i soggetti interessati il rispetto
degli orientamenti didattici locali, ed in particolare il rispetto dell'obbligo
dell'insegnamento bilingue (italiano e francese) e di conseguenza del numero
di ore di insegnamento, lasciando ampia libertà di organizzazione
alle singole scuole, nel rispetto anche delle relative tradizioni. Il contributo
finanziario copre il 95% di tutti gli oneri del personale (compresi oneri
previdenziali ed assicurativi, indennità, ecc..), il 100% delle
spese di aggiornamento del personale, il 100% delle spese di gestione (amministrazione,
manutenzione ordinaria delle strutture, acquisto arredi, attrezzature didattiche,
spese di riscaldamento, ecc...). A seguito di cio', vi è l'obbligo
per le scuole di accettare gratuitamente gli alunni. Gli effetti della
legge regionale 55/86 sono stati quelli di consentire la presenza sul territorio
di scuole che altrimenti sarebbero scomparse, nonchè l'accessibilità
e la frequenza negli istituti non statali di tutte la famiglie, anche di
quelle meno abbienti, consentendo lo sviluppo degli aspetti educativi e
formativi più adeguato alle attuali necessità.