9 febbraio 2003
CELEBRAZIONE EUCARISTICA E ACCOGLIENZA
Ogni volta che ci incontriamo per la Celebrazione siamo invitati ad accogliere ogni persona (ogni fratello e ogni sorella) che partecipa all'Assemblea. Spetta a chi ne ha il compito offrire, all'ingresso della chiesa, un saluto, un sorriso e, se è previsto farlo, consegnare con garbo a tutti i libretti o i foglietti dei canti. Lo stesso atteggiamento è necessario quando, a conclusione della celebrazione, viene distribuito il breve notiziario settimanale. E' dovere, però, anche di ciascuno di noi accogliere ogni persona che prega con noi e accanto a noi. Non discriminare, non scegliere le persone che mi vanno a genio, stare volentieri accanto a tutti, assumere un atteggiamento cortese e di giusta familiarità, non disturbare con le proprie distrazioni e parole inutili e fuori posto la preghiera degli altri, dare con sincerità, gioia e affetto il segno della pace: sono tutti segnali di un'accoglienza molto semplice ma raffinata. Se ci badiamo, può diventare il "nuovo stile" delle nostre celebrazioni. Una specie di annuncio senza parole, che ottiene la sua efficacia dalla benevolenza, dal clima disteso, dalla cordiale apertura del cuore.
La comunità dei primi cristiani non colpiva per le prediche o per l'organizzazione, non veniva riconosciuta dalle molte iniziative; lasciava indelebile il "segno dell'amore": Guarda come si amano!
L'accoglienza è l'abicì dell'amore, la sua espressione più immediata, visibile e facile. Se diventasse il nostro impegno per ogni celebrazione, si vedrebbe il miracolo!