Lettera ai parrocchiani

30 Ottobre 2005

XXXI domenica del T.O. - III settimana del salterio

Ripartendo dalla festa patronale

 

In occasione della Festa dell'Esaltazione della Santa Croce, il Papa Benedetto XVI ha rivolto ai fedeli radunati in piazza S. Pietro questo breve messaggio sulla Eucaristia. Mi piace metterlo all'inizio del cammino di questo anno, nel quale la nostra attenzione è chiamata in modo particolare:

1. A riscoprire la nostra vocazione di cristiani che vivono il loro Battesimo cercando di conoscere sempre meglio Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, fatto Uomo per noi.
2. A vivere come Gesù ci insegna nel Vangelo e come Lui nella sua vita ci ha concretamente "fatto vedere": vivere amando fino a dare tutta la nostra vita con gratuità.
3. A dare testimonianza e a "diventare missionari" nella vita quotidiana: non sono soprattutto le nostre dichiarazioni di fede a convincere gli altri (ci vogliono anche quelle se fatte con convinzione e con rispetto di ciascuno). Conta la qualità delle nostre idee, delle nostre scelte quotidiane, del nostro lavoro, della nostra vita di coppia, delle nostre relazioni umane.
4. A vivere ogni domenica la Pasqua del Signore nella celebrazione della Messa, perché da quella celebrazione prenda vigore e forza il cammino della settimana.

A questo proposito, appunto, il Papa ha detto anche a noi: "Nell'Anno dedicato all'Eucaristia, la ricorrenza dell'Esaltazione della Santa Croce acquista un significato particolare: ci invita a meditare sul profondo e indissolubile legame che unisce la celebrazione eucaristica e il mistero della Croce. Ogni Santa Messa, infatti, rende attuale il sacrificio redentore di Cristo. Al Golgota e all'"ora" della morte in croce - scrive l'amato Giovanni Paolo II nell'Enciclica Ecclesia de Eucaristia - "si riporta spiritualmente ogni presbitero che celebra la Santa Messa, insieme con la comunità cristiana che vi partecipa" (n. 4). L'Eucaristia è dunque il memoriale dell'intero mistero pasquale: passione, morte, discesa agli inferi, risurrezione e ascensione al cielo, e la Croce è la manifestazione toccante dell'atto di amore infinito con il quale il Figlio di Dio ha salvato l'uomo e il mondo dal peccato e dalla morte. Per questo il segno della Croce è il gesto fondamentale della preghiera del cristiano. Segnare se stessi con il segno della Croce è pronunciare un sì visibile e pubblico a Colui che è morto per noi e che è risorto, al Dio che nell'umiltà e debolezza del suo amore è l'Onnipotente, più forte di tutta la potenza e l'intelligenza del mondo. Dopo la consacrazione,!'assemblea dei fedeli, consapevole di essere alla reale presenza di Cristo crocifisso e risorto, così acclama: "Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell'attesa della tua venuta". Con gli occhi della fede la Comunità riconosce Gesù vivo con i segni della sua passione e, insieme a Tommaso, piena di stupore, può ripetere: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20, 28). L'Eucaristia è un mistero di morte e di gloria come la Croce, che non è un incidente di percorso, ma il passaggio attraverso cui Cristo è entrato nella sua gloria e ha riconciliato l'umanità intera, sconfiggendo ogni inimicizia. Per questo la liturgia ci invita a pregare con fiduciosa speranza: Mane nobiscum Domine!, "Resta con noi, Signore, che con la tua santa Croce hai redento il mondo".

Propongo:

don Mario


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