Lettera ai parrocchiani

20 Novembre 2005

XXXIV domenica del T.O. - II settimana del salterio

Luca sa che la chiesa è la sua casa?

 

Immaginate che un papà sia partito lontano per lavoro e rimanga fuori un certo numero di mesi o di anni. Immaginate anche che per tutto questo periodo la mamma non parli mai del padre al figlio. Quel bambino crescerà "senza padre" e quando lo incontrerà farà l'esperienza di trovarsi davanti ad uno sconosciuto. Magari non capita la stessa cosa a Luca per quanto riguarda la casa che è la Chiesa e Dio il Padre che l'ha voluta. Ma che rischi di rimanere un po' estraneo è verosimile.

Noi celebriamo dieci anni da quando la nostra Chiesa di pietre è stata dedicata solennemente dal Vescovo Mons. Salvatore Isgrò. Per tanti è rimasta ed è, forse, una casa lontana, inospitale, insignificante. Probabilmente hanno ragione, perché come ogni casa ha un po' di disordine, e non tutti i suoi membri sono simpatici, accoglienti, testimoni veri di Gesù Risorto. A partire da me che sono "il padre" di questa famiglia di Dio.

Eppure rimane la nostra casa. La casa di Luca. Sarei molto felice se fosse ricercata più della palestra, più del tappeto di danza o di ginnastica, più del campo di calcio, più della stessa scuola. Sarebbe una meraviglia se la Chiesa diventasse la Casa: luogo degli affetti profondi e intimi, luogo dell'amore e del perdono, luogo della solidarietà e della fraternità, luogo dell'incontro con Dio, luogo dell'incontro tra amici, luogo dell'incontro con Gesù, il Fratello che si dona fino alla morte e che risorge per non lasciarci in balia del peccato e della sconfitta.

Come crescerebbe Luca se conoscesse di più Dio Padre, il suo amore, la sua premura? Quanto potrebbe essere felice Luca se potesse sapere che Dio lo ama così come è, senza chiedergli di "salvare" l'immagine, di mettere gli abiti firmati, di essere tutto nove e dieci? Quanto gli farebbe piacere sperimentare una Chiesa-Casa, nella quale è possibile giocare, pregare, riflettere, cercare insieme il Volto di Gesù, l'Amico veramente fedele? Quanto crescerebbe meglio se, al di là della competizione, imparasse la condivisione, al di là del "bullismo" infantile praticasse il rispetto profondo di ogni altra persona perché ciascuna riflette il Volto del Signore Gesù? Dieci anni della NOSTRA CASA devono diventare per tutti i genitori una domanda, un'opportunità, un riequilibrio delle scelte e delle priorità. Anche voi, genitori, siete "a casa vostra" in questa casa!

don Mario


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