Anno liturgico C
Quarta Domenica del Tempo Ordinario
La Parola di Dio
Prima lettura
Dal libro del profeta Geremia.
Nei giorni del re Gioisia, mi fu rivolta la parola del Signore:
"Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi
alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni".
Tu, poi, cingiti i fianchi, alzati e dì loro tutto ciò che ti ordinerò; non
spaventarti alla loro vista, altrimenti ti farò temere davanti a loro.
Ed ecco oggi io faccio di te come una fortezza, come un muro di bronzo contro
tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il
popolo del paese. Ti muoveranno guerra ma non ti vinceranno, perché io sono con
te per salvarti". (Ger 1, 4-5.17-19)
Seconda lettura
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di
tutte.
Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità,
sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono
della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la
pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità,
non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio
corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non
si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non
si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si
compiace della verità.
Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue
cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta
la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è
imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da
bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho
abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora
vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò
perfettamente, come anch'io sono conosciuto.
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma
di tutte più grande è la carità! (1 Cor 12, 31 - 13, 13)
Vangelo
Dal vangelo secondo Luca.
In quel tempo, Gesù prese a salire nella sinagoga: "Oggi si è adempiuta
questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". Tutti gli
rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che
uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è il figlio di
Giuseppe?".
Ma egli rispose: "Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te
stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua
patria!".
Poi aggiunse: "Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche:
c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per
tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna
di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti
lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato
se non Naaman, il Siro".
All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono,
lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul
quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli,
passando in mezzo a loro, se ne andò. (Lc 4, 21-30)
Vedi anche:
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