2° Incontro di Catechesi del tempo di Avvento

14 dicembre 2000

Il discepolo maturo è perseverante nella preghiera

Ci introduciamo all'incontro con la preghiera colma di confidenza e di fiducia di Soeren Kierkegaard:

 

Parlami col tuo silenzio

Padre celeste!
In molti modi tu parli a un uomo:
Tu, l'unico che ha sapienza e intelligenza,
Vuoi tuttavia renderti comprensibile a lui.
Tu parli anche quando taci;
Perché parla anche colui che tace,
Per provare l'amato;
Parla anche colui che tace affinché l'ora del capire
Sia tanto più intima quando essa verrà.
Padre celeste, non è forse così?
Oh, quando tutto tace,
Quando un uomo se ne sta solo e abbandonato
E più non sente la tua voce,
Allora forse è per lui come se la separazione
Dovesse essere eterna.
Oh, nel tempo del silenzio,
Quando un uomo languisce nel deserto
E non sente la tua voce:
Allora è forse per lui come se essa
Fosse quasi del tutto svanita.
Padre celeste, è ben questo il momento del silenzio
Dei confidenziali colloqui.
Così fa' che sia benedetto anche questo tuo silenzio
Come ogni parola che tu rivolgi all'uomo;
Che egli non dimentichi che tu parli
Anche quando taci.
Donagli, mentre è in attesa di te,
La consolazione di capire che tu taci per amore;
Di modo che, sia che tu taccia o parli,
Sei sempre il medesimo Padre,
Sia che ci guidi con la tua voce
O ci educhi col tuo silenzio.

 

Facciamo silenzio fuori di noi e dentro di noi e mettiamoci nell'atteggiamento di chi sta per incontrarsi con il Signore...
Al Maestro domandiamo anche noi: "Signore, insegnaci a pregare".

Accostiamoci al testo di Lc 11, 1-14, leggendolo con tranquillità e lasciandolo entrare nel nostro cuore in un momento di raccoglimento personale:

Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

"Padre, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno
il nostro pane quotidiano,
e perdonaci i nostri peccati,
perché anche noi perdoniamo
ad ogni nostro debitore,
e non ci indurre in tentazione"».

Poi aggiunse: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall'interno gli risponde: Non m'importunare; la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza.

Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dire cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!».

Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate.

Meditiamo.

Gesù guarisce il muto: il muto è ogni cristiano, ciascuno di noi incapace di parlare a Dio. Gesù ci invita ad aprirci alla preghiera, a invocare il "Padre". Dal mutismo nei confronti di Dio, lui ci guarisce con la sua potenza e con le sue parole, e ci invita a pronunciare il nome di "Padre", vivendo una preghiera incessante e insistente.

Ogni preghiera parte da Gesù. Luca lo sorprende spesso in preghiera lungo il vangelo. E' lui l'orante, che continua a pregare anche quando noi abbandoniamo la preghiera o la trascuriamo. Non dobbiamo ogni volta iniziare da zero, perché Gesù non ha mai smesso di pregare. La nostra preghiera è sempre inserita nella sua.

E' forte il bisogno che sentiamo di pregare. Ma nessuno ci insegna. In realtà preghiamo anche se in modo non regolare, distrattamente. Sempre di più e con maggiore convinzione dobbiamo metterci a scuola di preghiera, per non essere tentati di cercare poi altre strade che ci gratifichino ma che ci portano anche lontano da Dio.

Una preghiera al "Padre", che ci fa scoprire figli. Il Padre nostro: da dire sempre, da richiamare alla memoria quando non sappiamo pregare: adagio adagio, parola per parola, scoprendo di essere figli. Una preghiera la cui sorgente è proprio la parola "Padre": sentirsi figlio è la radice di ogni preghiera. Se ci fermassimo, talvolta, a dire il Padre nostro, ripetendo ad ogni invocazione la parola PADRE! Lo zampillo che sale verso l'alto sono le invocazioni che si rivolgono a Dio, direttamente. Lo zampillo che discende irrorando ogni cosa sono le invocazioni a Dio per ogni uomo. Così la preghiera ci coinvolge nella verità del nostro essere: Signore, non permettere che io cada nella tentazione. Tu vedi come sono tentato, stanco, annoiato, pigro; liberami da tutto ciò che mi impedisce di avere fiducia in te, di contemplarti e amarti come Padre.

Gesù non ci dice solo di pregare come figli, ma ci chiede di insistere. Anche se siete affaticati, insistete nel chiedere. E' faticoso insistere, quando la nostra preghiera è apparentemente inascoltata, ci immaginiamo che Dio sia un po' sordo e viviamo l'imbarazzo dell'uomo che sta fuori, nella speranza che l'altro si muova, che gli apra la porta. Ma Gesù ci ripete: Continua a chiedere, perché già il chiedere è una grazia, già il chiedere ti fa figlio, già il chiedere è l'esaudimento. Se non trascuri questa preghiera anche materiale, povera, ripetitiva, diventerai misteriosamente figlio e riceverai pure il pane per nutrire gli altri, anche se sei stanco, arido, povero. Gesù non ci parla di una preghiera facile, tranquilla, gioiosa, che nutre, ma di una preghiera sofferta. Pregando con insistenza ci purifichiamo e, passando per l'umiltà di riconoscere che non sappiamo pregare, diventiamo figli. A Gesù sta molto a cuore la preghiera continua, capace di trasformare la nostra giornata e la nostra vita.

La fiducia è una qualità essenziale della preghiera. E' la certezza di ottenere, sopratutto di ottenere lo Spirito Santo. noi non sappiamo bene cosa sia il dono dello Spirito Santo, ma lo otteniamo. E' lo Spirito da figli, è la presenza della forza di Dio in noi.

Il frutto di tutta l'esortazione sulla preghiera del capitolo 11 di Luca è il muto che parla. Il demonio soffoca in noi la preghiera, ci impedisce di pregare, ci fa credere che non serve a nulla, che ci sono cose più importanti da fare. Gesù, con la guarigione del muto, vince il demonio e la preghiera ritorna.

Per la riflessione:

- Riservo un tempo per la preghiera?

- Cerco il luogo più opportuno?

- E' perseverante e fiduciosa la mia preghiera?

- Quali difficoltà incontro?

- Che cosa è necessario che io decida, riguardo alla preghiera, per essere discepolo appassionato di Gesù?

Preghiamo:

Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

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