LA VITA

 

C.E.I.

 

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Talune donne, spesso provate da un'esistenza infelice, vedono in una gravidanza inattesa esiti di insopportabile sofferenza. Quando la risposta è l'aborto, viene generata ulteriore sofferenza, che non solo distrugge la creatura che custodiscono in seno, ma provoca anche in loro un trauma, destinato a lasciare una ferita perenne. In realtà, al dolore non si risponde con altro dolore: anche in questo caso esistono soluzioni positive e aperte alla vita, come dimostra la lunga, generosa e lodevole esperienza promossa dall'associazionismo cattolico.

C'è, poi, chi vorrebbe rispondere a stati permanenti dì sofferenza, reali o asseriti, reclamando forme più o meno esplicite di eutanasia. Vogliamo ribadire con serenità, ma anche con chiarezza, che sì tratta di risposte false: la vita umana è un bene inviolabile e indisponibile, e non può mai essere legittimato e favorito l'abbandono delle cure, come pure ovviamente l'accanimento terapeutico, quando vengono meno ragionevoli prospettive di guarigione. La strada da percorrere è quella della ricerca, che ci spinge a moltiplicare gli sforzi per combattere e vincere le patologie, anche le più difficili, e a non abbandonare mai la speranza.

La via della sofferenza si fa meno impervia se diventiamo consapevoli che è Cristo, il solo giusto, a portare la sofferenza con noi. E' un cammino impegnativo, che si fa praticabile se è sorretto e illuminato dalla fede: ciascuno di noi, quando è nella prova, può dire con San Paolo "sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che. dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne" (Col 1,24).Quando il peso della vita ci appare intollerabile, viene in nostro soccorso la virtù della fortezza. E' la virtù di chi non si abbandona allo sconforto: confida negli amici; da alla propria vita un obiettivo e lo persegue con tenacia. E' sorretta e consolidata da Gesù Cristo, sofferente sulla croce, a tu per tu con il mistero del dolore e della morte. Il suo trionfo il terzo giorno, nella resurrezione, ci dimostra che nessuna sofferenza, per quanto grave, può prevalere sulla forza dell'amore e della vita.

 

SCOPI E FINALITÀ DEL CENTRO AIUTO ALLA VITA - ROVERETO

Il Centro di Aiuto alla Vita è una Associazione di Volontariato che opera a sostegno e promozione della Vita.

Compito del C.A.V. è la difesa della vita fin dal concepimento con l'obiettivo specifico di salvarla, condividendo, con la madre o la coppia, le difficoltà e le sofferenze e fornendo un aiuto per superarle.

I volontari del C.A.V. cercano di instaurare con le madri un rapporto di amicizia e di ascolto attento alle loro problematiche legate ad una gravidanza inattesa, con riservatezza e dedizione.

Grazie al vostro generoso sostegno, attraverso l'aiuto economico che il C.A.V. può dare, molte mamme accettano la vita e condividono con i volontari il percorso che le porta con difficoltà ma poi con gioia alla maternità.

I volontari del Centro di Aiuto alla Vita di Rovereto

Via Saibanti,6 - Rovereto (TN)

Orario: tutti i martedì dalle 16 alle 18 e il 1° e 3° venerdì del mese dalle 9 alle 11 oppure su appuntamento.

Tel. 0464 430727 - cell. 347 3931626 - numero verde gratuito SOS VITA:  800813000

conto corrente IT 98 S 08210 20800 000030201691 presso Cassa Rurale di Rovereto

 
Fra le altre cose, la legge 194 sull'aborto afferma che lo stato protegge la vita fin dal suo inizio e aggiunge che ogni aborto deve essere prevenuto. Sembra una presa in giro, stando a quanto succede.

Aborto terapeutico

eguale a

uccisione a scopo eugenetico

-.-

Feto, meglio dire bimbo da 3 mesi

     nel seno materno        (12 cm).

Per la vita e la dignità dell'uomo

       Noi affermiamo l'importanza del riconoscimento:

• del diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale;

• della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, come nucleo fondamentale della società e dello Stato;

• del diritto di ogni bambino concepito, a nascere ed essere educato in una famiglia dai genitori, che hanno prioritariamente il diritto di scegliere l'educazione da dare ai loro figli;

chiediamo:

che l'Unione Europea riconosca i diritti sopra indicati e conformi ad essi la sua azione.

 
...A non aver voce sono non solo i figli che chiamiamo embrioni e feti, ma anche coloro che cercano di difenderli, le cui parole vengono chiuse nel "ghetto" del pensiero ecclesiastico con un muro di incomunicabilità che impedisce il dialogo tra le forze della Fede e quelle della coscienza ragionante. 

Quell´essere o non essere..... 

è microscopico, il più piccolo tra i piccoli. È così piccolo che può passare per la cruna di un ago… Sì, quella cruna attraverso la quale non passano i cammelli e tanto meno i ricchi. Non fu proprio Cristo a dire che bisogna nascere un´altra volta e farsi piccoli piccoli? “Essere-o-non-essere” è un personaggio che c´è e non c´è, a seconda del metro con cui giudichiamo le persone. Sono accettabili i limiti di peso? Vale di più una persona di 50 kg, di 5 kg o di 500 grammi? Lui, a un mese di vita dal concepimento, misura 5 mm e pesa meno di un grammo. Troppo poco? Insignificante?  E i limiti di tempo sono accettabili? Per i Romani il padre aveva diritti di vita e di morte sul figlio fino a tre anni. San Tommaso affermava che a tre mesi di gravidanza l´anima entra nel corpo, Maometto a quattro… La legge italiana concede i massimi diritti a sei mesi (180 giorni), ma nessun diritto fino a 89 giorni. Io, che ho curato neonati di pochi etti, non capisco tuttora  come si possa fissare un limite per cui si ha diritto ad eliminare un bambino di 179 giorni e non uno di 180.  Si discute poi sul fatto che sia oppure no una    “persona”, dato che non è ben sviluppato il suo sistema nervoso. Lui non vede e non parla: è importante? Anche a 180 giorni dal concepimento non vedrà e non parlerà. Anche un adulto può essere  cieco e sordo. Si dice: “Non è una vita, ma un progetto di vita”.  Parole assurde. E´ una vita già programmata in cellule che sono esclusive di quell´individuo e che non possono essere considerate appartenenti ad altre persone. Oggi sappiamo che nel momento del concepimento si fissano i caratteri ereditari di quell´individuo. Se so che in un chip elettronico microscopico è condensato un capolavoro, so che, se lo distruggo, perdo il capolavoro.  La madre non può accampare diritti su un embrione, come può farlo sui suoi tessuti. Non può essere un “oggetto” di proprietà, come non può esserlo nemmeno per gli scienziati che spesso lo considerano un buon “oggetto” di sperimentazione. E´ il protagonista della sua vita.  Essere-o-non-essere è un essere spesso rifiutato, perché intrigante, perché invisibile e facilmente eliminabile (da noi 150 aborti volontari ogni 1000 nati; in certi stati del mondo 1000 ogni 1000). 

 

 Per molti politici eliminare un figlio è un “diritto delle donne”, una conquista di civiltà. Il linguaggio politico non accetta certe parole dure (ricordate il “non è guerra, ma azione di polizia”?), usa parole che non turbano, come l´ineffabile “interruzione di gravidanza” o IVG. Così è per la madre. Ma, guardando le cose dal basso, cos´è per il bambino? È l´interruzione della sua vita…
Già, i problemi psicologici. In un mondo che reclama il diritto a “vedere tutto”, è giudicato riprovevole far vedere ai giovani un video sull´aborto dal punto di vista del bambino. «Essere-o-non-essere» è un tabù, ma è spesso un oggetto anche per la religione o per la politica. Oggi il punto di vista “dall´alto” non è più unico. I valdesi o i maomettani possono avere idee diverse da quelle del papa. La minaccia dell´inferno non ferma gli aborti. Nel 1978 abbiamo avuta la legge 194 sulla “Tutela sociale della gravidanza e IVG”.    L´art. 1 ci dice che “lo Stato tutela la vita umana fin dal suo inizio”. L´art. 2 dice che i Consultori debbono impegnarsi a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all´IVG.  Articoli chiarissimi, ma trascurati da chi dovrebbe intervenire.  Un parlamento ed un governo, per compiere fino in fondo il loro dovere, dovrebbero riconoscere che i diritti dei bambini sono prevalenti rispetto ai diritti delle donne (chi è il più debole?) e non è accettabile il diritto ad eliminare un figlio perché è piccolo piccolo, perché non c´è posto per lui. Una nuova cultura si deve innestare sulla legge 194.
Se una persona non gradita entra a casa mia durante una bufera, la posso far uscire solo quando potrà sopravvivere, affidandola ad altre persone. I P8  vorrebbero essere considerati come i grandi!
Anche per la guerra, la fame, la violenza prevale ancora il diritto dei forti, ma noi siamo in attesa di una cultura di pace estesa a tutto il mondo. Così i P8 sono in attesa di una cultura della vita, che la rispetti fin dall´inizio, al di là delle visioni religiose, di destra o di sinistra. A Natale c´è un Dio che si fa bambino, piccolo e povero, per insegnarci che solo “facendoci bambini”, facendo nostri i bisogni, le attese, i diritti dei bambini, potremo arrivare ad un mondo in cui prevarranno le culture della pace, della vita, della verità, dell´amore, una cultura dei bambini, insomma.
  

       dott. Dino Pedrotti, pediatra neonatologo - Trento

                                               

LA VITA È SACRA E VA RISPETTATA DAL SUO INIZIO ALLA SUA FINE NATURALE.      

Per questo motivo aborto, eutanasia e pena di morte sono contro la vita e contro Dio.

PENA DI MORTE = VENDETTA DI STATO LEGALIZZATA E OLTRAGGIO ALL'INTERA UMANITÀ.

Una notizia che ci lascia sconcertati: La tanto benefica Amnesty International ha dichiarato che se una donna rimane incinta a causa di violenza sessuale, ha il pieno diritto di abortire.

Un'aberrante contraddizione è quella dei Radicali che sono contro la pena di morte,  ma a favore di aborto ed eutanasia, cioè favorevoli alla condanna a morte dell'innocente e a favore del suicidio.

In altri termini, questo è il loro slogan: "Nessuno tocchi Caino".

E l'innocente Abele? Risposta: Quello lo si può uccidere.