Storia dell'Oratorio della Modonna di Montù(è)
Cap. B01 - Storia e Oratori campestri - Pagina B01.05
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Il più antico documento che attesta con certezza l'esistenza di una cappella votiva in questo luogo è un atto del 1299 redatto dall'Inquisitore di Pavia, giunto in terra di S. Antonino per sradicare una superstizione secondo cui le ragazze in procinto di matrimonio non si dovevano sposare nel mese di maggio.
Durante questa visita si realizza una specie di Stato della Parrocchia ed in
esso si elencano le chiese esistenti: la parrocchiale di S. Antonino, l'Oratorio
campestre di San Fedele, l'Oratorio campestre isolato della Madonna
delle Grazie di Montue al confine con il territorio della parrocchia di
Mondondone.
L'Oratorio è descritto come un piccolo edificio largo 10 piedi romani,
profondo piedi 8 e alto 12 piedi, con tetto a capanna, pavimento in pietra e
immagine dipinta su lastra di ardesia applicata al muro.
L'aspetto della Madonna è definito orante.
Nei secoli seguenti si ricavano brevissimi accenni da alcuni documenti civili, riguardanti il passaggio di proprietà del castello di S. Antonino; in particolare, nel 1362 il castello è attaccato dai Guelfi e successivamente riconquistato da Luchino Dal Verme. In questa circostanza l'Oratorio è danneggiato da un'incursione nemica.
Nel 1418 il Marchese Beccaria della Pieve fa restaurare l'edificio: il nucleo originario si allunga a 20 piedi, si allarga a piedi 12 e si alza a piedi 14. Il pavimento è fatto in cotto e si realizzano due piccole balaustre tondeggianti che delimitano lo spazio del presbiterio (oratorio originale).
Si apre un portale grande e una porticina che da' direttamente sul presbiterio. Una specie di arco di trionfo collega lo spazio della navata al presbiterio. Il soffitto è tetto a vista in navata e volta a botte nel presbiterio. Si ridipinge e si restaura la Madonna.
Fino al 1523 non si sa più nulla dell'edificio, che - a questa data - secondo il catalogo di Mons. De Zazii risulta Cappellania di Mondondone.
Nel
La chiesa è officiata per devozione di tutte le popolazioni circostanti, soprattutto in caso di siccità o di calamità . Vi si dice la Messa il giorno dell'Annunciazione, della Visitazione e dell'Assunzione, e tutte le altre volte che qualche fedele lo richiedesse a condizione di pagare egli medesimo il celebrante.
Nelle visite successive, si ordinano i medesimi interventi prescritti dal
Concilio, fino al
1603, quando il presbiterio viene completamente rinnovato,
rifatto l'altare nelle nuove linee di gusto spagnolo allora imperanti.
Contemporaneamente la chiesa viene ad assumere un cappellano stabile che vi si
reca da Mondondone tutte le domeniche e le altre feste mariane, eccetto che nei
periodi invernali più rigidi.
L'Oratorio possiede un completo da Messa rosa di antica fattura, che però
risulta danneggiato in più punti.
Possiede un calice normale ed uno bello per le solennità e le altre
biancherie da altare in numero sufficiente.
Vi è un campanello e una campana di rubbi 6 per chiamare i fedeli, appesa
fuori verso oriente.
Nelle visite successive si parla di questo edificio, solo come oratorio per
devozione dei fedeli, con cappellania diretta da Mondondone e sacerdote fisso
proveniente da qui.
Si giunge al 1709 per constatare un particolare elogio del Vescovo alle
popolazioni di Mondondone, Murisasco, S. Antonino e Torrazza delle Costi per
aver restaurato con particolare affetto questo sacro edificio che si presenta
"[...] polito, degno di onore per la devozione alla Beata Vergine Maria, Madre
di Dio e Regina delle Grazie [...] con ampio corredo di suppellettili e
biancherie [...] con i paramenti dei suoi colori e con il [pregevole] completo
[pianeta e due dalmatiche] in rosa per la Madonna delle Grazie" che si usa
l'Annunciazione, la Visitazione e l'Assunzione, massima festa dell'oratorio, con
notevolissimo afflusso di fedeli, tanto che l'oratorio non è sufficiente e lo si
è allungato di altri piedi 8.
La nuova facciata si presenta ad arco con lesene aggettanti.
Vi si è apposta una croce di legno e il tetto è coperto di coppi.
Il soffitto è a volta dipinto di blu con stelle d'oro, sopra l'altare vi è il
sole dell'Eucaristia.
La Madonna è finemente decorata e impreziosita di numerosissimi ex-voto.
Risale a questo periodo l'Incoronazione del dipinto.
Nelle visite seguenti (fino a tutto l'Ottocento) si ordinano cambi di biancheria
e si ribadisce la natura votiva di questo edificio.
Nel 1867 si realizza all'interno una minuscola grotta di Lourdes (è evidente l'influsso francese di questa cappellina).
Da questo periodo in avanti rimangono fisse le tre celebrazioni annuali e quelle
realizzate dalle singole parrocchie in caso di necessità, soprattutto durante le
Rogazioni e per impetrare la pioggia nei periodi di siccità.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le popolazioni circostanti vi si recano per l'Assunzione e per le Rogazioni. L'edificio, pur essendo isolato, è mantenuto decorosamente dagli abitanti di Mondondone, della Piana e delle altre frazioni circostanti.
Dopo un breve periodo di abbandono, è stato recentemente restaurato e abbellito
di altre suppellettili anche se l'intervento di restauro della Madonna è
risultato piuttosto scadente per le pesanti ridipinture dell'affresco.
E' auspicabile un intervento di risanamento generale per l'immagine della
Madonna, riportando alla vista il dipinto originario.
Oggi l'edificio si presenta largo metri 6, lungo metri 14, alto metri 4, ad aula
unica, con volta a botte dipinta di celeste scuro, arco di trionfo celeste e
bianco, altare barocco pesantemente ridipinto, affresco della Madonna protetto
da teca di legno con vetro.
Sussiste il paramentale rosa nella Parrocchia di Mondondone, biancheria e
suppellettili sacre, un campanello barocco a due campane. Non vi è più la
campana esterna.
Testo di Ing. Arch. Michele Cuzzoni (webmaster)