la pastorale

i criteri ed il fine

livelli operativi

programmazione

I CRITERI ED IL FINE

Il nucleo fondamentale e dinamico di una nuova immagine di parrocchia ideale è che questa sia: comunione organica e dinamica del popolo di Dio, delle comunità ecclesiali di base e delle famiglie in un processo catecumenale permanente, presieduta da un presbitero, nella Chiesa locale.
Il fine ragione e giustificazione ultima di tutto il progetto è che la parrocchia sia il popolo di Dio nel quale «si fondono in unità tutte le differenze umane che vi si trovano e vengono inserite nell'universalità della Chiesa» (AA 10) di modo che essa possa «rappresentare in un certo modo la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra» (SC 42), come popolo pellegrino verso la casa del Padre.
Obiettivo ultimo
Una comunità ecclesiale risultante dalla comunione organica e dinamica del popolo di Dio, delle comunità ecclesiali di base (chiamati Piccoli Gruppi), delle famiglie, presieduta dal parroco in nome del Vescovo e nella quale:
• il
popolo in quanto tale si è identificato come popolo di Dio che vive la carità, nella comunione con Dio in servizio ai fratelli
ogni Piccolo Gruppo è assiduo nell'ascolto della Parola, nella celebrazione dell'Eucarestia, nella comunicazione dei beni, nella preghiera e nel servizio
ogni famiglia è una Chiesa domestica
ogni persona vive profondamente l'esperienza della comunione con Dio, della comunione fraterna, dell'integrazione di tutta la realtà nell'unità della propria vita

Criteri per l'azione pastorale
Questi criteri costituiscono i presupposti che orientano ogni attività pastorale:
Primo criterio
Il rinnovamento della parrocchia deve partire fin dall'inizio con
tutti i battezzati; si devono convocare tutti e sempre in forma sistematica perché se qualcuno non vuole accogliere il messaggio deve essere lui a separarsi.
Secondo criterio
L'azione pastorale non deve
partire da ciò che noi crediamo sia bene per il popolo, ma dai segni della presenza di Dio nel suo popolo. La pastorale deve assecondare l'azione di Dio e deve quindi partire da quanto c'è di bontà e di verità in ogni persona e nell'insieme del gruppo umano concreto nel quale operiamo. Si tratta, insomma, di offrire ciò che aiuta a fare un passo, a crescere in modo che il popolo sia in grado di accogliere ciò che gli si propone perché è alla sua misura, a misura della sua crescita nella fede, perché è ciò che il popolo si attende: tutta l'azione pastorale deve essere «dosata».
Terzo criterio
L'azione pastorale deve perciò
partire dai poveri, da coloro che sono portatori di speranza, da quell'immensa maggioranza che «non sa», «non può», «non pratica», «non corrisponde», «non possiede»... ; se i poveri non sono evangelizzati, l'evangelizzazione e di conseguenza il piano pastorale non sono autentici. I poveri devono arrivare ad essere i protagonisti del piano pastorale.
Quarto criterio
Non si deve distruggere nulla di ciò che esiste, ma piuttosto orientare tutto - persone, associazioni ecc. - verso gli obiettivi proposti.
Quinto criterio
Si deve distribuire il maggior numero di
responsabilità al maggior numero di persone; è molto meglio che molti facciano poco che pochi facciano molto. Si devono creare spazi perché sorgano nuovi leaders dall'azione si formino nell'azione; volerli formare in anticipo sarebbe rischiare di chiuderli alla collaborazione o alienarli dal loro ambiente.
Sesto criterio
Il cammino che proponiamo è lento, progressivo e globale.
Lento perché il ritmo lo impone il popolo, la sua capacità di crescita fino alla pienezza della sua vocazione. Progressivo perché comporta la crescita verso una vita più umana e sempre più coerente con la fede; è un processo collettivo di conversione delle persone, delle loro relazioni e delle organizzazioni la cui anima è la vocazione universale alla santità. Globale perché coinvolge tutti i battezzati, abbraccia tutte le azioni pastorali e coordina tutto in un unico processo.
Settimo criterio
Si deve costruire il piano pastorale non partendo dal passato, né semplicemente dai problemi che ci impone il presente, ma
partendo dal futuro desiderato e voluto, frutto cioè di una opzione libera.