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Gli anni del Concilio di Trento, svoltosi fra il 1545 e il 1563, furono
fecondi dal punto di vista della pastorale ed ebbero un influsso benefico sulle
parrocchie: i vescovi intensificarono le visite pastorali alle comunità
cristiane, dando indicazioni precise a riguardo degli edifici di culto, delle
celebrazioni e del comportamento dei cristiani, preti e laici. Dagli atti delle
visite pastorali Sant'Agabio si presenta come un borgo rurale, i cui abitanti
vivevano in cascinali sparsi sul territorio. La comunità parrocchiale, fino
alla fine del 1700 era abbastanza piccola: si passa dalle 390 anime del 1595
alle 460 del 1709. All'inizio del 1900 gli abitanti erano circa 6000. Il tempo
liturgico annuale, oltre alle solennità e alle feste del calendario generale,
prevedeva la celebrazione della festa di sant'Agabio, titolare della chiesa
parrocchiale e della Madonna del Rosario, patrona della parrocchia. Le
Quarant'ore e il Corpus Domini erano celebrati con grande solennità per la
presenza della confraternita del Santissimo Sacramento. La giornata lavorativa
era scandita dal suono dell'Ave Maria al mattino, mezzogiorno e sera. Negli
ordini che seguivano alla visita i vescovi richiamavano sovente il curato
perché si preoccupasse di mantenere questa consuetudine. La domenica pomeriggio
in chiesa parrocchiale si teneva la catechesi agli adulti, supportata dalla
presenza della Compagnia della dottrina cristiana, che non ebbe mai una adesione
consistente. Al termine della catechesi i confratelli del Santissimo Sacramento
si radunavano per cantare i Vespri e la Compieta. I curati lamentavano che la
catechesi era trascurata in estate perché i contadini lavoravano la campagna e
in inverno a causa della distanza fra la chiesa e i cascinali. Da borgo rurale a
sede di industrie Nel 1822 Sant'Agabio si presentava ancora come un borgo
rurale, caratterizzato dalla presenza sparsa di trentasette cascine più qualche
mulino. I fattori che determinarono l'avvio dello sviluppo industriale furono
l'impiantarsi delle linee ferroviarie e la costruzione di una rete idrica
artificiale che consentisse l'utilizzo di energia meccanica. Il primo tracciato
ferroviario fu l'asse che collega Novara con Mortara, realizzato negli anni
1854-55, al quale seguirono il raccordo con Torino del 1856 e il collegamento
Novara-ponte Ticino. Nel 1864 il vescovo di Novara monsignor Filippo Gentile
benedisse la nuova stazione ferroviaria, che finì per condizionare lo sviluppo
industriale successivo, perché era un terminale a cui giungevano le merci per
poi essere distribuite sul territorio. Sul finire degli anni '50 venne
realizzato il canale Cavour, un grosso collettore di acque molto importante
perché da esso partivano una serie di diramatori, fondamentali per
l'agricoltura ma anche per la produzione di energia meccanica. Uno di questi
diramatori, il Quintino Sella, scorre sul territorio di Sant'Agabio. Nel 1883
erano insediati nel quartiere alcuni brillatoi di riso: uno si trovava nell'area
poi assorbita dalla Stamperia Lombarda, uno era il brillatoio Pastorino e un
altro era situato sul corso Milano in corrispondenza del Quintino Sella. Vi era
anche la filanda Paccagnino, che era collocata sul corso Trieste in
corrispondenza dello stesso canale. Nel 1897 era sorto lo stabilimento della
"Stamperia lombarda", una fabbrica tessile di grosse dimensioni e
lungo la strada per Galliate era presente una piccola fabbrica di fertilizzanti
di Luigi Colombo nell'area poi assorbita dallo stabilimento Wild.
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