Marzo 1999 Anno VII n°67



Le parole della quaresima
Pagine di un diario mai scritto       (di Silvio Gorlini)
Santo del mese
Sette bocconcini storici di Trenno -1-       (di L.M.B.)
L'avventura di Milano    (di Alessandro, Matteo ed Ileana)
Don Pierluigi Giroli
Sito della parrocchia
      (di Luca, Paolo e Marco)
Vacanze estive 1999
Cerco lavoro
Annunci vari
Viaggio a Monaco di Baviera...
Anagrafe parrocchiale


LE PAROLE DELLA QUARESIMA

ASCESI significa esercizio, pratica, per diventare se stessi. Una qualità va coltivata: è indispensabile dedizione, cuore, intelligenza, carattere, regola di vita... È così per ogni arte ed è così per il discepolo che scopre di poter diventare un capolavoro. L’ascesi rende interiormente liberi per Dio e il prossimo: non è un fare, ma un togliere via che lascia emergere quell’immagine di Dio che siamo. Ecco alcuni aspetti:

CENERE. Fin dall’Antico Testamento, coprirsi la testa di cenere o di polvere esprime il linguaggio forte del dolore e del lutto. È il segno di un cambiamento radicale, di una morte alla vita di prima. La morte è il prezzo della libertà e della risurrezione. Questo gesto esprime allora dolore, ma allo stesso tempo è coscienza del peccato e del pentimento per arrenderci al Signore perché ci converta, cambi la nostra mentalità, e con la sua misericordia ci purifichi.

Il DESERTO è silenzio, è presenza di Dio, è luogo dove ogni cosa si riceve in dono. Lì ci sono solo le cose che contano davvero: quel che vale, quel che resta, quel che è. Il superfluo si vanifica. Gli idoli dell’avere, del potere, del consumare, dell’apparire sono eliminati. È quindi luogo di sacrificio e, per questo, del vero culto. La chiesa, la cappella, l’eremo, sono spazi per accogliere il Mistero, la Parola di Gesù, Agnello immolato per amore, nell’Eucarestia.

Il DIGIUNO è disciplina dell’oralità della persona. E dicendo oralità si fa riferimento alla sfera nutritiva (cibo), comunicativa (parole), della persona nell’interezza delle sue relazioni. Il cristiano educa il desiderio prendendo distanze dall’immediatezza dei suoi bisogni. Spesso l’io tende ad essere il tutto, annullando ogni distanza. Le persone, il mondo, e anche Dio diventano allora un materiale per . La soddisfazione, il criterio del piacere e dell’emozione, l’ingordigia, sono il termine di un continuo accaparrarsi che genera fusione e confusione. Chiuso nella seduzione diventa goloso, pigro, egoista, annoiato, indolente, triste, stordito, incline al piacere fine a se stesso... Il cristiano invece sa che il prezzo della libertà è la rinuncia a sé: non potrà più permettersi l’indisciplina di prendere tutto, volere tutto, vedere tutto, ascoltare tutto, qualsiasi cosa... Saprà mettere ordine nei desideri per non confonderli con bisogni da soddisfare fino a diventare schiavo. Saprà dire: questo sì e questo no!

L’ELEMOSINA è un gesto che significa la finalità dell’ascesi cristiana: si tratta di spossesso di sé, di rinuncia alla tendenza di indebolire e abbassare gli altri, invece di farli crescere, si tratta di ritirarsi, di privarsi, di donare, affinché davanti a loro si apra lo spazio della libertà e della giustizia. In un mondo dove il denaro è potere, il cristiano lo converte in strumento concreto di giustizia, gratuità e servizio.

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PAGINE DI UN DIARIO MAI SCRITTO

La recente breve, storica visita pastorale alla nostra Parrocchia fatta dal nostro Arcivescovo mi ha fatto tornare alla mente un oscuro e misterioso fatto di sangue che, iniziato dentro il Palazzo Arcivescovile ebbe il suo triste e tragico epilogo in un prato della campagna milanese.

« Il cardinale Andrea Ferrari giunse a Milano nel 1894, quando la città era scossa da forti fermenti sociali, politici e religiosi (che nemmeno lo stato di assedio e le cannonate del Gen. Bava Beccaris di quattro anni dopo riuscirono a reprimere). La sua intensa e zelante attività pastorale subito iniziata e rivolta in particolare alla gioventù ed ai più poveri suscitò reazioni diverse e non tutte favorevoli, al punto di spingere il fanatismo di un giovane ad attentare alla sua vita, il quale, fintosi scalpellino, si mise a studiare le abitudini del Cardinale e quando ritenne giunto il momento - mentre il campanone del duomo suonava il mezzogiorno, come era d’uso - riuscì, armato a penetrare nel Palazzo ed a raggiungere il suo studio. Il Prelato, accortosi delle intenzioni del giovane, si alzò dalla sedia e allargando le braccia fissò negli occhi il suo sicario rimanendo in attesa della fine. Il giovane però, colpito dal calmo e sereno atteggiamento della vittima designata ritrovò la ragione. Si gettò ai suoi piedi e, piangendo, chiese perdono. Buttata quindi l’arma raggiunse di corsa la Piazza. Pochi giorni dopo alcuni contadini trovarono su di un mucchio di letame, in mezzo al prato il corpo senza vita di un giovane (il falso scalpellino) con la gola squarciata. Delitto o suicidio? Mah! ».

E qui si ferma il racconto della "Signora Maestra Vicini" fatto alla mamma. La signorina Vicini insegnò prima, durante e dopo la prima guerra mondiale "a leggere, scrivere e fare di conto" agli scolari di varie età del nostro Paese, e poi nel tempo libero, si adoperava a tenere la corrispondenza tra le famiglie e i soldati al fronte.

Suo padre, titolare della "Farmacia S.Teresa" (ancora oggi aperta in piazzale Baracca) fin che visse conservò alla sua farmacia tutte le caratteristiche delle vecchie "Botteghe delle Spezie" (infatti i farmacisti venivano chiamati "i spezièe"). Mantenne le antiche vetrinette con i vasi in ceramica contenenti le spezie, gli alambicchi, il bilancino di precisione, il mortaio di legno levigato con il pestello necessario a preparare polverine e sciroppi ordinati dal dottore. Ancora il vaso di vetro contenente le sanguisughe utili a coloro che avevano "el Sang gross", più in là il solito recipiente dell’ "OLIO DI FEGATO DI MERLUZZO", così cattivo da ingoiare, ma necessario per la crescita di noi adolescenti. Infine all’ingresso l’immancabile campanellino che, tintinnando all’aprirsi della porta, avvertiva dell’entrata del cliente.

Io venni a conoscenza di tutta questa storia dalla mamma, nel tratto di strada che dal Policlinico ci portava al capolinea del 19 (allora davanti il Duomo). In piazza Fontana, la mamma alzando gli occhi mi disse : "Guarda Figliolo com’è bello il nostro Duomo, sembra un pizzo" poi volgendo lo sguardo a sinistra aggiunse: "Questa che tu vedi, fino a poco più di tre anni fa, era l’abitazione del Cardinal Ferrari: un Santo!" (non si era sbagliata).

Il tram ci scaricò all’ultima fermata davanti la "Gesa di Fràa" (ora piazza Velasquez). Poi sempre "cum pedibus calcantibus" verso casa.

All’imbocco della strada comunale il mio cuoricino ebbe un sussulto: finalmente potevo rivedere le verdi marcite con le rogge che tracimando, tenevano umido il terreno, favorendo la crescita dell’erba giovane e tenera; le campagne di grano "sotto il sol rimorte" e al ciglio della via in fila, le pinte di gelso con i loro frutti maturi (i mucuj li chiamavamo, dolciastri e succosi, ma che poi ci procuravano forti dolori di pancia e gravi dissenterie).

E laggiù la guglia del campanile della mia chiesa e le modeste case del mio paese. Oh come tutto mi sembra più bello e soprattutto mi sembra oltremodo nuovo. Eppure quei luoghi a me familiari li avevo lasciati meno di due mesi prima a bordo di una Autoambulanza Militare (residuo di guerra) sgangherata e traballante, per essere ricoverato al padiglione "Alfonso Litta" sala primo letto, numero uno, in una corsia di trenta letti, per le gravi ustioni di secondo e terzo grado, su tutta la gamba sinistra.

Alle prime case del paese, non vidi per la prima volta, davanti al portone di un cortile ben noto, la cara e dolce figura di un’esile donna avanti negli anni, che da sempre mi aspettava, sia all’uscita dall’asilo che al ritorno dalla scuola, per offrirmi, insieme al suo adorabile sorriso e ad una lieve carezza, un cialdino di menta (l’è un slarga fiàa – diceva) e per sentirmi la solita e dolce frase "Cara el me nan".

Allora un velo di tristezza scese sul mio volto e una lacrima mi bagno il viso mentre un brivido mi attraversava la schiena. Istintivamente ed inconsciamente le mie labbra mormorarono un nome "NONNA! NONNA!" ma nessuno rispose. Soltanto e solamente un buffo di vento caldo sfiorandomi si fece sentire.…

Alla fine di codesta storia mi accorgo di avere aperto alcune pagine del mio diario mai scritto e che gelosamente, fin dai tempi della mia infanzia, tenevo ben chiuse nella mia memoria. Ho fatto bene a renderle note?

Non so, comunque "cosa fatta capo ha".

Silvio Gorlini    

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SANTO DEL MESE

Santa Luisa de Marillac (1591 - 1660)

Figlia illegittima di Louis de Marillac, signore di Ferrieres, bella e ricca, quando, verso i vent’anni scoprì di essere nata da madre ignota, andò incontro a una profonda depressione che superò con difficoltà, decidendo di farsi monaca. I suoi tentarono di dissuaderla da tale scelta e, alla fine, la convinsero a sposare Antoine Le Gras, segretario della Regina di Francia. I due si sposarono nel 1613, ma ben presto, il marito si ammalò gravemente e questa seconda avversità gettò nuovamente Louise nello sconforto. Nel 1624 incontrò San Vincenzo De Paoli che aveva da poco creato le "Compagnie di carità", gruppi di assistenza e di soccorso disseminati in tutta l’Europa, che allora era devastata dalla guerra dei trent’anni. Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1625, Louse si dedicò completamente alle opere caritative, occupandosi soprattutto della riorganizzazione delle Compagnie femminili che si trovavano nelle zone rurali. Le capacità di Louise, che ben presto divenne istruttrice di altre ragazze, portarono, nel 1633, alla creazione delle "Figlie della carità", monache senza chiostro e senz’abito proprio - una novità rivoluzionaria per quei tempi - dedite al servizio dei poveri. Già nel 1660 il nuovo ordine contava una cinquantina di case e la dedizione di Louise stupiva lo stesso S.Vincenzo. Louise de Marillac morì nel 1660 e venne canonizzata nel 1934 da Pio XI.

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SETTE BOCCONCINI STORICI DI TRENNO

(prima puntata)

Correva l’anno 1199, quando una controversia opponeva il prevosto ed i canonici della basilica di Sant’Ambrogio all’abate ed ai monaci dell’attiguo convento, quello che era al lato dove ora si situa l’Università Cattolica, del quale resta tuttora il plurisecolare campanile, quello che dei due è a destra dell’entrata principale della basilica: dall’Urbe, da Roma, il Papa Innocenzo III incaricò il prevosto di Trenno, insieme all’arcidiacono di San Giovanni di Pavia, di trovare a quella vertenza la più opportuna sanatoria.

Inoltre, la basilica di Sant’Ambrogio, e TRIENNIUM, sono nominati in una più antica testimonianza documentale: è del 17 marzo dell’877 del primo millennio!

Ben più antiqua dunque deve ritenersi la nostra storica Trenno.

Il 1017 invece è l’anno in cui è testimoniata l’esistenza della chiesa San Giovanni Battista. È in un documento di scambio di terreno tra Arialdo da Baggio e la basilica Sant’Ambrogio che aveva una sua proprietà in zona Figino, territorio trennese.

Nella "pieve" di Triennium stanziava un capitaneato, di cui si dice in un documento del 1248. Infatti Trenno è presidio militare. Sentinella prealpina della difesa milanese contro le orde barbariche le cui scorrerie insanguinavano e devastavano le contrade della grande pianura. Vi erano pure ben 4 chiese solo nel capoluogo: San Giovanni Battista, San Pietro, Santa Maria, e San Cornelio con San Cipriano.

Documenti del XII secolo testimoniano che alla pieve di Trenno facevano capo ben 9 villaggi: Feglinum (Figino), Lampudianum, Quartellum, Quartum, Quintum, Sanctus Leonardus, Sanctus Romanus, Laurentilium, Arisum (Arese). Mentre altro documento indica che alla fine del XII secolo la pieve di Trebennius ha una estensione giuridica in ben 19 località, in un territorio che comprende Arese, Caregnano, San Siro, un non ben definito Salvazio; ed ancora Boldinasco, Cerchiate, San Pietro in Sala, Lorenteggio, Mazzo, oggi di Rho, Pantanedo, Terrazzano, ...

Tal vasto territorio veniva detto "plebano", luogo della plebe. Il popolo della terra. I lombardi del lavoro agricolo. Sostenitori alimentari della metropoli Mediolanum.

Quindi, il nostro bel borgo antico, costituiva difesa militare, e produceva forniture alimentari. Perciò, era una base forte. Tutta intorno ad un generativo nucleo ideale e concreto: la fonte viva del battesimo, l’aula dell’assemblea e della Parola, l’altare eucaristico, ed i bronzei richiamanti unitivi rintocchi delle martinelle di un vetusto campanile, la voce amica che nell’aria risuonava fraterna, e dolce e rinforzante fluiva nei cuori, tra vaste silenti contrade, brulicanti di pacifici armenti.

Dunque, Triennium, base forte, volta alla conservazione ed allo sviluppo della vita. E della fede.

L. M. B    (continua)    

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L’AVVENTURA DI MILANO

Nello zaino con cui siamo arrivati a Trenno non c’erano soltanto vestiti ed effetti personali, ma anche curiosità, entusiasmo e voglia di crescere. Siamo arrivati all'incontro di Taizé (chi per la prima volta, chi già pellegrino a Taizé) con l’intento di vivere un forte momento personale, e magari di arricchirlo con un’esperienza umana vivace e allegra.

Noi di Verona (Matteo, Ileana e Alessandro) per la verità eravamo un po’ scettici sull’accoglienza dei milanesi, in quanto hanno la fama di essere abbastanza snob, ma ci siamo completamente ricreduti. L’accoglienza, infatti, sia delle famiglie sia del Centro Parrocchiale, ci ha sbalorditi: preparata da persone molto disponibili, organizzata, calorosa nonché ottima dal punto di vista culinario (ma quante torte ci avete preparato?).

La nostra vita si è svolta perlopiù in Fiera, anche perché eravamo addetti al servizio di distribuzione del pranzo (che ci ha tenuti occupati per una parte della giornata), ma nei momenti di permanenza in parrocchia abbiamo avuto il contributo di tutti - giovani, adulti, famiglie, parroco - per cui ci siamo sentiti molto bene. In particolare sono state molto ricche e coinvolgenti le testimonianze negli incontri del mattino, seppure con tutti i problemi di traduzione che ne derivavano (risolti a volte con un "Boh" e una risata).

In Fiera invece eravamo "solamente" noi 100.000: ragazzi venuti da ogni parte d’Europa (e non solo) per pregare assieme e per ascoltare le parole di un "vecchierello canuto e bianco", un uomo dal cuore grande e che punta fermamente sui giovani come spirito, forza trainante della società. Frere Roger ha saputo concretamente mettere al centro della sua vita il Dio unico dei cristiani, cattolici e protestanti, evangelici e ortodossi, ed è stato con noi per testimoniare (e noi lo abbiamo sperimentato) che questa comunione di popoli e religiosi è possibile. Siamo rimasti toccati dai momenti di preghiera in cui migliaia di giovani seduti in silenzio si rivolgevano a Dio e cantavano in tutte le lingue. Frere Roger si è soffermato in particolare sul concetto della riconciliazione, che dobbiamo riuscire a realizzare, e su una domanda: "Ci sono nel mondo realtà per le quali vale veramente la pena vivere?". Ognuno di noi dovrebbe scoprirle e viverle pienamente e ciò è possibile solo chiedendo aiuto a Dio.

Ci sono stati anche momenti di vero spasso. Si sa che, in mezzo a giovani, soprattutto con una sagoma come Giovanni (il ragazzo rumeno da Roma, impossibile che non l’abbiate conosciuto!), ci sono mille occasioni per fare amicizia, per cantare (O sole mio!), per scherzare ed abbordare, ehm, conoscere ragazze, e via dicendo. La festa del 31 Dicembre è stata così divertente e coinvolgente che nessuno voleva andare a casa. Certo che con tutti i dolci e le leccornie che avete preparato ci avete proprio viziati!

Capodanno è stato un giorno triste per tutte le volte che abbiamo dovuto salutare degli amici che forse non vedremo più e con i quali abbiamo vissuto momenti indimenticabili. Ci resta comunque un ricordo speciale che terremo con noi per sempre e che ci spingerà ad andare avanti, alla ricerca di quel qualcosa "per cui vale veramente la pena vivere".

Alessandro, Ileana e Matteo

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Don Pierluigi Giroli

Sabato 17 aprile 1999

ore 10.30 nella chiesa di S.Romano
Ordinazione sacerdotale

Domenica 18 Aprile 1999

Nella nostra chiesa
prima Messa

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info  


www.parrocchie.it/milano/trenno

per chi naviga, forse non è una novità, per chi legge potrebbe non dire nulla.

La notizia però è ufficiale: anche la parrocchia S. Giovanni Battista in Trenno è presente sulla rete mondiale di Internet con un proprio sito. La sperimentazione fatta lo scorso anno per la Sagra di S. Giovanni ci ha permesso di fruttare al meglio le conoscenze dei meccanismi che regolano l'accesso in rete, e grazie alla caparbietà di un giovane web master e suo fratello, alla pazienza di un papà, alla ospitalità su un server disponibile, all'aiuto e all'incoraggiamento a proseguire da parte di amici è nato il sito.

Lo scopo è quello di avere un luogo virtuale in cui incontrarsi, trasmettere od avere informazioni e notizie sulla vita della parrocchia (è presente anche l'edizione online di Albatros) per chi ha difficoltà ad uscire di casa o può collegarsi direttamente dal lavoro, anche la realtà decanale sul web potrebbe essere fatta un po' più nostra. Non vuole certo sostituirsi alla bellezza di un incontro diretto tra le persone, di una chiacchierata tra amici, a gesti concreti di solidarietà. E' uno strumento come altri, vivo se partecipato. Vi aspettiamo in rete con la vostra disponibilità, le critiche, i suggerimenti e le idee.

Scriveteci presso la redazione di Albatros o E-mail  mboat@iol.it.

Luca, Paolo e Marco  

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VACANZE ESTIVE 1999

Quest’anno andremo ad Antermoia (1650 s.l.m.) in alta Val Badia. In due turni:

11 - 18 luglio per i ragazzi dalla IV elementare alla II media.

18 - 25 luglio per i ragazzi della III media e per gli adolescenti.

Il costo giornaliero è di £ 42.000 più il viaggio di andata e ritorno con il pullman. Per informazioni rivolgersi a don Giulio.

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CERCO LAVORO

Uomo originario dello SRI LANKA (età 37 anni) cerca lavoro come collaboratore domestico. Ha già lavorato a Trenno.

Per referenze telefonare alla Sig.ra SARFATTI SANDRA

Tel. 02/29060210
Cell. 0335/295857

Per ulteriori informazioni rivolgersi ad Albatros.

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Il gruppo liturgico cerca amplificatore 50-60 W per rinnovare l’attuale nostro per chitarra.
Contattare Sandro tel. 02/48202283


La comunità di Trenno è lieta di accogliere nel mondo dei maggiorenni tre suoi figli: Silvia Raia, Marco Polo e Davide Oscuri. Auguroni !!!


La redazione di Albatros fa i migliori auguri alla Signora Virginia Leoni - vedova Galli - che lo scorso febbraio ha compiuto 97 anni. Cordiali auguri.


Romano Emanuele si è laureato brillantemente in fisica il giorno 4 febbraio 1999. Complimenti !!!


Siamo alla ricerca di persone disponibili ad accompagnare un ragazzo di 12 anni a nuoto, il mercoledì dalle 11,30 alle 14,00. Chiunque possa dare la sua disponibilità contatti il don Giulio. Grazie

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Gruppo SISAL/TOTO/CONCORDIA organizza:

VIAGGIO A MONACO DI BAVIERA - CATELLI BAVARESI - SALISBURGO

Come ogni anno, il gruppo, organizza un viaggio turistico in pulman.
Quest’anno si svolgerà dal 26/5 al 30/5 a Monaco di Baviera con visita dei principali castelli bavaresi e a Salisburgo.
La quota approssimativa è di £ 1.000.000 a persona.
Chi fosse interessato o desidera ulteriori informazioni può rivolgersi a

Enrico Locatelli   tel. 48202130/48202279
Antonio Giupponi tel. 4522319
Dante Moltani tel. 4522371

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ANAGRAFE PARROCCHIALE

BATTESIMI

1      BULOTTA MATTEO, nato il 1 settembre ‘98, è stato battezzato il 31 gennaio.
        Abita con i genitori in via Rizzardi 22.

2      CAVARRETTA CARMINE, nato il 19 settembre ‘98, è stato battezzato il 31 gennaio.
        Abita con i genitori in via Carpi 4.

3     COLOMBO GAIA VALERIA, nata il 13 aprile ‘98, è stata battezzata il 31 gennaio.
        Abita con i genitori in via De Chirico 4.

4     MANCUSO NICOLAS, nato il 21 agosto ‘98, è stato battezzato il 31 gennaio.
        Abita con i genitori in via Lampugnano 156.

5     BISCEGLIA GIORGIA, nata il 17 settembre ‘98, è stata battezzata il 31 gennaio.
       Abita con i genitori in via Balla 14.

DEFUNTI

4     PUGNETTI TRANQUILLA, di 72 anni, è morta il 3 febbraio ’99.
       Abitava in via Giorgi 13.

5     PRANDI MARIA, di anni 88 e deceduta il giorno 17 febbraio ‘99.
       Abitava in via De Chirico 6.

6     GALBIATI OSVALDO, di 77 anni, è deceduto il 25 febbraio ’99.
       Era ospite presso l’istituto Palazzolo.

MATRIMONI

1     FERRARI STEFANO e DI BENEDETTO LETIZIA MARIA si sono uniti in matrimonio
       il 13 febbraio ‘99.

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