Febbraio 1999 Anno VII n°66



Omelia dell'arcivescovo         (del Card. Carlo Maria Martini)
I frutti di Taizé           (di Silvia)
Un appunto sulla quaresima
         (Don Tonino Bello)
Sette bocconcini storici di trenno -introduzione-        (di L.M.B.)
A proposito della Bosnia...
Johann Christoph Storer, un pittore tedesco a Trenno      (di Gianantonio Grisani)
Laboratori       (di Anna)
Guardaroba Caritas
Anagrafe parrocchiale


Siate dunque una comunità in cui regna:

Misericordia
Pazienza
Perdono
Sopportazione
Mansuetudine
Bontà
Umiltà

Una comunità nella quale al di sopra di tutto c’è:

Carità

Una comunità che gode della pace di Cristo.

Dall’omelia del Cardinal Martini durante la visita pastorale nella nostra parrocchia


TRA MEMORIA E PROFEZIA

Omelia del nostro Arcivescovo in occasione della visita pastorale effettuata a Trenno il 23 gennaio 1999
- Festa della S. Famiglia -

 

Carissimi parrocchiani della parrocchia di San Giovanni Battista in Trenno,

sono molto lieto di essere ancora una volta in mezzo a voi, di rivedere questa bella chiesa ricca di splendidi capolavori d’arte, di ricordare qui la lunga tradizione di questa chiesa e di questa parrocchia che ha radici molto lontane, radici secolari. Fin dall’anno Mille esisteva qui una chiesa dedicata a San Giovanni Battista. E la storia di questa parrocchia registra le visite di grandi santi: San Carlo Borromeo nel 1500, il cardinale Federico Borromeo all’inizio del ‘600 e poi gli altri vescovi successivi, le visite del beato cardinal Ferrari in questa chiesa, le quattro visite del beato cardinale Schuster e poi le visite dei miei immediati predecessori: il cardinale Montini e il cardinale Giovanni Colombo. Ecco quindi una grande storia che io incontro in questa chiesa e in questa parrocchia. Una parrocchia che sta vivendo una nuova esistenza, perché a partire da circa venti - trent’anni fa la nuova urbanizzazione ha trasformato e sta trasformando il tessuto sociale. E quindi una parrocchia che ritrova una nuova fisionomia e una nuova giovinezza.

Saluto quindi cordialmente ciascuno di voi che rappresentate la parrocchia intera e per mezzo vostro vorrei che il mio saluto giungesse a tutti gli abitanti ormai numerosi di questa parrocchia. Saluto i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, i giovani, gli adulti, gli anziani; chiedo di portare un particolare saluto ai malati nelle loro case. Ricordo con commozione e gratitudine un malato, il vostro precedente parroco, don Antonio, che il Signore ha disposto che santificasse la parrocchia con le sue sofferenze, come sta facendo tuttora, perché vi ha voluto molto bene e vi ama ancora molto. E saluto poi in particolare con affetto e riconoscenza il vostro attuale parroco don Giulio, da poco vostro pastore, che porta in questa parrocchia le energie della sua giovinezza e l’esperienza del suo precedente ministero pastorale.

Ho visto dai documenti che mi avete fatto avere e dal vostro notiziario parrocchiale che vi siete preparati bene a questa visita, che l’avete intesa come incontro di fede e di verifica pastorale. Vi siete sentiti chiamati a fare il punto della situazione, interrogandovi su cosa voglia dire essere Chiesa oggi, in questo quartiere della città, e facendovi le domande giuste. Domandandovi: la Comunità Cristiana di Trenno rappresenta di fatto un’occasione propizia per chi cerca oggi il Signore qui? E per coloro che magari non cercano, siamo una comunità aperta che accoglie, che attrae? Tutte domande alle quali anche la Visita Pastorale vi aiuta a dare una risposta.

[...]

Ed ecco che allora, dopo avere riletto queste tre letture, vengo a parlare ancora un poco di voi, di questa vostra parrocchia dedicata a San Giovanni Battista, esponendovi, a partire dalla Visita Pastorale, due constatazioni e due sfide.

Una prima constatazione l’ho già accennata. La vostra comunità sta vivendo profondi cambiamenti, rispetto alla storia passata,

immersa in mezzo ai campi, legata all’agricoltura, alla coltivazione. Cambiamenti dovuti alle mutazioni sociali e urbanistiche in corso: Trenno, da piccolo paese, diviene un grosso quartiere della città. Ed è importante che in questo cambio la comunità cristiana non si chiuda in se stessa quasi nella nostalgia dei bei tempi passati, ma si impegni nell’integrazione dei nuovi abitanti. E in questo lavoro sarà importante una pastorale d’insieme, con le altre parrocchie del decanato Gallaratese (per questo anche il decano mi accompagna e concelebra con me nella Visita Pastorale), per realizzare insieme quanto supera i confini della parrocchia.

Una seconda constatazione riguarda il tono, potrei dire la temperatura della vostra parrocchia. È un tono forte, la vostra parrocchia è impegnata, è attiva. So anche che è alle prese con problemi organizzativi e problemi strutturali e lo fa con coraggio. Non dimenticate mai le ragioni di fondo di questo vostro impegno e coltivate l’impegno formativo e spirituale. Trovate sempre il cuore della parrocchia nella dimensione contemplativa della vita. Lasciatevi nutrire dalla Parola di Dio, proposta nella lectio divina, nei gruppi di ascolto, nella catechesi, assimilata nell’Euca-ristia. Sarete allora una parrocchia attiva e impegnata che non ha paura di affrontare problemi anche difficili.

Queste dunque le due constatazioni: i profondi cambiamenti e il forte impegno che richiede una radicazione spirituale.

Ed ora le due sottolineature, le due sfide: sono la famiglia e i giovani.

È bello poter parlare oggi, proprio in questa Festa della Famiglia, dell’esperienza che la vostra parrocchia fa, sentendo la famiglia come punto nodale di ogni proposta pastorale. Sforzatevi dunque di curare le famiglie dei ragazzi che frequentano l’iniziazione cristiana e l’oratorio, di curare i fidanzati e le giovani coppie e di fare attenzione anche alle famiglie in difficoltà. La famiglia è al centro oggi di scottanti problemi sociali che toccano poi il punto di degrado nel rifiuto della vita, nella devianza giovanile, nell’emarginazione degli anziani. Curare la famiglia vuol dire curare la società, avere a cuore la famiglia vuol dire innalzare il tono e la temperie spirituale della parrocchia intera.

Sia dunque vostra prima sfida quella della famiglia, e la seconda è quella dei ragazzi e dei giovani. È un settore difficile della pastorale: voi lo sapete bene, ve ne rendete conto. Ma insieme è la realtà che riguarda il futuro della comunità. Concentrate le vostre forze su questa attenzione, ricordando che i giovani si aspettano proposte di fede impegnative e serie, cercate la più ampia collaborazione, soprattutto per l’oratorio, con i genitori e gli adulti. Non abbassate mai il livello della proposta educativa. È importante che voi desideriate magari anche un sacerdote giovane - non posso dire ora se la Diocesi potrà darlo, cercheremo di fare il possibile -, ma l’importante sarà che voi vi diate un progetto forte che impegni molti educatori, che evidenzi le finalità profonde dell’amore ai giovani, che solleciti la presenza di figure educative significative. Impegnatevi dunque molto: famiglie, educatori, adulti, giovani, per i più piccoli, per i ragazzi, per gli adolescenti, per i giovani.

E infine vorrei ricordarvi una grazia che vi attende, come attende tutto il decanato: la grazia della Missione Decanale. Una grazia che può dare a tutti i vostri gruppi una ricarica missionaria, una grazia che vi aiuterà anche ad avvicinare chi vi appare ancora lontano o indifferente. Auspico che da questa Missione, che si compirà verso la fine del 2000, nascano molti gruppi di ascolto della Parola di Dio, che si aggiungano a quanti già stanno frequentando il Corso Biblico decanale o seguono la catechesi degli adulti. Preparate dunque bene gli animatori e l’intera comunità parrocchiale.

E da ultimo vi richiamo il vostro progetto pastorale che ho considerato con attenzione, che sarà importante riprendere, ritrascrivere. Ho tenuto presente anche ciò che riguarda le strutture da riordinare, dentro un progetto globale da attuare gradualmente e pazientemente.

Sia dunque la vostra descrizione quella che ho dato a partire dalla seconda lettura. Una comunità in cui regna misericordia, bontà, umiltà, mansuetudine, pazienza, sopportazione e perdono. Una comunità nella quale al di sopra di tutto c’è la carità. Una comunità che gode della pace di Cristo. Potremo allora insieme esprimere con gioia la nostra riconoscenza a Dio.

Card. Carlo Maria Martini

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I FRUTTI DI TAIZÉ

Il CICLONE TAIZÉ è passato ormai da un mese: la nostra città ha tremato di fronte ai 100.000 giovani convenuti qui a Milano per il XXI° Incontro Europeo e non posso nascondere che anche la nostra Comunità ha vacillato e allo stesso tempo gioito in mezzo ad una simile invasione.

Tutto ha avuto inizio la mattina di lunedì 28 dicembre, quando sono arrivati i 100 giovani assegnati alla nostra parrocchia: polacchi, lituani, serbi, croati, bosniaci e italiani (di Trento e Verona)... e non dimentichiamo il mitico Gerhard, l’unico austriaco e nostro animatore! Il nostro oratorio non aveva nulla da invidiare al più efficiente degli "uffici di collocamento", nonostante le w, y, z, h e gli accenti vari dei nomi dei giovani (la lingua polacca, in particolare, soffre di una cronica carenza di vocali e consonanti "normali"). Di questi 100, 63 hanno trovato ospitalità in famiglia, il resto in oratorio.

Come certamente saprete, ogni mattina alle 8.30 partecipavano alla preghiera comune nella nostra chiesa; veniva poi il momento in cui ascoltare le testimonianze dei "segni di speranza", di quelle persone, cioè, che abitano accanto a noi e che nella loro quotidianità cercano di vivere in modo concreto il loro essere cristiani. Poi pranzo, preghiere e gruppi di lavoro in Fiera e infine ritorno in parrocchia.

Momenti particolari sono stati la veglia dell’ultimo dell’anno (probabilmente nessuno di noi aveva mai pregato in una simile occasione), la festa che ha avuto inizio subito dopo (dove tutti hanno giocato, senza paura di essere ridicoli), la S. Messa del 1° gennaio e naturalmente il pranzo in famiglia. Le cose da raccontare, compresi i momenti più divertenti causati dal naturale ostacolo di lingua e cultura diversa, sarebbero veramente tante, ma lo spazio (e non il tempo) è per noi tiranno! Ciò che a noi interessa è rileggere questa esperienza alla luce dei valori che ci ha mostrato e che ci ha fatto riscoprire. L’incontro di Taizé è stato, a mio avviso, un grande SPECCHIO per la nostra Comunità: ci ha mostrato relazioni, modi di pregare e di vivere la Parola di cui non abbiamo coscienza, forse perché così quotidiani da risultare a noi normali. Ne sono una prova i tanti "segni di speranza" che siamo riusciti a contattare: gente come noi che vive il volontariato come una risposta diretta al proprio essere cristiani. E lo stesso nostro modo di vivere la Messa: alcuni polacchi sono rimasti allibiti dalla bellezza della nostra liturgia, dove il prete è parte integrante dell’assemblea, dove si sente il respiro di una Comunità riunita attorno alla Mensa che le dà vita. E che strano per noi sentire che all’estero i bambini non hanno l’ora di catechismo per imparare a conoscere Gesù e, soprattutto, per imparare a vivere insieme come Lui ci ha insegnato. È difficile per me immaginare una Parrocchia senza oratorio e senza educatori (e magari anche senza prete). Tutte queste cose per noi sono state una vera e propria riscoperta.

Grazie all’incontro di Taizé abbiamo anche capito come sia grande la nostra voglia di aprirci all’altro. Forse nei mesi di preparazione l’indifferenza di tanti mi ha messa a dura prova, ma poi quante telefonate... tutti volevano "gli stranieri" nella propria casa (avremmo potuto accogliere comodamente il doppio o il triplo delle persone, ma ormai era troppo tardi).

E tutti hanno collaborato: adolescenti, giovani, adulti, anziani. Insieme siamo potenzialmente capaci di grandi cose: non dimentichiamolo per il futuro, e scrolliamo via per tempo le paure e le ansie che ci bloccano!

Accanto a tutte queste constatazioni, però, la cosa che porto nel cuore ripensando a quei giorni è sicuramente il volto e l’abbraccio di alcuni di quei giovani (non di tutti, erano troppi!).

Il Signore ha voluto intrecciare per un istante le nostre vite, per poi ridividerci senza esitazioni. Ora posso dire di avere amici in tutto il mondo; quasi sicuramente ci perderemo di vista e anche i contatti epistolari (o "e-mail", come va ora di moda) andranno scemando, ma chissà, non si può mai sapere. E, soprattutto, mi hanno dimostrato che è possibile sentirci veramente fratelli perché figli dello stesso Padre, e questo in un arco di tempo veramente misero. Forse troppo spesso lo dimentichiamo con le persone che vivono accanto a noi tutti i giorni.

Il nostro Arcivescovo, nella sua lettera alla Diocesi del 6 gennaio, con cui ha ringraziato le famiglie e le Comunità che hanno accolto, ha posto un forte accento anche sulla preghiera: "Abbiamo sperimentato lunghi e intensi momenti di preghiera, di silenzio, di ascolto alla Parola; (...) abbiamo sperimentato ancora una volta che si può pregare, tacere, meditare, cantare, anche oggi, anche in tanti, anche in una città e in una società, laica e complessa, come la nostra. La preghiera personale, familiare e comunitaria dovrà essere l’alimento quotidiano e quasi il respiro indispensabile della nostra vita: una preghiera dalle forme molteplici, capace di coinvolgere anche i sensi, (...), una preghiera accessibile a tutti, che sappia anche valorizzare formule semplici, nuove o tradizionali, ripetitive o mnemo-niche".

Proprio rispondendo a questo invito e a quello di lavorare sempre più insieme, vogliamo continuare a far nostri i canti e i ritmi tipici della "preghiera di Taizé": l’ultimo giovedì del mese, a turno, le parrocchie del nostro Decanato animeranno questo momento di preghiera e di riflessione. In aprile è anche in programma una settimana per giovani proprio a Taizé (iscrizioni e informazioni in parrocchia).

A fronte di quanto detto, non posso che ringraziare tutti, da chi ha fortemente voluto l’incontro (frère Roger, cardinal Martini) a quanti hanno accolto e collaborato.

GRAZIE TAIZÉ!!!

Silvia      

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UN APPUNTO SULLA QUARESIMA

Don Tonino Bello

Cenere in testa e acqua sui piedi. Tra questi due riti, si snoda la strada della quaresima. Una strada lunga, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa, perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri.

A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì (domenica per noi ambrosiani, n.d.r.) delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, e il tempo quaresimale è un momento privilegiato. Pentimento e servizio sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all’acqua, più che alle parole. Non c’è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no, perché espresse con i simboli, che parlano un «linguaggio a lunga conservazione». È difficile, per esempio, sottrarsi all’urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un’autentica martellata quel richiamo perentorio all’unica cosa che conta: «Convertiti e credi al vangelo».

Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci dalla testa ai piedi.

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SETTE BOCCONCINI STORICI DI TRENNO

(introduzione)

Insomma, dove abitiamo? dove han sito le nostre dimore? dove scorrono i nostri passi? ...? Saranno solo svelti cenni sull’antico borgo e sulla sua chiesa. Ciò soltanto per accendere appena pensieri e immagini di questa antica terra di un popolo laborioso e credente.

Stando in questo sito, noi non siamo ormai tutti trennesi? E il nuovo parroco non lo è anche lui?

E... non dimentichiamo l’ottimo e garbato lavoro degli utili dati storici e topografici svolto da Gianantonio, ed altrettanto i simpatici e interessanti spunti del Gorlini, che ci hanno accompagnati in questi anni.

Quasi esattamente cento anni dopo la scoperta dell’America (ottobre 1492), il 24 giugno del 1592, nella ricorrenza della natività di San Giovanni Battista, in Trenno, un evento molto significativo per la Diocesi Ambrosiana, e per le pratiche della fede, segna forte l’importanza storica della nostra Parrocchia. Ma lo diremo poi nel prosieguo dei brevi sintetici accenni storici, in corso di parola su queste pagine.

Inizieremo invece prendendo il loro filo da altre circostanze, pure esse indicative dell’importanza del ruolo esercitato da Trenno nei lontani secoli del passato.

E poi, la storia di questa chiesetta, ove nei secoli i fedeli lombardi delle marcite trennesi cantarono i gloriosi unitivi inni del credo cristiano, nasconde un vero interessante segreto... che col tempo, se sarà opportuno, potrà essere svelato... E se sarà, sarà una lieta importante novella!

(nel prossimo numero la prima puntata) L. M. B.

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A PROPOSITO DELLA BOSNIA...

A partire da sabato 30 gennaio, in via della Signora 3 a Milano, si terrà un corso di lingua e cultura bosniaca (grammatica essenziale, lettura di articoli di giornale, lettura di poesie, ascolto di musica, conversazione). Il corso avrà la durata di circa venti incontri. Ogni incontro durerà tre ore, dalle 14,30 alle 17,30, ed il costo di una sola ora sarà di £ 2500. Il ricavato verrà totalmente destinato al finanziamento della colonia estiva, che si terrà nella cittadina di Bosanska Krupa dal 3 luglio al 15 agosto (sono previsti almeno tre incontri di formazione).

Per chi fosse interessato al corso e/o alla colonia e per qualsiasi altra informazione a riguardo, contattare:

Michele Tonutti (tel.: 024520042)
Roberto Limonta (tel.: 039653736)
(entrambi dopo le ore 21).

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LABORATORI

Hai visto l’albero di natale e la vetrata davanti al battistero in fondo alla chiesa? Li hanno preparati ragazzi, bambini e adulti durante l'attività di laboratorio la domenica pomeriggio. Così pure hanno confezionato altre decorazioni o piccoli oggetti.

Ora l'attività è ripresa con tanti nuovi progetti ....

Aspettiamo anche te, ogni domenica pomeriggio dalle ore 16 alle 17.30 in oratorio, puoi mettere alla prova la tua fantasia, l'abilità delle tue mani e passare un po' di tempo in compagnia !!!

L'attività dei laboratori è aperta ai bambini e ragazzi dalle elementari alle medie, è in oratorio un occasione per lavorare insieme al di fuori dell'ora di catechesi o del gioco. Preziosa è la partecipazione di giovani ed adulti.

Anna             

N.B. Cerchiamo materiale (anche di recupero): lana, cotone, perline, stoffa, carte di vario tipo, semi, vasetti in coccio o vetro, scatole piccole di plastica o di cartone, pizzi, merletti, francobolli usati ...

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Johann Christoph Storer, un pittore tedesco a Trenno

L’accurato restauro, avvenuto nel 1996, della magnifica pala d’altare - Adorazione dei Magi - sita nell’omonima cappella di destra della nostra parrocchiale, ha consentito di attribuire con sufficiente certezza la sua realizzazione al pittore tedesco Storer. Sono così definitivamente cadute le attribuzioni che collocavano genericamente tale opera fra quelle della scuola di Rubens.

Nato nel 1611 a Costanza, storica città posta sull’omonimo lago al confine con la Svizzera, Storer raggiunse l’Italia verso il 1639 sulla scia di tanti artisti nordici che venivano nella penisola a studiare l’arte rinascimentale. Dopo essersi fermato per qualche tempo nel bergamasco dove per secoli, ma segnatamente nel XVII secolo, la pittura ha conosciuto uno straordinario rigoglio e dove Storer fu attivissimo, il pittore tedesco raggiunse Milano nel 1640 e vi operò fino al 1657. E’ il caso di ricordare che proprio in quegli anni era in costruzione la nuova chiesa di S.Giovanni Battista a Trenno.

A Milano Storer fu allievo di Ercole Procaccini, ma rivolse i suoi interessi anche in altre direzioni, affascinato, come suggeriscono i suoi affreschi nella Certosa di Pavia, forse eseguiti nel 1646, dal linguaggio di Daniele Crespi e del Cerano.

Storer lavorò moltissimo a Milano dove assurse ad una posizione di buona celebrità. Come attesta la "Strage degli Innocenti" nel transetto destro della Basilica di S.Eustorgio e la "Adorazione dei Magi" nella nostra parrocchiale, egli fu mediatore in Lombardia di un linguaggio monumentalmente barocco, di chiara marca rubensiana.

Tali sono i connotati anche degli affreschi che coprono la volta semisferica della cappella di S.Sisto nella Basilica di S.Lorenzo Maggiore: vi è rappresentata la "Gloria di S.Sisto" e la focosità pittorica dello Storer si concentra nella ricerca di preziosità cromatiche e nella definizione morbida degli incarnati.

Ma lo Storer ha lavorato anche in altre chiese milanesi come nella Basilica di S.Marco dove, in équipe col già citato Ercole Procaccini nonché il Montalto, lo Scaramuccia ed il Busa, ha lasciato un’impronta inconfondibile della sua arte negli affreschi della cappella del Crocefisso con spunti cromatici rossastri di derivazione rubensiana intersecati a cromatismi blu ispirati al Van Dyck del periodo genovese.

Fra i numerosi committenti privati milanesi lo Storer annoverò il feudatario di Trenno - il conte Camillo Melzi - che gli ordinò la tela che oggi possiamo ammirare e che può essere considerata un capolavoro della pittura barocca.

Gianantonio Grisani

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GUARDAROBA CARITAS

Si ricorda che gli abiti in buono stato non vanno inseriti nel cassonetto giallo (abiti da macero), ma vanno portati al guardaroba Caritas il lunedì e il giovedì dalle ore 16.00 alle ore 18.00.

Iniziamo ad essere carenti di vestiario invernale.

Chi fosse intenzionato a darci un aiuto nella sistemazione e distribuzione di vestiti può mettersi in comunicazione con don Giulio.

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La redazione di Albatros partecipa alla gioia della signora Angela Grassi che festeggia 85 anni di vita in mezzo a noi.
Tanti auguri!


ANAGRAFE PARROCCHIALE

BATTESIMI

31    MIRANDA MATTEO, nato il 6 settembre ’98, battezzato il 20 dicembre.
        Abita con papà e mamma in via De Chirico.

DEFUNTI

19    GRAMATICA ANGELO, di 89 anni, residente in via Balla 16, è morto il 24 dicembre ’98.

1      BOSCHETTI GIORGIO è morto improvvisamente il giorno 8 gennaio 1999.
        Abitava in via De Chirico 4.

2      ZECCHI PALMIRA vedova Benazzi è deceduta il 16 gennaio ’99.
       Abitava in via Rizzardi 22.

3     COLOMBO OSVALDO è deceduto il 18 gennaio ‘99 a 66 anni.   
       Era ospite dell’Istituto Palazzolo.

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