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24 ottobre 2005

Davide.it

Agosto 2005 - "Indimenticabile" è poco!

“…Quel ramo del lago di Scutari, che da una parte volge verso il Montenegro, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume; e il ponte, che congiunge Scutari a Shiroka da una parte e a Oblike dall’altra, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e il Buna comincia, per trasformarsi poi nel fiume Drin…”. 

In questo posto anche molto suggestivo dal punto di vista naturale, ma povero e quasi irreale per noi giovani studenti di metropoli, siamo andati tra il 30 luglio e il 12 agosto di quest’anno. Con noi anche don Stefano, Alessandra, Claudio, Letizia, per un’esperienza diversa, non una vacanza come le altre, ma una sorta di piccola missione umanitaria, mettendo tutti noi stessi al servizio dei fratelli. 
Dopo ben nove ore di ritardo, passate gioiosamente nello splendido aeroporto di Verona, siamo giunti finalmente a Tirana: ognuno di noi si sentiva un po’ smarrito e preoccupato per questa nuova avventura, ma nello stesso tempo incuriosito ed eccitato. Appena usciti dall’aeroporto, ci siamo resi conto che avremmo avuto a che fare con una realtà del tutto diversa: la strada piena di buche e non del tutto asfaltata, i mezzi di trasporto logori e tenuti insieme per miracolo. 
Siamo rimasti senza parole quando abbiamo appreso che ciò che a noi sembrava preistoria, era invece, rispetto all’anno precedente, un grande miglioramento. Dopo meno di due ore di viaggio, verso le tre di notte, giungemmo a Shiroka, un piccolo villaggio sulla sponda destra del lago di Scutari, a circa 15 km dal villaggio di Oblike, già gemellato con il nostro oratorio. Qui siamo stati ospiti dei padri orionini – padre Giuseppe e padre Rolando -, grazie ai quali abbiamo avuto l’onore di conoscere ogni segreto del posto. Dopo una giornata di assoluto riposo, impiegata fra l’altro per prendere dimestichezza del posto, e la prima s. Messa insieme alla piccola comunità di Oblike, finalmente il giorno successivo iniziava la nostra attività con i bambini. 
Di solito la mattina la trascorrevamo insieme ai ragazzi nell’ oratorio di Shiroka, facendo una sorta di oratorio estivo con giochi e balli in quantità. Nel pomeriggio eravamo invece noi ad andare ad Oblike per visitare le famiglie, venendo a conoscenza di terribili situazioni familiari e della semplicità delle case, e fare due chiacchiere con i ragazzi, arrangiandoci in qualche modo con l’albanese. 
Senza dubbio siamo stati colpiti da un duplice sentimento: da una parte la gioia nel vedere la semplicità e l’allegria di questi ragazzi, che sorridono per poco e si accontentano molto facilmente; dall’altra la rabbia causata dalla consapevolezza che l’Albania, terra preziosa dal punto di vista naturalistico, viene continuamente lasciata a sé stessa. Di fronte a questo abbandono ci viene spontaneo il desiderio di fare qualcosa in più: siamo consapevoli che dieci giorni all’anno non cambiano la vita di questi ragazzi ma allo stesso tempo questo è ciò che possiamo dargli. 
Questa consapevolezza ci spinge a voler tornare l’anno prossimo: sicuramente è stata un’esperienza formativa perché non abbiamo soltanto dato ma anche ricevuto tanto e siamo tornati a casa coscienti della nostra fortuna. L’anno prossimo padre Rolando ci aspetta con ansia sempre più numerosi e voglioso di far conoscere il più possibile la terra albanese: la cattedrale di Shiroka, san Rocco, Razem e i suoi bellissimi gigli, il vicino Montenegro, il gelato di suor Simplicia, come si parcheggia all’ombra… Forse non avrete capito molto, è un invito a venire l’anno prossimo: 


vi aspettiamo…