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Parrocchia di Malalbergo - "Sant'Antonio Abate"Scrivici!
           
         

Vita di Sant'Antonio

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 Storia della parrocchia

3 - La festa di Sant'Antonio

I riti che si compiono ogni anno in occasione della festa di Sant'Antonio sono antichissimi e legati strettamente alla vita contadina, e fanno di Antonio abate un vero e proprio "santo del popolo".

Egli è considerato il protettore per eccellenza contro le epidemie di certe malattie, sia dell'uomo, sia degli animali. È infatti invocato come protettore del bestiame (che durante la festa viene benedetto), dei porcai, dei macellai e dei salumieri e la sua effigie era in passato collocata sulla porta delle stalle.

Il santo veniva invocato anche per scongiurare gli incendi, e non a caso il suo nome è legato ad una forma di herpes ("herpes zoster") nota appunto come "fuoco di Sant'Antonio" o "fuoco sacro". Questo morbo invase ripetutamente l'Europa tra il X e il XVI secolo, e fu proprio in questo periodo che si diffuse la credenza nei suoi poteri contro questo male. Narra la leggenda che un gentiluomo francese di nome Gastone pregò a lungo il santo per ottenere la guarigione del figlio, destinato a soccombere all'infezione. Ottenuta la grazia, Gastone dimostrò la propria riconoscenza dedicandosi alla cura degli ammalati di "fuoco sacro" e fondando per loro un ospedale. Nel 1095 papa Urbano II approvò l'ordine degli Antoniani, che appunto avranno in tempi successivi proprio il compito di prestare aiuto ed assistenza a questi malati.

Antonio è anche il protettore dei fornai, che un tempo tenevano l'effigie del santo nella loro bottega. Il 17 gennaio a Milano si usava andare nella chiesa a lui intitolata a ricevere la benedizione contro le malattie; subito dopo si andava in fiera; chiudeva il tutto una processione durante la quale i fornai portavano ai piedi della statua del santo le loro offerte.

Venerato a gennaio - che era il mese dei matrimoni -, era invocato dalle ragazze da marito che cantavano "Sant'Antoni glurius, damm la grazia de fa 'l murus, damm la grazia de fal bell, Sant'Antoni del campanell".

La festa di Sant'Antonio è ancora oggi molto viva in Brianza, dove la si celebra tra frittelle e vino brule, e soprattutto tra i falò. Antonio infatti era considerato il patrono del fuoco; secondo alcuni i riti attorno alla sua figura testimoniano un forte legame con le culture precristiane, soprattutto quella celtica e druidica. È nota infatti l'importanza che rivestiva presso i Celti il rituale legato al fuoco come elemento beneaugurante, ad esempio in occasione delle feste di Beltaine e di Imbolc: quest'ultima ricorrenza, che veniva celebrata il primo febbraio, salutava la fine ormai prossima dell'inverno e il ritorno imminente allungarsi e della bella stagione, con le giornate che iniziano ad allungarsi. Una festa, dunque, di origini antichissime, festeggiare la quale significava e significa, ogni anno, scatenare le forze positive e, grazie all'elemento apotropaico del fuoco, sconfiggere il male e le malattie sempre in agguato.

Una festa di buon auspicio per il futuro e all'insegna dell'allegria: in passato, ma anche oggi.