Storia di Gianna Beretta Molla, la prima madre di famiglia di oggi ad essere proclamata santa

Così libera, così obbediente (prima parte)

da Camminiamo Insieme - anno 21, n.38 del 23/5/2004

 

 

In un appunto, queste righe: "Una cosa è certa, che noi siamo stati oggetto di predilezione da tutta l'eternità. Tutto si sviluppa per un fine prestabilito. A ciascuno di noi Dio ha segnato la via, la vocazione: oltre la vita fìsica, la vita della grazia... Dal seguire bene la nostra vocazione dipende, la nostra felicità terrena ed eterna. E' un dono di Dio, quindi viene da Dio. Dobbiamo entrare in quella strada: primo, se Dio vuole, secondo, quando Dio vuole, terzo, come Dio vuole. Ci sono tante difficoltà, ma con il Suo aiuto dobbiamo camminare sempre senza paura. Che se nella lotta per la nostra vocazione dovessimo morire, quello sarebbe il giorno più bello della nostra vita". Gianna queste poche righe le aveva scritte su un quaderno di scuola quando aveva diciotto anni. Morì che non ne aveva compiuti quaranta. Offrendo la propria vita per quella della sua quarta figlia. Il 16 maggio prossimo sarà canonizzata. E' la prima madre di famiglia dell'epoca moderna a salire agli onori degli altari. Una "kamikaze della vita", non hanno esitato a definirla alcuni, polemizzando sull'opportunità della sua causa. Altri invece, per quel suo gesto eroico di madre, ne hanno fatto una paladina degli antiabortisti. Ma quante ammirevoli madri hanno compiuto lo stesso sacrificio... No. Non può essere solo quest'ultimo atto la chiave di tutto. Quando Paolo VI, raccogliendo le notizie sulla sua vita, espresse l'auspicio di vederla sugli altari, non aveva altro scopo che mostrarci una via semplicissima. Non altro desiderio che quello di lasciarci rapire, tuffandoci, in pieno, nel cuore stesso della santità cristiana. Attraverso il vissuto quotidiano di questa donna. Lo straordinario della storia di Gianna Beretta Molla inizia da qui. "Una donna normalissima" la descrive il marito, l'ingegnere Pietro Molla. "Equilibrata, intelligente, moderna. Stimava la sua professione, amava la montagna, le piacevano i bei vestiti, i fiori e la musica. Gianna nella sua vita non ha mai cercato la rinuncia per la rinuncia, non ha fatto, secondo me, ne ha inteso fare, cose fuori dell'ordinario, eccezio- nali. Non mi sono accorto di avere al fianco una santa...". Queste le sue prime parole deposte nell'interrogatorio al processo. Del resto, come dargli torto "se per santità s'intende fare cose grandi, penitenze fuori dal comune". "Nella vita di mia moglie" aggiunge "non ci sono state". Anche le tappe della sua vita sono quelle di tanti. Finiti gli studi liceali, si iscrive all'Università statale di Milano, nel 1949 si laurea in medicina e chirurgia, nel '50 apre un ambulatorio a Magenta, nel '52 si specializza in pediatria, nel '55 si sposa. Famiglia e lavoro. Queste le sue occupazioni di ogni giorno fino alla morte. Gianna era cresciuta in una famiglia numerosa. Con un padre e una madre di quelli che lasciano in eredità una fede semplice e bella. Tré dei suoi fratelli abbracceranno la vita religiosa. Due diventeranno medici, e uno di loro partirà missionario in Brasile fondando un ospedale. Ed è per seguire le loro orme che s'iscrive a medicina. Tanto che, finiti gli studi, pensa anche di raggiungere, come medico volontario, suo fratello. Prima di decidere chiede consiglio al suo parroco. "Ma perché vuoi andare tanto lontano?" le chiede: "Ci sono tante teste matte che si sposano e tu che sei una brava figliola vuoi andartene?". A suo fratello scrive: "Non verrò, per ora, in Brasile, Dio ha disposto diversamente". Nel '54, in un concerto di fine anno, incontra Pietro. L'anno seguente si sposano. Vanno ad abitare a Ponte Nuovo, vicino Magenta. Lui lavora come dirigente in una fabbrica. In una delle prime lettere gli scrive: "Pietro carissimo, il Signore mi vuoi proprio bene. lo sono proprio contenta. Tutto quello che siam e abbiamo è solo dono della Sua bontà divina. Ecco il segreto della felicità: vivere momento per momento, istante per istante, abbando- nandoci senza riserve all'azione della Sua grazia" . I figli arrivarono uno dietro l'altro. "Eravamo avanti con l'età" racconta il marito, "e Gianna non voleva essere per loro una madre troppo vecchia". A ogni nascita, come ringraziamento, mandava offerte, frutto dei suoi risparmi, a suo fratello missionario in Brasile. "Fin dall'inizio della nostra unione" racconta il marito "avevamo deciso che ognuno di noi potesse non mutare il suo lavoro, di dirigente industriale io e di medico lei; e questo fu realizzato senza scontri, salvo quei sacrifici necessari da entrambe le parti". Gianna così continua senza sosta a esercitare il suo lavoro di medico fino all'ultimo.

(continua)


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