Storia di Gianna Beretta Molla, la prima madre di famiglia di oggi ad essere
proclamata santa
Così libera, così obbediente (seconda parte)
da Camminiamo Insieme - anno 21, n.39 del 30/5/2004

...."Dai suoi pazienti era molto stimata e ben voluta" ricorda
l'infermiera che l'assisteva. "Sempre disponibile con tutti, anche quando
veniva chiamata d'urgenza di notte, anche durante l'ultima gravidanza sempre
attendeva prontamente. Ricordo che una volta fu chiamata tré volte nella stessa
notte. Spesso portavano i malati ad attenderla in fondo alle scale, per delicatezza
verso di lei e il suo stato. Se il paziente era povero, Gianna, oltre la visita
gratuita, gli dava le medicine o i soldi. Continuò con naturalezza e dedizione
l'assistenza ai malati fino al giorno prima di entrare in cllnica per l'ultima
volta". In una nota Gianna scrive: "Quanto è prezioso il nostro lavoro. Abbiamo
occa- sioni che il sacerdote non ha... noi abbiamo i corpi da curare, ma quando
le medicine non servono più, c'è l'anima da portare a Dio". "Non amava fare
discorsi morali, era essenziale nel parlare" ricorda una sua compagna dell'Azione
cattolica. "Le poche cose che diceva erano il frutto della sua naturalezza
fatta di una semplicità limpida e schietta". Per le sue rare doti di equilibrio
e capacità di discernimento, nel 1949 Ile fu affidato anche il ruolo di presidente
dell'Azione cattolica femminile di Magenta. Compito che eseguì compatibil-
mente con i suoi impegni di madre e di medico. "E' naturale", dice in una
delle sue ultime conferenze, "che per poter dare, è necessario avere. Una
fontana non può darci acqua se è asciutta. Così noi non potremo fare del bene
se non abbiamo in noi la grazia. Ecco a che cosa dobbiamo mirare. Essere ricche
di grazia! E a chi la dobbiamo chiedere? A Gesù. Come? Con la preghiera".
Il marito, nella sua deposizione dichiara: "Gianna aveva un carattere fondamentalmente
ottimista, basato però nella speranza dell'aiuto di Dio. Le componenti fondamentali
della speranza cristiana di Gianna erano due: la sua piena fiducia nella Provvidenza
e la certezza dell'efficacia determinante della preghiera". Nel corso della
sua ultima gravidanza le viene diagnosticato un fibroma che compromette la
vita del bambino. Gianna non esita a scegliere la via più pericolosa per lei,
scegliendo la salute del bambino. Si sottopone così a una difficile operazione
per l'esportazione del fibroma. L'operazione riesce, la gravidanza continua,
ma il rischio per lei, al momento del parto, si sarebbe ripresentato e sarebbe
stato fatale. In quei giorni lascia scritta questa preghiera: "O Gesù, ti
prometto di sottomettermi a tutto ciò che permetterai mi accada, fammi solo
conoscere la tua volontà. Mio dolcissimo Gesù, Dio infinitamente misericor-
dioso, Padre tenerissimo delle anime, e in modo particolare delle più deboli,
delle più miserabili, delle più inferme che porti con tenerezza speciale fra
le tue braccia divine, vengo a Tè per chiederti, per l'amore e i meriti del
tuo Sacro Cuore, la grazia di comprendere e di fare sempre la tua santa volontà,
la grazia di confidare in Tè, la grazia di riposarmi sicuramente per il tempo
e perl'eternità nelle tue amorose braccia". Trascorre i successivi sei mesi
di gravidanza confidando solo a pochi di essere conscia, come medico, dei
gravi rischi che affrontava. "Qualche mese prima del suo ultimo ricovero per
la nascita di nostra figlia" ricorda il marito, "stavo uscendo per andare
al lavoro e avevo già infilato il cappotto. Gianna, mi pare ancora di vederla,
era appoggiata al mobile dell'anticamera della nostra stanza. Mi è venuta
vicino. Mi guardò, senza parlare... così, come quando si debbono dire cose
difficili alle quali si è tanto pensato. Poi mi disse: "Pietro, ti prego...
Se si dovrà decidere tra me e il bambino, decidete per lui. Lo esigo, salvate
lui. Tè lo chiedo". Così. Nient'altro. Rimasi incapace di dire qualunque cosa.
Conoscevo mia moglie... Sono uscito di casa senza dire una parola". "Continuò
l'attività come sempre", racconta, "serbando intatta la speranza di un esito
positivo per il bambino e per lei. Chiedeva di pregare. Ai bambini diceva:
"Dite un'Ave Maria per me, così la Madonna mi farà guarire presto". E a me:
"Ho tanta fiducia nel Signore e sono certa che ci aiuterà". Questo ripeteva
sempre: "Confido nel Suo amore. Ho fiducia nella Provvidenza". Entrò in camera
operatoria sola. "Me la trovai in piedi davanti", ricorda il fratello medico
Ferdinando; "con quel suo modo fermo e candido mi disse: "Eccomi, sono pronta
per fare tutto quello che Dio vuole".
(continua)