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Olmo in festa per il
restauro della chiesa:
«Abbiamo conservato i
segni del passato»
(articolo tratto dal quotidiano “Il Cittadino” del 7/4/2003)
_ Grande festa
per la comunità dell’Olmo, frazione di circa 300 abitanti vicino a Lodi, per
la restaurata cappella dedicata a Santa Margherita d’Antiochia.
È stato il vescovo di Lodi monsignor Giacomo Capuzzi
a benedire la restaurata chiesa venerdì sera davanti a centotrenta fedeli
nonostante i posti a sedere siano al massimo circa un centinaio. «Benedico
prima di tutto le persone di questa comunità – ha
precisato il presule -, prima di aspergere con l’acqua benedetta le mura
della cappella che risale a circa il 1550. Tra i presenti
una buona rappresentanza del coro di San Bernardo (parrocchia di cui
fa parte l’Olmo) che ha guidato i canti durante la celebrazione liturgica, il
presidente del consiglio di zona Eugenio Cerri e don Oliviero Ferrari, collaboratore pastorale della parrocchia di San
Bernardo e in particolare presso la comunità dell’Olmo dal 1969. Monsignor Capuzzi che ha ricordato di aver visitato l’ultima volta
la comunità durante la visita pastorale del 1998 ha
voluto ringraziare tutti coloro che hanno operato per la ristrutturazione
dell’edificio; in particolare per la dimostrazione delle capacità artigianali
di muratori, idraulici, elettricisti,
falegnami, imbianchini. Ha chiesto inoltre di impegnarsi per la famiglia, “futuro
della chiesa e della società” in una società che sta perdendo i veri valori
umani che si fondono sul Vangelo.. . «Il progetto
complessivo – ha spiegato l’architetto Margherita Cerri,
responsabile del restauro – è il frutto di precisi motivi ispiratori e scelte tecniche. C’ è
stato lo sforzo di conservare quante più testimonianze lasciateci dal passato
e ritengo non sia stato disatteso:
l’apparato murario è rimasto invariato, pur con tutte le sue
“incongruenze” derivanti da demolizioni, sostituzioni, aggiunte, sottomurazioni; due capriate su tre sono originali, la
terza – quella in prossimità dell’abside – è stata sostituita solo perché non
più in grado di soddisfare i parametri statici; l’altare ottocentesco, traslato sul fondo della
minuscola abside, ha subito una percettibile ma doverosa sostituzione nelle
parti costituenti il tabernacolo, completamente sbriciolatesi nella fase di
rimozione; le tavelle in cotto che, nella loro meravigliosa gamma di colori e
di impasto, fanno nuovo il “cielo” (come
curiosamente veniva chiamato dai nostri antenati il soffitto), sono le
medesime che lì stavano, occultate per decenni da un controsoffitto
». L’altare/tabernacolo traslato sul fondo della chiesa ha consentito in
questo modo alla mensa lignea di avere idoneo spazio e la centralità
all’interno del presbiterio, alzato di
un gradino di dodici centimetri rispetto al piano di calpestio dell’edificio ed avente andamento circolare.
L’eliminazione del finto soffitto ha consentito di avere maggior respiro; per
la copertura si sono riutilizzate le tavelle ed i coppi in cotto. «Non
possiamo dimenticare chi si è prodigato per la comunità nel passato e per
quelli che lo faranno da oggi – ha concluso don Bertoglio – e comunque per tutta la comunità rimarrà
nella storia il 4 aprile 2003». Giacinto Bosoni

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