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Gli Oblati di S. Giuseppe.
La Congregazione degli Oblati di san Giuseppe fu fondata il 14 marzo 1878 da san Giuseppe Marello, allora sacerdote astigiano, poi Vescovo di Acqui, a soli 44 anni e morto a Savona il 30 maggio 1895 a soli 50 anni.

La
storia del Marello è una storia affascinante e travagliata insieme. Nato a
Torino nel 1846 rimasto orfano di madre a soli quattro anni crebbe sotto la
guida del padre e dei nonni a S. Martino Alfieri. Il padre infatti, per educare
in modo adeguato i due figli avuti dalla seconda moglie Anna Maria Viale, era
già infatti vedovo, lasciò la sua attività di commerciante per seguire in modo
più adeguato Giuseppe ed il fratello Vittorio.
Quando Giuseppe giunse all'età delle medie, tornando con il padre da Savona dove era stato in gita premio ed aveva anche visitato il Santuario della Madonna della Misericordia, chiese di poter entrare in seminario ad Asti, con grande gioia del suo parroco e dolore per il padre che aveva già visto nel figlio maggiore l'ideale continuatore del suo lavoro.
A
seguito della seconda guerra d'indipendenza e della dispersione avvenuta dei
seminaristi piemontesi ed anche di quelli di Asti, Giuseppe Marello entrò in
crisi ed accettò di intraprendere gli studi da geometra, mettendo a fuoco dentro
di sé anche grandi progetti sociali e politici. La malattia lo ridusse in fin di
vita, vide nel delirio la Madonna Consolata, protettrice di Torino che gli
diceva che se voleva guarire doveva rientrare in Seminario.
Il padre lo riaccompagnò ad Asti e divenne sacerdote il 19 settembre 1968 e dal suo Vescovo fu chiamato come segretario. In questa attività di ufficio, apparentemente così lontana dal ministero sacerdotale che aveva sempre sognato, ebbe modo di rendersi utile verso i suoi compagni che spesso non sapevano a che santo rivolgersi per avere consigli ed aiuto nel loro ministero sacerdotale. Ebbe così anche l'occasione di rendersi conto delle difficoltà in cui versavano diverse parrocchie per la scarsità ed a volte l'inadeguatezza del clero.
Un'esperienza
forte fu quella che poté fare accompagnando il suo Vescovo a Roma per il
Concilio ecumenico Vaticano I convocato da Pio IX nel 1869. Avrebbe anche
desiderato dedicarsi completamente alla preghiera ed alla meditazione facendosi
Certosino, ma il Vescovo lo dissuase, ritenendo che non fosse quella la sua
strada.
Maturava
in lui intanto la consapevolezza della necessità che qualcuno si desse da fare
per essere di aiuto al clero diocesano nel catechismo od anche nei lunghi
periodi di parrocchia vacante. E non trovando in altri risposta adeguata, si
mise all'opera in prima persona e dopo aver chiesto ripetutamente consiglio
fondò, il 14 marzo del 1878, la 'Compagnia di S. Giuseppe': "…chiunque per
qualsiasi ragione non possa aspirare allo stato ecclesiastico o religioso, e
tuttavia desideri di seguire dappresso il Divin Maestro coll'osservanza dei
Consigli Evangelici è aperta la Casa di s. Giuseppe, dove, ritirandosi col
proposito di permanervi, nascostamente e silenziosamente operoso,
nell'imitazione di quel grande Modello di vita povera ed oscura, avrà modo di
farsi vero discepolo di Gesù".
Primo
punto d'incontro della Compagnia
di S. Giuseppe fu
l'orfanotrofio Michelerio con la sua chiesa del Gesù. I primi fratelli
prestarono quindi il loro servizio di assistenza dei piccoli abbandonati.
Il Canonico Giuseppe Marello, Cancelliere della Curia vescovile e penitenziere in Cattedrale continuò la sua opera di confessore ricercato per la sua spiritualità, si fece anche attendo alle necessità dei poveri ricoverati nell'ospizio Milliavacca e quando fu messo in vendita un caseggiato nella centrale corso Alfieri, con altri canonici riuscì ad acquistarlo e vi convogliò tutte le sue forze, facendo diventare S. Chiara il luogo dove ospitare gli orfani, i ricoverati dell'ospizio Milliavacca ed i suoi della Compagnia di san Giuseppe, che si prendevano cura di questo mondo così vario con l'aiuto delle suore del Cottolengo.
Cominciò così anche la sua attività di catechesi nella chiesa di santa Chiara che non era altro che un teatro riadattato.
Leone
XIII lo chiamò, nel novembre del 1888 alla guida della diocesi di Acqui.
Giuseppe Marello non aveva ancor 44 anni. D. Giuseppe divenne così Vescovo ed
abbandonò così la sua Compagnia, che, nel frattempo, con l'ingresso di un
Sacerdote, don Giovanni Cortona, si era aperta anche alla realtà del sacerdozio.
Fu proprio don Cortona che prese in mani le redini della Compagnia, pur restando
il Marello sempre punto di riferimento per tutti i problemi e vera guida
spirituale dei suoi figli.
Acqui era una realtà difficile e Mons. Marello si fece amare da tutti con la sua fermezza unita a tanto spirito paterno. Riuscì a portare a termine anche una visita pastorale, e non era poco per i tempi, la difficoltà di collegamento soprattutto con certi paesetti dell'Appennino.
Nel
1895 fu invitato per le celebrazioni centenarie di S. Filippo Neri a Savona ed
egli, pur stanco ed ammalato, anche se ai sintomi della malattia non volle mai
dare troppa importanza, si recò a Savona, dove però si sentì male e crollò al
termine di una celebrazione ai piedi della sua Madonna della Misericordia.
Lontano dalla sua Diocesi e dai suoi Figli che non sapevano niente, ricoverato
nell'episcopio di Savona, morì, accompagnato solo dal suo segretario il 30
maggio.
Riportato e sepolto in Acqui, il suo corpo fu poi portato in Asti nel 1923. Fu iniziato il processo di Canonizzazione, proclamato Beato da Giovanni Paolo II in Asti il 16 settembre 1993 ed è stato proclamato Santo a Roma il 25 novembre del 2001.
L' istituto: gli Oblati di S. Giuseppe.
Sorto come 'Compagnia di san Giuseppe', il 14 marzo del 1878 nella piccola cappella dell' orfanotrofio Michelerio di Asti, era composto all'origine da quattro fratelli, sotto la guida di don Giuseppe Marello. Si arricchì, dopo poco tempo di un sacerdote, don Giovanni Cortona.
I primi anni era difficile distinguere i fratelli, da altri assistenti dell'orfanotrofio, successivamente, almeno in parte, si trasferirono nei locali di santa Chiara, un vicino ex-convento acquistato dal Marello con l'aiuto di altri canonici e trasformato in collegio, dove trovarono però anche posto ricoverati di un ospizio, insieme a ragazzi e giovani che volevano consacrarsi al servizio di Dio.
Nel 1888, si legge in una relazione di san Giuseppe Marello, '…in santa. Chiara ci sono 176 alunni (compresi gli orfani). Se a questi si aggiungono 24 fratelli studenti, 10 fratelli coadiutori e 4 sacerdoti, si ha una famiglia di 214 persone. Nel collegio di Frinco (paese a 12 km. circa da Asti), vi sono in tutto 61 persone'. Ci sono poi da aggiungere gli oltre 200 'ricoverati'…
Alla morte del Marello la Compagnia di san Giuseppe conta 6 sacerdoti, 41 seminaristi e 15 fratelli laici. Nel 1900 il numero era quasi raddoppiato.
Nel 1908 la Compagnia di san. Giuseppe divenne istituto religioso a tutti gli effetti, con i voti religiosi che fino ad allora non c'erano.
Nel 1915 la prima missione in estremo oriente, mandati dal Papa Benedetto XV nelle Isole Filippine. Dopo la grande guerra si aprirono altri campi di lavoro: il Brasile (nel sud), in Pennsylvania e California, in mezzo agli immigrati italiani, e dopo la seconda guerra mondiale in Bolivia, Perù, Messico, fino ad aprirsi negli ultimi decenni del XX secolo alla Polonia, India e Nigeria e nel secolo XXI anche all'Australia.
Non sono molti gli Oblati di san Giuseppe ed oggi, secondo lo spirito del loro Fondatore, si mettono a servizio della Chiesa secondo le esigenze del tempo e dei luoghi, scegliendo, nei limiti delle possibilità, i giovani negli oratori o nelle scuole (soprattutto nelle Filippine, Brasile, Perù), gli anziani, gli ambienti più poveri.
Gli Oblati di S. Giuseppe ad Imperia
Nella parrocchia di S. Giuseppe sono presenti, da quasi cent'anni, gli Oblati di S. Giuseppe, giunti a Porto Maurizio nel 1917. Giunti per servire in un santuarietto dedicato a S. Giuseppe nel Borgo Fondura.
Tra i primi padri P. Alfeo Possavino che si prende cura dei giovani e crea il primo gruppo scout a Porto Maurizio: l'Asci 1 che sta per compiere cent'anni.