Imola è nota nel mondo soprattutto per il Gran premio di Formula uno,

che si svolge all’Autodromo "Enzo e Dino Ferrari",

... per Heineken Jammin's Festival

... per le squadra di basket Andrea Costa e Virtus

Ma Imola è soprattutto una città con oltre 2000 anni di storia,

che puoi scoprire passeggiando tra i palazzi signorili, la Rocca, i Musei, le chiese…

o leggendo queste brevi note storiche!

Origine e Fondazione la città Romana

Primi Edifici Cristiani

Imola città "retratta"(VI-X sec.)

I "castra" riunificazione IL duecento

la signoria degli Sforza

La stasi

Il settecento

L’ottocento - novecento


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Origine e FONDAZIONE

La città di Imola sorge in un’area intensamente popolata in età preistorica, come testimoniano l’insediamento dell’età del Bronzo sul monte Castellaccio e la grande necropoli del VI-V secolo a.C. di Via Montericco. I materiali di questi scavi sono esposti al Museo G. Scarabelli, in via Verdi 7, aperto tutti i fine settimana.

In età romana la città prese il nome di Forum Cornelii. Questo nome è molto indicativo: l’attributo forum è legato alla vocazione commerciale della città, mentre Cornelii (= di Cornelio) ha fatto pensare che la fondazione fosse da attribuire a Lucio Cornelio Silla, vissuto intorno all’80 a.C.. Imola deve essere però più antica: probabilmente in questa zone esisteva un agglomerato urbano con funzione di mercato, poi ingrandito e organizzato negli anni di costruzione della Via Emilia (187 a.C.). E’ in questi anni infatti che i Romani eseguono la centuriazione della pianura Padana, divenuta agro da suddividere tra i militari dell’esercito in pensione.

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La città ROMANA

All’atto della sua fondazione, Forum Cornelii era di modeste dimensioni: si estendeva per un quadrato di trecento metri di lato. La città ebbe poi una regolarizzazione dell’impianto per opera di Lucio Cornelio Silla, all’inizio del I secolo a.C., che ne ampliò anche l’estensione in seguito all’arricchimento della città. La pianta di Imola richiama ancora oggi lo schema tipico di fondazione romana con l’incrocio fra il decumano (attuale Via Emilia) e il cardo (attuali via Mazzini – via Appia). Nel punto di intersezione tra questi assi si trovava il foro.

Per Forum Cornelii il foro doveva rivestire una particolare importanza, poiché qui si svolgevamo gli scambi ed il mercato. Esso era una piazza porticata che serviva anche da punto di incontro tra i cives (gli abitanti di Forum Cornelii) ed i coloni che arrivavano dalla campagna. Tutto intorno erano sicuramente gli edifici pubblici: alcuni templi, una basilica, cioè un ampio edificio coperto destinato all’amministrazione della giustizia e alla contrattazione degli affari, una curia, il palazzo degli uffici amministrativi e per le riunioni dei funzionari municipali. Questo centro amministrativo, religioso e commerciale si trovava intorno all’attuale Piazza Caduti per la Libertà, mentre l’attuale piazza Matteotti era occupata da edifici.

Lungo la via Emilia, sia verso Bononia sia verso Faventia, fuori dell’abitato, c’erano zone cimiteriali, la cui esistenza è confermata da ritrovamenti archeologici. Vi si trovavano sepolture molto semplici, in casse di legno o mattoni, ma anche grandi monumenti funerari in marmi lavorati. Delle due necropoli la maggiore era probabilmente quella verso Bologna, nella zona dell’attuale chiesa di Croce Coperta.

All’esterno della città verso Bologna si trovava anche l’anfiteatro, scoperto nel 1870 e poi rinterrato. Aveva forma ovale e notevole dimensioni (108 metri per 81), costruito con marmi e parti in legno. Pare potesse ospitare fino a 15.000 spettatori.

Il paesaggio intorno alla città era segnato da una regolarissima scacchiera di poderi. Una più fitta vegetazione arborea e forse macchie di alberi si trovavano verso la collina. Sempre in collina dovevano scorgersi alcune ville-fattorie, spesso molto ricche (domus rusticae). Il Santerno non scorreva esattamente dove scorre ora; due ponti permettevano di passarlo. Ad una delle due estremità della Via Emilia si doveva trovare una mansio, ossia il luogo di tappa per i viaggiatori. Costoro in un giorno di viaggio potevano percorrere agevolmente la distanza Imola - Faenza o Imola – Claterna (circa l’attuale Castel San Pietro), e poi fermarsi qui per rifocillarsi.

La città romana ha restituito soprattutto mosaici appartenenti a dimore urbane di grande lusso, ma anche oggetti di corredo, ceramiche, steli ed iscrizioni. Questi materiali, rinvenuti in scavo, sono conservati nel Museo Archeologico, ora in fase di riallestimento.

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Primi EDIFICI CRISTIANI

A seguito dell’editto del 313, che permetteva la libertà di culto ai cristiani, ad Imola sorsero le prime chiese, anche se non abbiamo documenti che permettano di delineare lo sviluppo della nuova religione nella nostra città. Si può immaginare però che qui dovettero arrivare cristiani abbastanza presto: la città era su una via di grande comunicazione e probabilmente aperta a nuovi influssi spirituali.

Il primo centro cristiano si ebbe sulla tomba di Cassiano, martirizzato verso il 305-306 e seppellito fuori dalle mura come prescritto dalla legge. Qui esisteva, già nel IV secolo, un’aedes (cioè una piccola cappella): lo narra il poeta Prudenzio. Alle pareti era dipinta la scena del martirio di Cassiano, ucciso dai suoi studenti con le punte degli stili. La cappella divenne presto una grande basilica, sullo stile delle chiese ravennati, e Imola ottenne il suo vescovo, che decise di risiedere accanto alla cattedrale e non in città.

Nel corso del IV secolo, poco fuori dalle porte della città, sorse un nucleo di edifici cristiani: la cattedrale, accanto ad essa sicuramente un episcopio e tutti gli edifici che erano necessari per la vita della piccola comunità.

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Imola città "retratta" (VI-X sec.)

Le guerre, le invasioni germaniche e un peggioramento climatico, che determinò alluvioni distruttive, contribuirono alla crisi della città e delle campagne in tutto il nord Italia. Anche presso Imola la pianura tornò dominio quasi incontrastato delle acque e del bosco. La toponomastica medievale ricorda zone paludose fin nei pressi di Imola: S. Pietro in Laguna e S. Pietro in Chiusura. Il ponte sulla via Emilia crollò, così il percorso lungo l’antica strada deviò a monte attraversando il Santerno alle Lastre, vicino all’attuale torre del Circuito. A partire dal III secolo l’impianto e l’aspetto urbanistico della città non dovettero subire variazioni notevoli; essa non registrò un incremento, anzi iniziò a mostrare i segni del decadimento.

Al termine della guerra greco-gotica (metà del VI secolo) Forum Cornelii ormai non esisteva più: la popolazione era fuggita dalla città distrutta e i pochi abitanti rimasti si arrangiavano per vivere giorno dopo giorno. E’ questo il momento in cui si verifica la divisione della comunità dei forocorneliensi in tre differenti insediamenti.

Uno, ancora tenacemente legato a quello che rimaneva dell’antica civitas, in uno spazio assai ridotto tra le vie Orsini, Cerchiari, San Pier Grisologo, Laderchi, dei Mille, Garibaldi, vicolo Inferno, aveva come punti aggreganti la pieve di San Lorenzo (posta nell’attuale Piazza Matteotti) e l’abbazia di Santa Maria in Regola.

Un secondo era raccolto intorno all’autorità carismatica: il castrum Sancti Cassini nella zona dell’attuale via Villa Clelia. Parte della popolazione si rifugiò qui, certa della protezione del santo ma forse ancor più di quella del potente vescovo.

Gli appartenenti al terzo nucleo dell’antica Forum Cornelii avrebbero invece attraversato il Santerno per fondare un nuovo insediamento, su un luogo elevato e quindi difendibile, sulle prime colline dominanti il fiume. Qui sarebbe nato il toponimo Imola, vicino all’attuale monte Castellaccio.

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I "Castra"

A quel che si può ricavare o intravedere dalla scarsezza di notizie e di documenti, i due castra ebbero diversa consistenza.

Il castrum Sancti Cassiani aveva attratto a sé la maggior parte della popolazione e dovette quindi raggiungere l’aspetto di un grosso borgo. Alla cattedrale e all’episcopio si aggiunsero un certo numero di case d’abitazione per la popolazione imolese che vi si rifugiò. Qui sorsero poi un’altra chiesa, dedicata a San Vitale, un monastero di benedettini e uno xenodochio (un ospizio per alloggiare e assistere i pellegrini), un monastero di S. Donato, una chiesa di S. Giorgio e un ospedale con lo stesso titolo.

Il castrum Imolae ebbe invece una chiesa principale dedicata a S. Matteo con annesso un convento di Benedettini. Non si sa se vi fosse altro, salvo naturalmente un certo numero di case di abitazione per il popolo.

Nel costruire i borghi di S. Cassiano e di Imola, le popolazioni dovettero attingere largamente al materiale della città romana, con un’operazione di reimpiego tipica del mondo altomedievale.

 

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Riunificazione

Lentamente Forum Cornelii cominciò a rivivere, ma ciò rese inevitabili i contrasti e il guerreggiare con quei due borghi che intanto avevano imparato a vivere autonomamente e a crearsi una propria storia.

Intorno all’anno Mille, la città sulle rovine dell’antico Forum Cornelii era assai piccola, forse equivalente all’originario forum. La perseverante lotta condotta dal piccolo nucleo risorto contro i due castra adiacenti, complicata dai contrasti tra i conti della città e i vescovi di S. Cassiano, si concluse con la vittoria del centro. Appoggiata dall’imperatore Federico Barbarossa e dal suo legato Cristiano di Magonza, Forum Cornelii riuscì ad aver mano libera contro i castra e a poterne eseguire la distruzione definitiva: del Castrum Santci Cassiani nel 1175, del Castrum Imolae nel 1222, assorbendone gli abitanti. La popolazione di S. Cassiano fu sistemata nella zona in cui oggi si trova la basilica dedicata al santo omonimo; quella del castrum Imolae nei quartieri oltre Via Aldrovandi.

Le rovine del Castrum di san Cassiano sono oggi visibili lungo Via Villa Clelia.

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Il duecento

Dalla fine del XII secolo, e per tutto il XIII, Imola visse uno dei momenti più ricchi della sua storia. Il rafforzarsi dell’autorità comunale, ed il concentrarsi del potere vescovile e politico in città, indussero un progressivo convergere di popolazione dal contado verso Imola. Intorno al suo centro si trasferirono gli abitanti di Bergullo (1187), di Dozza (1198) e di Gallisterna (1213). Vennero costruite case presso la porta Spuviglia, nel luogo dove è ora la Via Fondazza; per i Dozzesi si creò un quartiere lungo la via che ancora si chiama "case di Dozza".

L’ampliamento urbanistico della città riprese le linee guida del tempo di Augusto: Imola comunale si ampliò entro le maglie del tessuto viario romano. Nel 1225 si diede inizio alla costruzione di una nuova cerchia di mura, dapprima fatta di fossati, palizzate e steccati. In un angolo delle mura, verso Bologna, venne eretta e rafforzata nel tempo la Rocca, cardine del sistema difensivo della città.

Furono costruiti anche edifici pubblici necessari per lo svolgimento della vita comunale: per il palazzo, sede del potere, si scelse il punto d’incontro tra cardine e decumano. Nel quadro generale del risveglio civile e religioso sorsero edifici pubblici e case e botteghe artigiane, affluirono ad Imola ordini religiosi, sorsero nuovi conventi e nuove chiese.

Nel XIV secolo la città raggiunse il suo massimo limite di espansione urbanistica e demografica, limite che rimarrà inalterato per almeno quattro secoli. Nel 1334 Imola venne divisa in quattro quartieri (horae) comprendenti dodici parrocchie (cappellae). La sua popolazione era di circa settemila abitanti, più di quanti ne avesse avuti in età romana.

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La signoria degli Sforza

Sull’ultimo scorcio del Medioevo, anche Imola, come tante città italiane, alternò esperienza di autonomia e controllo signorile. Dopo aver avuto gli Aldosi, i Manfredi, ed i Visconti, la Signoria Riario-Sforza chiuse della sua storia. I due decenni della signoria di Caterina Sforza bastarono a cambiare il volto della città.

La città si consolidò gradualmente, sostituendo le povere case di legno duecentesche con edifici in muratura. Agli anni di signoria di Caterina Sforza e Girolamo Riario (1477-1488). Per limitarci ad Imola, il restauro o a dir meglio il rafforzamento della rocca, la costruzione dei palazzi Sersanti, Macchirelli, della Volpe, Calderini e inoltre la selciatura di alcune strade della città, la costruzione di una splendida villa nel forese, la costruzione o ricostruzione delle rocche della contea, a Mordano, a Bubano, a Dozza e altrove, bastano a meritare alla grande contessa il nostro apprezzamento. I lavori da lei fatti eseguire non modificarono l’impianto urbanistico di Imola, ma riuscirono a conferirle un nuovo aspetto, più nobile e insieme più arioso di quello che doveva aver prima.

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STASI

Dell’assetto urbanistico ed edilizio che aveva allora la città abbiamo un documento prezioso: la PIANTA che Leonardo da Vinci ne disegnò nel 1502. Essa prova che, entro la cinta delle mura, i tracciati delle vie erano allora, eccettuati alcuni particolari irrilevanti, quali sono oggi. Quanto allo sviluppo edilizio, vi appare notevole il numero delle zone verdi che allora vi esistevano.

Passata al governo della Chiesa, Imola visse per più di due secoli in una situazione di calma ma anche di torpore; la struttura e l’aspetto della città non cambiarono. Imola contava circa 7000 abitanti nel 1371, dopo due secoli (1586) essi erano aumentati di appena 500 anime (7452); nei successivi 150 anni circa (1723) si ha addirittura un regresso: la popolazione scende a 6666 unità. Nei settanta anni seguenti (1797) risale e giunge a 8400 abitanti.

Nel complesso, e specialmente per i secoli XVI e XVII, si ha il quadro tipico di una situazione stagnante, di limitata vitalità privata e pubblica.

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Il ‘700

L’ aumento della popolazione dal 1723 al 1797 è un indizio di ripresa. E infatti il sec. XVIII recò, anche ad Imola come altrove, un risveglio spirituale e culturale, civile e politico. Se ne vede subito il riflesso in un rinato fervore edilizio. Sorse un buon numero di nuovi edifici, per lo più palazzi signorili: ma soprattutto, per buona parte di quel secolo, sotto la direzione degli architetti Cosimo e Lorenzo Mattoni, Domenico Trifogli, Luigi e Cosimo Morelli, si restaurararono o si ristrutturarono radicalmente chiese e strutture religiose.

Fu quello un momento di grande operosità edilizia nella storia di Imola; e ancora una volta la città ne uscì trasformata, non già nella sua struttura urbanistica, ma ancora una volta nell’aspetto, nel tono e, si direbbe, nella spiritualità dei suoi monumenti. I Trifogli, i Mattoni, i Morelli trovarono una città che testimoniava ancora nei suoi edifici i densi momenti della sua storia, delle età romantica e gotica, del periodo comunale e di quello sforzesco, e coi loro rifacimenti di palazzi e di chiese ci lasciarono un’Imola settecentesca.

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‘800 e ‘900

Il secolo XIX si aprì con una "strage" di edifici sacri. Imola nel 1805 aveva 41 chiese. I decreti del regime napoleonico ne soppressero 31. La restaurazione pontificia, dopo il 1815, permise di riaprirne 9: ben 22 chiese scomparvero definitivamente, demolite o trasformate in abitazioni, in magazzini, in botteghe. Erano tutte chiese antiche e antichissime, come quella quattrocentesca di San Pier Grisologo e l’altomedievale pieve di S. Lorenzo: la loro scomparsa, aggiunta ai settecenteschi rifacimenti di altri edifici quali S. Cassiano, S. Maria in Regola, il Palazzo del Comune ed altri, fece cambiare volto alla città.

Dopo l’Unificazione nazionale si riprese a costruire, con scopi funzionali: la stazione ferroviaria (1867), un manicomio (1880), un mattatoio (1867).

Sul finire dell’Ottocento e l’inizio di questo secolo fu notevole l’attività urbanistica. Si volle dare respiro e possibilità di espansione alla città: si realizzarono viali alberati (viale della Stazione, 1886; viale del Cappuccini, 1867); si abbatté l’intera cinta delle mura e alcune porte (Pia, Appia, Romana, d’Ilone), si colmarono il fossato della città e quello della rocca per creare viali di circonvallazione e, più tardi ancora, si volle dotare Imola di qualche esempio di architettura littoria (Centro cittadino). Così Imola acquistò i lineamenti di una città moderna: s’ingrandì, raddoppiò la sua popolazione, intraprese attività industriali; si avviò insomma a divenire un’attiva e fiorente città di provincia.

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