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FAMIGLIA, NON TEMERE

 
Mentre luci e colori rallegrano le strade, e l'atmosfera calda e poetica suscita nei cuori svariati sentimenti tra gioia e nostalgia, le festività natalizie ci invitano a contemplare il mistero di Dio eterno venuto tra noi: un bambino tra due sposi, i quali, aderendo al piano divino, ne hanno permesso la realizzazione:
"Non temere, Maria, concepirai il Figlio dell'Altissimo" (Lc 1,31);
"Non temere, Giuseppe, essa darà alla luce un figlio e lo chiamerai Gesù" (Mt 1,20);
"Non temete, (pastori): vi porto una lieta novella... E trovarono Maria, Giuseppe e il bambino adagiato nella mangiatoia" (Lc 2,10).
Ecco la Sacra Famiglia di Nazaret: un padre protettivo, una madre nutrice d'amore, un figlio attento ad onorare i genitori e fedele alla missione.
La Sacra Famiglia è, così, modello di tutte le famiglie cristiane. Ogni comunità familiare, fondata sul sacramento del matrimonio, come quella di Nazaret, nasce dal cuore di Dio che la chiama ad essere segno del Suo Amore trinitario.
Ma, ai nostri giorni, ha senso affermare che il matrimonio cristiano è una vocazione? Vocazione è una parola che coinvolge Dio nella scelta di due persone. Significa che nella nuova casa in cui ha inizio la vita a due, Dio non può mancare. E' Lui, infatti,la sorgente dell'amore e della vita; è Lui l'insostituibile presenza in un cammino di gioia ma anche di pena. Da soli si inciampa, si cade, si soccombe. Per sposarsi bisogna essere in tre. Il segno sacramentale dell'amore cristiano dà forza di amare come Gesù ha amato la Chiesa (noi) fino a dare la vita. E' l'amore che dà valore all'esistenza, in ogni suo momento; l'amore alimentato dalla fede ispira gesti di pazienza e speranza nei momenti di stanchezza.
Ma non è facile superare le difficoltà e accettare le croci che il nuovo stato di vita comporta se non si attinge alle sorgenti della grazia. Oggi, più che mai, in un contesto culturale che insidia i valori più sacri del matrimonio cristiano, subiamo la crisi della famiglia. Se vogliamo salvarla riscopriamola quale voluta da Dio, chiamata a collaborare al servizio della vita, alla costruzione del Regno in un mondo a dimensione più umana. Viviamola quale riflesso dell'amore di Cristo, che è totale, senza alcuna riserva, fedele, che dura per sempre, fecondo e partecipe al mistero della creazione.
Traguardo troppo arduo?
"Non temere, "famiglia", io sono il tuo scudo” ...”C’è qualcosa che sia impossibile a Dio?" (Gn 15,1). Il Signore crede ancora in te. Credi anche tu in Lui. "Poni la tua dimora nell'Altissimo". Gridagli: "Mio rifugio mia fortezza, mio Dio in cui confido" e "non avrai a temere i terrori della notte" perché "ti solleverà su ali d'aquila". (Sal. 91)

 

Giovanna A.

 

Quando le speranze
non vengono deluse

 
E' quello che è successo lo scorso 6 ottobre quando, dopo più di due anni, uno splendido monumento raffigurante la Madonna del Rosario è stato posto nella zona portuale, a realizzazione di un sogno “coltivato" non solo dai pescatori ma anche da tutti quelli che, pur non lavorando in mare, fanno propria la celebrazione della Festa alla Madonna del Rosario e chiedono la Sua Santa intercessione nei momenti duri della vita.
Tante le persone che hanno contribuito alla concretizzazione di quest'opera: vicini e lontani e anche chi, ormai, non può essere tra noi.
Ma, soprattutto, Lei, Maria del Santo Rosario posta ora in un luogo come a guardare benigna chi vive o chi "entra" in Lei, che con la luce del Suo volto può convertire i nostri cuori e rivolgersi a Gesù.
Lei, che con il suo esempio di obbedienza, può renderci testimoni dell'amore del Padre Celeste.
Lei, che con cuore straziato di madre, lenisce le nostre angosce e le nostre pene.
 

 

Possiamo adesso far "visita” a questa nostra mamma nelle calde serate estive o nei tiepidi pomeriggi primaverili. Basta un fiore, un sorriso o, forse, semplicemente un momento di silenzio da soli con Lei…
I pescatori non se la prenderanno di certo...
Loro la vedono ogni mattina.
 

Chiara B.

 

SERVIZIO AL FRATELLO CHE DIVENTA DONO PER NOI

 
Una mamma racconta: «Venne un momento della mia vita in cui m'accorsi d'aver messo al mondo due figli; che avevo dato loro il benessere, un'educazione, un'istruzione; e che erano "vuoti", vuoti come una lattina di birra già bevuta.
Allora mi decisi di dare loro qualcosa di diverso.
D'accordo con mio marito, prendemmo in casa un anziano ospite, al quale i medici avevano diagnosticato alcune settimane di vita. Volevo che i miei figli toccassero con mano l'esperienza più importante nella vita di un uomo.
L'ospite restò con noi più di due anni, accolto in ogni cosa come un membro della famiglia. Ebbene, quell'esperienza ha portato ai miei figli un'incredibile ricchezza spirituale.
In quello sconosciuto fratello venuto a morire tra loro, giovani e sani, i miei figli, hanno scoperto che la vita è bella quando si fa dono per i gli altri».
Ricorda: Non basta vivere, occorre precisare per che cosa si vive!
 

La sentinella