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Maronna di la Chiana un'è pu cantuni
d'unni niscisti bedda e armuniusa
chi a mia e a tanti chiami 'mpiriusa
a li to' peri biniritti e santi
Di anni e anni la to' tradizioni
d'Austu binirici li jurnati
di ranni e nichi, sazi e addichinuti
Ci foru tempi, quannu si mittìa,
beatu cu facìa a jurnata,
di la famigghia l'omu a travagghiari
la fimmina a Tìa cca vinìa a truvari.
Ruminica però, c'eranu tutti:
u nonnu vavo e... tutt'a pricissioni.
Sta Chesa assai n'ha visto: boni e tinti,
di rintra e fora un semu tutt'i stessi,
ma tu Maronna di la Chiana u sai
e a tutti n'accummogghi di li vai.
Puru la Petra Tua s'ha fattu vecchia,
l'hannu canciato ma la sustanza e a stessa,
si sempri tu Stidda 'Maculata,
a 'matula ti canciaau a facciata!
Su' nnu capemu tutti: frati e soro
soceh'è u tesoru di la devozioni,
n'arriducemo a fari cunfusioni,
tra mavarii, fatti... e cosi boni!
Ni l'hannu priricatu ra' tempi fin'a ora:
la firi 'nta Maronna Regina di la paci,
e allura ranni e nichi, ricchi e puvireddi,
taliàmuni 'nta l'occhi, ricemu cosi beddi.
Pigghiamuni la vita che carrica di 'mpicci
e 'nsemmula chi ligna e tutti li capricci,
a sira chi Famigghi facemu Adduminara:
...Ebbiva a Maronna ra Chiana...

P.S.

Siamo chiamati a reagire

"pressante, accorato e necessario appello al socio-politico come impegno prioritario del cristiano"


Carissimi fratelli e figli di questa santa chiesa trapanese,

gli ultimi episodi, che hanno portato Trapani alla ribalta della cronaca nazionale, non possono non interrogare le nostre coscienze, non farci riflettere su dove stiamo andando: pertanto non possiamo lasciarci prendere dallo sgomento e dal disimpegno lasciando che tutto resti come prima.
Siamo chiamati a reagire, a trovare la forza ed il coraggio di dire basta a questa illogica, ingarbugliata e odiosa trama di potere politico-economico-sociale, non possiamo non ribellarci a questa penosa agonia in cui stentatamente Trapani vive.
Trapani, quanto dovrà durare ancora l'attesa dell'alba del nuovo giorno di resurrezione?
Le pesanti catene dell'indifferenza, del servilismo, della clientela, favoriti da un sistema di potere lobbistico che in maniera insidiosa narcotizza le coscienze, incute paura, fa terra bruciata intorno a chi osa ribellarsi, contribuiscono a fare di questa città una città avvilita e calpestata nella sua dignità.
Si coglie nell'aria una strana sensazione di impotenza poiché il male è così pervasivo, così sottile che si insinua in ogni ambito della società e non risparmia, purtroppo, nemmeno gli apparati politico-amministrativi.

La cultura della mafiosità, contigua a quella della consorteria massonica, è cultura di morte e non di vita, di privilegi e non di diritti e doveri, di illegalità e di ingiustizie e non di bene comune, di rispetto delle leggi e dell'uguale dignità di ogni persona.
Scrollarsi di dosso questo peso insopportabile è l'obiettivo che gli uomini e le donne di buona volontà di questo territorio debbono con forza perseguire se vorranno consegnare ai loro figli una città libera, una città che vive nei suoi monumenti, nelle sue strade, nei suoi mercati, nelle sue iniziative di lavoro.
Il bene comune deve starci a cuore, l'amore per la città deve affermarsi.
La coscienza di dover vivere da uomini liberi deve trovarci protagonisti attenti e vigili.
A nessuno è lecito subire passivamente e stare a guardare.
E' ora di svegliarci dal sonno, è ora di gridare con forza il nostro "no" allo strapotere della politica degli interessi di parte, dell'accaparramento e della spartizione dei beni economici.
I cristiani, che non sono cittadini di serie B, devono impegnarsi a vivere una fede più incarnata. Devono, cioè, farsi promotori di una svolta morale contro il sistema di peccato imperante, confrontandosi generosamente e lucidamente, con grinta e passione, con i problemi vecchi e nuovi di Trapani.
Le nostre liturgie, le catechesi, i gesti di carità devono essere accompagnati e supportati da una coscienza civica non servile e non settaria.
Il socio-politico è banco di prova di un cristianesimo scomodo, in cui la follia della croce continua a segnare l'esperienza dei discepoli del Risorto e in cui è da mettere in conto anche il martirio quotidiano.
Carissimi fratelli e figli,
è tempo di uscire dalle sacrestie e dalle chiese; è tempo di assumere responsabilità; è tempo di non delegare ma di partecipare; è tempo di rischiare e di compromettersi; è tempo di testimoniare i valori; è tempo di progettare percorsi di liberazione; è tempo di umanizzare la politica; è tempo di pensare libero; è tempo di organizzare la speranza; è tempo di vivere sulla strada con impegno e coerenza il Santo Vangelo, unico messaggio liberante e salvifico.
Ci accompagni in questa opera non facile lo Spirito del Risorto e la materna intercessione della Madre di Dio e nostra dolcissima Madre.
Con affetto vi benedico
 

+ Francesco Miccichè, Vescovo