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Il Festincontro '98 a Trapani


Il credo del Vescovo nei giovani

"Il mio grazie, per questo momento di festa che vi ha visti protagonisti, si unisce al mio credo in voi, giovani, augurandomi che diventi il Credo di questa Chiesa che è in Trapani. 
Credo in voi giovani con il vostro pensare fuori dagli schemi rigidi del calcolo. 
Credo in voi giovani con la vostra voglia di rompere i sistemi perversi del clientelismo e del ricatto, del comparaggio mafioso e dell'omertà. 
Credo in voi giovani con l'entusiasmo contagioso e la gioia esplosiva del vivere. 
Credo in voi giovani con la vostra fragilità-fortezza, ritenuta debolezza dai potenti detentori del potere occulto, ma, invece, autentica forza nel perseguire la strada di un futuro di speranza. 
Credo in voi giovani con la vostra sete di giustizia e la decisa ribellione ad ogni forma di potere che inganna, illude e corrompe. 
Credo in voi giovani con il vostro mondo di sogni e con le vostre utopie fragili e avvincenti. 
Credo in voi giovani con la vostra ansia di vivere senza condizionamenti, liberi da schemi precostituiti e da soluzioni preconfezionati. 
Credo in voi giovani, dono stupendo di Dio all'umanità. 
Credo in voi giovani con la vostra imprevedibilità e la capacità di rischiare e di accettare le sfide del mondo. 
Credo in voi giovani con la vostra voglia di interrogarvi e di pretendere risposte vere ai problemi fondamentali della vita.

Credo in voi giovani con la vostra critica costruttiva contro la logica imperante del successo comprato, del benessere idolatrato, del perbenismo insegnato. 
Credo in voi giovani portatori sani dei valori preziosi della generosità, della donazione, dell' altruismo, dell'oblatività, della solidarietà, del coraggio, dell'ottimismo, dell'amore per la ricerca della verità. 
Credo in voi giovani speranza e profezia della Chiesa. 
Credo in voi giovani su cui mi scommetto: voi siete il cuore di questa comunità diocesana. 
Credo in voi giovani capaci di amore vero, di donazione totale alla causa del bene, volontari della carità. 
Credo in voi giovani, vi voglio bene, vi desidero al mio fianco, vi voglio entusiasti, generosi, fedeli a Cristo e ai fratelli. 
 

Una forte esperienza

L'evoluzione della specie

Domenica 19 aprile sono stata a Trapani per la festa-incontro. Sono rimasta stupita nel vedere quanti giovani credono in Dio. C'erano ragazzi ed adulti sulle sedie a rotelle immobili con le loro gambe piccine piccine ed il loro corpo da adulti. Sono lì, non possono muoversi, eppure credono in Dio, cercano ancora di vivere. 
Ad un tratto una ragazza che era in mezzo al pubblico inizia a leggere una poesia (credo). La ragazza si trova vicino ad un uomo di circa 40 anni. Quest'ultimo è deforme: ha le braccia messe dal lato sbagliato, anziché in avanti, rivolte indietro. Ha le gambe minuscole rivolte sul petto. Quando la ragazza finisce di leggere, l'uomo cerca di parlare. Parla a stento. Fa un invito al Vescovo, che si trova ad Alcamo: lo invita ad andare ad un incontro dove lui stesso farà un intervento. Quando lo sento parlare ho le lacrime agli occhi; avrei voluto parlargli, ma ahimè non ho trovato il coraggio, perché io, che non ho difetti fisici, mi lamento di questa vita che mi ha dato tanto. Ho visto in quell'uomo l'amore, l'amore per la vita, l'amore di dare agli altri ciò che lui ha dentro, ciò che lui prova. 
Dentro quel corpo deforme c'è un cuore ed un'anima sana che sa amare infinitamente. Lo guardo fisso nel viso: ride, i suoi occhi brillano di felicità, è come se mi trasmettesse qualcosa, come se mi dicesse: "cerca di creare pace attorno a te, cerca di amare l'altro comunque esso sia, con i suoi difetti, ma amalo, non invidiarlo, amalo, io pur essendo così non mi sento diverso da voi, perché so amare. 
"Signore, aiutami ad allontanare da me i pregiudizi. 
Signore, aiutami solo ad amare, ad accettare tutti. 
Signore, fammi accettare ciò che la vita mi offre senza chiedere altro. 
Signore, aiutami a costruire la pace intorno a me, la stessa pace che quell'uomo deforme ha nel suo cuore. 
Signore, aiutami a ragionare pacificamente senza accanirmi contro l'altro urlando, ed infine Signore aiuta tutti noi uomini a farci comprendere che siamo peccatori, che ognuno di noi non è superiore né inferiore perché siamo tutti fratelli, tutti uguali".

 

Cinzia
Del Gruppo Giovani

Non temete questa non è una dissertazione sulle teorie di Darwin, ma piuttosto potrebbe essere una fiaba, magari quella del brutto anatroccolo. Vi ricordate quel paperino così brutto e "malocomminato" che tutti non tengono in alcuna considerazione, fino a quando un bel giorno non si trasforma in un bellissimo e candido cigno... Bene, l'altra sera tornando a casa mi è successo propria questo: trovarmi davanti al brutto anatroccolo, che si era trasformato in un magnifico cigno.

 

 

Ora è chiaro, che io sono abbastanza cresciuto per dare alle favole il loro giusto peso, ma vi assicuro che trovarmi davanti ad un'esplosione di luci in un punto di Favignana, dove ad onor del vero di luce se ne è sempre vista poca, anzi niente, mi ha fatto balenare per la testa qualche strano pensiero, precisamente: 
1) Forse era arrivata un'astronave da qualche lontano pianeta e da un momento all'altro mi sarei trovato a discutere con E.T. seduto sul cofano dell'auto. 
2) Forse ero io il prescelto come Mosè sul Monte e Nostro Signore stava per darmi i nuovi Comandamenti per il terzo millennio. 
3) Ho combinato qualcosa anche se non so cosa e mi stanno aspettando in forze per farmela pagare. 
A quel punto, molto inconsciamente ed impavidamente, ho deciso che qualunque cosa fosse stata l'avrei affrontata con cuore fermo e senza timori, parola di scout. Così sono andato avanti, e ho scoperto che non era niente di tutto ciò che avevo pensato... Certo adesso vi chiederete "sì, ma che (omissis) era...". 
Ebbene, con mia grande sorpresa era l'oratorio, dove una mano aveva premuto l'interruttore della nuova illuminazione, per una prova generale. Non voglio nascondervi, che l'effetto scenico di quello che ho visto è stato veramente notevole, capace di suscitarmi un insieme di sensazioni, sensazioni che vengono da lontano, che nascono dalla memoria di tanti che come me erano adolescenti intorno alla metà degli anni settanta. Si perché, io sono uno di quelli che c'erano, uno di quelli che l'oratorio l'hanno visto nascere, anzi lo hanno aiutato a nascere, andando dietro alla tonaca di un giovane prete. 
Uno di quelli che l'oratorio l'ha visto evolversi e crescere in questi anni, partendo dal campo di calcio tracciato alla meglio, dalle baracche recuperate nel Belice del terremoto, dai campetti in asfalto e via discorrendo. 
E adesso, io ci sarò, sarò li insieme a tanti altri a far festa quando finalmente si accenderanno ufficialmente quei fari. Saremo lì e vedremo che quell'anatroccolo che più di vent'anni fa, aiutammo ad uscire dall'uovo continua la sua evoluzione e che sempre di più assomiglia al cigno della favola. 
 

R.D.