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A passeggio per Favignana alla ricerca dei suoi "semplici"

(Tratto da "EGADI E NATURA" di Umberto Rizza) - VI Tappa

Se si costeggiano, dal mare, Punta Fanfalo e Pietre Cadute, si gode di uno spettacolo affascinante per la strana coesistenza di mare sereno e di una costa tormentata, offesa da ferite profonde ed infine fiaccata da cedimenti di massi che finiscono in mare la loro corsa. 
In questo ambiente così travagliato è quasi di conforto trovare esemplari di piante medicinali, perché questo ci fa capire che la Natura non è sempre "madre matrigna" ma, lì dove sembra togliere senza pietà, immediatamente dopo ricompensa con grande spirito generoso. Proprio in questo contesto, all'interno delle chiuse, troviamo il "Cardo Mariano". 
A "Battilana" ha un po' sapore di carciofo, e quindi gustosa e, in quanto commestibile, entra a far parte di alcuni piatti casalinghi agresti, assieme ad altri ortaggi. 
La stessa pianta, tritata, si può dare al bestiame che sembra gradirla molto. Di appariscente, questo tipo di cardo ha un bel fiore color porpora ben protetto da foglie (brattee) ricurve e molto spinosa. Così come protegge il suo fiore, pare, che essa ebbe il compito di proteggere ben altro "fiore". Infatti la nostra tradizione religiosa lo vuole pianta sacra a "Maria" da cui "Mariano", perché assieme alla sacra Madre, essa nascose e salvò nostro Signore dalla persecuzione di Erode. A conferma di ciò, la stessa tradizione, rivela che le sue foglie presentano delle macchie bianche. Queste altro non sono che gocce di latte cadute dal seno della Madonna, la quale, mentre allattava il Figlio Divino, dovette nasconderlo sotto questa pianta, considerata sacra da allora. Di essa si usano le radici ed i semi. In particolare contro le emorroidi e l'ipotensione, come digestivo ed epatoprotettore si faccia un decotto di 30 grammi di radici in un litro d'acqua e se ne prendano 3 tazze al dì. 
Si continua a guardare la natura sofferta di Pietre Cadute, e non ci si accorge che si sta raggiungendo Cala Azzurra (Canaleddi).
  


Cala Rossa


Non si ha idea di cosa sia questo posto se non quando, nella forma più smagliante, essa presenta, la sua improvvisa, prepotente bellezza. Il colore del mare è verde chiaro e l'acqua cristallina. Qui il 2000 non esiste, i pensieri sono solo idillio con la natura, riflessione intensa sulla sciupata vita di tutti i giorni all'inseguimento folle della... morte, e nuovo stimolo alla ricerca di un vivere migliore in pace con tutti. 
Con questa speranza attinta da Cala Azzurra e con lo spirito carico di energia, affrontiamo l'ultima parte del nostro giro, prima di rientrare in paese. Questo tragitto ci farà passare dai posti più belli in assoluto di tutta Favignana, dove realtà, fantasia, storia, archeologia e natura si fondono in uno scenario superbo, fino a raggiungere la mitica Cala Rossa
Si arriva dall'alto e, dopo aver reso omaggio alla casa "du Zu Nillu", emblematico personaggio, morto il giorno del suo centesimo compleanno, si potrà godere di una vista shockante. 
Qui si aprono antri e grotte paurose dalla frescura vitale per questo posto meraviglioso ed assolato, mentre la parte a strapiombo è addolcita da macchie verdi di diversa tipologia botanica ed è punteggiata da buchi, ricovero di conigli selvatici. 
Nei pressi di queste acque si svolse, nel 241 a.C. la Battaglia delle Egadi, fra Cartaginesi e Romani, che, con la vittoria di questi ultimi, mise fine alla Guerra Punica e tinse le acque di "rosso sangue". 
Su in alto, oltre gli ingrottamenti di Cala Rossa e più in là lungo tutta la costa e l'entroterra che dal Cimitero porta al Paese, dentro grotte e cave collegate da cunicoli interminabili, tombe antichissime sono tracce di popoli qui esistiti tanto tempo fa. Proprio in questi pressi, fra le altre piante, troviamo l'Acanto detto "Bianchi Russini". Di esso ci parla la Storia dell'Arte attraverso le strutture architettoniche ed in particolare le colonne greche ed i bassorilievi. Si dice, infatti, che le sue foglie a "volute" abbiano ispirato lo scultore Callimaco, il quale le volle immortalare nella progettazione delle colonne corinzie. 
E' pianta sacra a Marte, perché, secondo la mitologia greca, dona forza e coraggio, anche se può essere portatrice di cambiamenti improvvisi di umore. Anticamente veniva considerato un vero toccasana per le sue buone capacità diuretiche e contro l'irritazione della vescica. Poi, però, come spesso avviene nei confronti delle piante medicinali che vengono abbandonate, esso fu dimenticato, Ormai si preferisce l'uso esterno dell'Acanto, per cui, come emolliente e cicatrizzante di ferite, si facciano cataplasmi con le foglie fresche, pestate, più volte al dì. 
Sempre da queste parti, anche se reperibili in tutta Favignana, incontriamo molti esemplari di Malva, di Camomilla bastarda ed alcuni di Melioto.
"A Marva" è un'altra delle regine incontrastate di questo regno vegetale ed io personalmente ne sono suddito devoto, perché destinatario di un suo miracoloso interevento. Intanto il nome è di buon auspicio: infatti "mal-va" vuol dire "male va via".
  

Nell'Italia del XVI sec, addirittura si cantavano le lodi della Malva definita con una sola frase "Omni morbia", capace cioè di curare tutti i mali. 
In Sicilia, uno dei tanti usi, è quello di utilizzare le sue foglie pestate contro bruciori causati dall'ortica. La tradizione vuole però che durante il trattamento si pronunci la frase magica: "Trasi marva e nesci ardicula". Una volta c'era anche l'abitudine di piantarla attorno ai sepolcri, perché, ritenuta simbolo di dolcezza e di serenità, conferisse pace e riposo ai defunti. 
  


Foto d'epoca
Unico ricordo "du zu Nillu"


Come calmante della tosse si prepari una tisana con 15 grammi di fiori e 30 grammi di foglie in un litro d'acqua bollente. Si lasci riposare, si filtri e si aggiunga miele a volontà. Si prendano più tazze di infuso caldo nella giornata. Come disinfiammante di pelli arrossate e come collutorio si prepari un infuso con 3 pugni di pianta intera, sminuzzata in un litro di acqua bollente. Si lasci riposare, si filtri e si facciano lavaggi della parte.
Come risolvente di accessi si facciano cataplasmi di foglie fresche, pestate, 2 volte al dì.  Altra pianta anticamente coltivata, per scopi terapeutici che poi, sfuggita al controllo dell'uomo è diventata infestante è la Camomilla bastarda
Come la sua più famosa sorella appartiene alla famiglia delle Composite e contiene gli stessi principi attivi. E' pianta però molto delicata che, quindi, si deve trattare con attenzione perché, se lasciata all'aria, dopo raccolta, annerisce subito perdendo completamente le sue qualità medicinali. E' chiamata "Anthemis Nobilis" forse proprio per questa sua fragilità. Come febbrifugo si prendano 10 capolini fioriti e si faccia infusione con acqua calda. Si filtri e si prendano più tazzine al bisogno. Contro nevralgie e dolori articolari si prepari l'olio di camomilla e si usi per frizioni. Si scaldino per questo, 40 capolini, a bagno maria, in 100 grammi di olio per qualche ora. Il prodotto ottenuto si usi per massaggi della parte dolente. 
Nascosto e quasi invisibile, per le sue ridotte dimensioni, scorgiamo il Meliloto perché la presenza di api attorno ad essa attira la nostra attenzione e suscita curiosità. 
L'interesse per la pianta da parte delle api, specie organizzata ed industriosa di insetti, ci fa capire, senza ombra di dubbio, che il nostro è esemplare botanico dal polline particolare. Lo sapeva bene un noto apicoltore che nel 1805 scrisse... "nell'Isola di Favignana e nelle adiacenti, si produce del miele così squisito che non cede nel paragone a qualunque altro dei più rinomati del Mondo, ed al quale potrebbero applicarsi tutte quelle lodi che gli antichi poeti e scrittori rustici profondono al miele del monte Ometto nell'Attica...". I Greci, notando la predilezione che le api hanno per questo minuscolo esemplare di flora, le attribuiscono il nome: meli = miele - lothos = fiore. Anche l'uomo ha sfruttato le particolari qualità organolettiche e medicinali del meliloto. Un suo estratto, ad esempio, si usa per aromatizzare le miscele di tabacco da pipa, mentre l'acqua distillata delle sue sommità fiorite costituisce un collirio così decongestionante da essersi meritato il nome di "spezza occhiali". 
Come antispastico e sedativo, si faccia infusione di un pizzico di sommità fiorite in una tazza di acqua bollente. Si filtri e si prenda a tazzine, dopo i pasti, per dolori addominali, prima di coricarsi contro l'insonnia. 
Ormai non ci possono essere più dubbi: le nostre amiche erbe costituiscono un vero esercito di silenziosi custodi della nostra salute e proprio per questo esse sono meritevoli di più attenzione e rispetto. Con assoluto convincimento personale e nella speranza che il nostro itinerario botanico, oltre a fare conoscere e riscoprire luoghi, sia servito a riaccendere la curiosità e l'amore per tutto ciò che è naturale, rientriamo in Paese. 
E' con un giro urbano, infatti che si concluderà, la prossima volta, la nostra passeggiata per Favignana alla ricerca dei suoi "semplici".

( segue )

 


Cala Azzurra