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A passeggio per Favignana alla ricerca dei suoi "semplici"

(Tratto da "EGADI E NATURA" di Umberto Rizza) - IV Tappa

Riprendiamo la nostra passeggiata, interrotta all'ombra degli alberi da "Ficareddra" e parliamo del Fico, che, anche se non ritroviamo più in questa zona, perché selvaggiamente estirpata, fortunatamente cresce un po' dappertutto a Favignana. 
Attorno ad esso sono nati, da tempi, immemorabili, miti e leggende paurose, che indicano quanto difficile doveva essere la vita una volta. 
Nel Medio Evo, ad esempio, la gente era convinta che scavando fra le radici del fico era possibile trovarvi un tesoro nascosto. 
II rischio era quello di vedersi spuntare, però, all'improvviso, una "donna di casa" mezza strega e mezza fata, che offriva un coltello da prendere in mano. 
Se esso veniva afferrato per la punta, si veniva uccisi senza pietà, se preso dal manico, invece, il destino era la ricchezza. 
In molti paesi, il fico è considerato il toccasana contro la sterilità, infatti in Scozia ed in Irlanda qualcuno credeva che bastasse che i coniugi di un matrimonio senza figli girassero in senso opposto attorno ad una sua pianta per avere prole. 
Dalle nostre parti, con un po' più di senso pratico, invece, le foglie di fico nero, ridotte in polvere, si utilizzano per tingere di questo colore i capelli. Per fare preparazioni casalinghe si usano le foglie e poco i frutti. Per calmare la tosse, contro la raucedine e mal di gola si faccia infusione di 30 gr. di foglie di fico in un litro d'acqua e si prendano 5-6 tazze al dì.Per far maturare un ascesso, si prepari un decotto con un fico aperto in una tazza di latte. La poltiglia che si ottiene si applichi sulla parte una volta al dì fino a risoluzione. Contro la stitichezza si prenda un pugno di fichi secchi, si mettano in acqua per una notte intera, e si mangino la mattina a digiuno per alcune settimane. Per far scomparire le verruche si usi il latice per toccature; le stesse servono bene contro e punture delle api.
  


Favignana: Castello di Santa Caterina


L'ultima arrampicata sarà la più dura, non perché raggiungeremo la vetta di Santa Caterina che è sui 300 m. ma perché la salita sarà fatta di terreno pietroso pieno di spine, di sole e di montagna che rifletterà una calura bruciante. 
In alto a Punta Campana scorgiamo molti esemplari di Cicoria. La "Cicurieddra" di montagna, che gli Egizi, già 4000 anni fa, riportavano nelle immagini geroglifiche delle loro tombe, possiede la particolarità di fare da orologio naturale. I suoi fiori si schiudono, infatti, alle 6 di mattina e si richiudono nel pomeriggio. Non si possono non apprezzare le piante medicinali, perché esse fanno sentire la loro presenza anche quando non è necessario ricorrere a loro come medicamenti. Provate, infatti, ad usare le radici della cicoria sminuzzate e torrefatte al posto del caffè: assaggerete un delizioso infuso sostitutivo, senza subire i danni della caffeina, ma, anzi usufruirete del grande contenuto dei sali minerali che questa nostra amica possiede.
Di essa si usano le foglie e le radici raccolte fra maggio e ottobre, ma prima della fioritura, perché, dopo, la pianta non è più commestibile. Per ingorghi di fegato si prepari un decotto con una manciata di foglie in un 1 litro d'acqua per mezz'ora; si filtri e si prenda il liquido a cucchiai durante la giornata. In infusione, invece, il preparato serve come digestivo, prendendo una tazza prima dei pasti per 3 giorni consecutivi e come diuretico assumendone una tazza la mattina a digiuno. 
"A Zabbara
L'Agave americana, pianta importata moltissimo tempo fa, ormai fa parte integrante del nostro paesaggio, tanto da potere essere annoverata fra le piante indigene di Favignana. La sua è una storia piuttosto triste. 
Infatti l'agave produce un solo fiore nella vita e con esso muore anche se si riproduce poi facilmente grazie alla persistenza di radici sotterranee dette "polloni". 
Lo scapo floreale, costituito da una serie di ombrelle gialle di odore fetido, produce molto zucchero con cui i Messicani preparano un liquore caratteristico: il pulque. Dell'agave si usano le foglie e la radice; le prime si raccolgono in autunno e le seconde a maggio. Si essiccano al sole e si conservano in sacchetti a riparo dell'umidità. 
Stando attenti a non usare il lattice delle foglie, perché fortemente vescicatorio, l'agave ha proprietà depurative, antivomito; è un epato-protettore e decongestionante di occhi arrossati. Si prepari per questo un decotto di una manciata di radici spezzettate in un litro di acqua. Si filtri e se ne prendano 3-4 tazze al di per rinfrescare l'organismo. Il fegato trarrà sicuro vantaggio da un preparato a base di un pugno di foglie secche ridotte in polvere, che, dopo miscelate con una tazza colma d'acqua, vengano aggiunte di miele per un'assunzione di 2 cucchiaini al dì. 
Lo stesso liquido senza miele, filtrato, può essere usato come ottimo lavaggio oculare. 
 

Continuando il nostro cammino, che ci porta ad attraversare, per la direttrice più lunga, la montagna e passando sotto il Castello di Santa Caterina, vera fortezza, che, dal tempo dei Saraceni ai giorni nostri, è stata sempre al centro di attenzioni di natura militare, raggiungiamo il "Boschitto". 
  


Favignana: Isola di Levanzo -
Scoglio del Faraglione


E' un cocuzzolo basso, che guarda, ormai definitivamente il lato della Piana, ma che ripropone, nella sua vegetazione e nel tipo di terreno, la natura del Bosco. In essa è presente una foltissima "macchia mediterranea" con la rappresentanza di molti tipi di piante ed arbusti classici del nostra ambiente; così troviamo euforbie, lentisco, lino, rosmarino, carrubo, fico d'india e tutta una tribù di ombrellifere. 
Il fico d'india non ha bisogno di essere presentato. Si deve sapere però che esso è stato introdotto in Sicilia dai Turchi, i quali narra la leggenda, lo portarono come pianta velenosa che doveva sterminare gli infedeli.
Essa, invece, si innamorò a tal punto di questa terra da trasformare la sua natura, diventando così preziosa fonte di sostentamento, di acqua e, all'occorrenza, si propose come pianta medicinale dai molteplici usi. Di essa si utilizzano i fiori, i frutti e il succo dei cladodi (pale). Freschi questi ultimi, secchi e ben conservati i primi.
Il fico d'india aiuta nelle malattie di fegato, si usa come diuretico e rinfrescante, contro la tosse, nelle contusioni, nell'angina pectoris e per idratare pelli secche. 
Il succo delle pale assunto in dose di 2-3 cucchiaini al dì disintossica il fegato. Usato come cataplasma in loco risolve i fastidi di slogature e contusioni. Applicato sul collo e di giovamento nell'angina pectoris, mentre, messo su di un batuffolo di cotone ed applicato mattina e sera è una vera fonte di acqua per pelli disidratate e secche. Se ci sono problemi alle vie urinarie e mancanza di diuresi, basta fare un'infusione di 30 gr. di fiori secchi in un litro di acqua calda e prendere 3-4 cucchiaini al dì per rinfrescare l'organismo. Se la tosse vi assilla ecco arrivare in vostro soccorso i succulenti frutti, infatti, oltre che buoni di gusto, spremuti e miscelati con zucchero, essi diventano un ottimo sciroppo fluidificante.
 

 
Favignana: Cala Pirreca


L'ultimo incontro di questa passeggiata la facciamo con il Lino. "Linum usatissimum" è il nome scientifico e questo ci fa capire delle molteplici applicazioni che i suoi semi ci consentono. Intanto le sue fibre sono molto resistenti e ciò permette la realizzazione di tessuti di ottima qualità.  I pittori del Rinascimento, poi, forse non sarebbero stati quelli che furono se non avessero avuto le tele di fibre di lino, che trattengono in maniera ottimale il colore e l'olio di lino che amalgama bene le polveri della pittura e rende brillanti le tonalità. 
Anche questa nostra amica fa parte delle leggende popolari ed il Pitrè, nei suoi scritti, ce ne parla come di pianta che è presente in storie di infedeltà, tradimenti e riappacificazioni coniugali... 
Nella medicina popolare il lino si usa contro gli ascessi a mo' di cataplasma dei suoi semi ridotti in poltiglia. 
Contro la stitichezza ostinata si prepari un infuso con 10-20 grammi di semi in un litro di acqua e si prendano 2-3 tazze al dì. Nella parassitosi da ossiuri ad essere usato invece è l'olio ottenuto per spremitura dei semi, il quale si assume a cucchiai nella giornata. In ultimo, nelle ustioni, una miscela di olio di lino e di acqua II di calce è il rimedio adatto a non fare formare le classiche bolle. Volete un bagno emolliente, rinfrescante e lenitivo? Aggiungete all'acqua della vasca 2 litri di decotto preparato con 2-3 manciate di semi di lino per litro. 

Vi aspetto la prossima volta sotto "u furnu da za Marianna". 
 

( segue )