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IL GIORNALE DELLE EGADI - DICEMBRE 1995

PRIMI PASSI DEL LABORATORIO TEATRALE

Quando alcuni mesi fa il Dottor Franco De Salvo ci parlò per la prima volta della possibilità di creare un laboratorio teatrale a Marettimo, guidati dalla regista Francesca De Sapio, ci siamo guardati in faccia un po' perplessi. 
L'idea, per quanto bellissima, ci sembrò, lì per lì, un po' azzardata. Troppe le difficoltà pratiche, non ultima la nostra totale inesperienza nel settore. Poi però cominciò ad incuriosirci, a stimolare la nostra immaginazione e così decidemmo di invitare la De Sapio a conoscere Marettimo e noi aspiranti attori (come ironicamente ci definivamo). Al nostro primo incontro eravamo così nervosi ed impacciati che ci riusciva difficile persino raccontare qualcosa di noi, in stridente contrasto con la personalità di Francesca che fin dal primo impatto trasmette una straordinaria calma e padronanza di sé, dei suoi gesti che, poi capisci, si possono raggiungere solo dopo anni di esercizio e di lavoro. Cominciarono così le nostre lezioni quotidiane nei caldi pomeriggi di agosto. 
Aspettavamo che il sole girasse dietro le montagne che sovrastano il paese e, all'aperto, davanti al mare, improvvisavamo il nostro piccolo laboratorio teatrale. Durante la prima lezione Francesca ci parlò del particolare metodo di insegnamento da lei appreso ed elaborato nel corso dei suoi studi all'Actors Studio di New York sotto la guida di Lee Strasberg (il quale aveva applicato in occidente il metodo di Stanislaasky). 
Tale metodo si basa su una serie di esercizi quali le tecniche di rilassamento, di comunicazione, di concentrazione sensoriale che permettono all'attore di liberare la propria personalità e, lavorando sulle proprie emozioni, riuscire ad evocare le situazioni emotive dei personaggi che si appresta ad interpretare. 
Inizialmente è stato difficile. Durante il rilassamento non riuscivamo a coordinare il respiro, ci lasciavamo distrarre facilmente perché (cercava di consolarci la nostra regista) non eravamo abbastanza allenati a questo genere di esercizio, ma si poteva migliorare. Così andando avanti giorno dopo giorno ci sentivamo sempre meno bloccati, riuscivamo ad esprimerci liberando dei suoni oppure a percepire oggetti inesistenti che tenevamo in mano e ci sembrava di sentirne il peso, il calore, il profumo. 
Infine abbiamo provato a rappresentare alcune scene prendendo spunto da storie realmente accadute in un passato non molto lontano sulla nostra isola e che sono arrivate fino a noi attraverso i racconti dei nostri avi. 
 

Storie di pescatori, di emigrazione, di donne rimaste sole ad allevare i figli aspettando il ritorno del marito, che in qualche caso non è più tornato, dalla lontana California, dove si era recato in cerca di fortuna. 
E' stata svolta anche una ricerca di brani musicali con la collaborazione di Leonardo Sercia, esperto in musiche popolari siciliane, e di Alberto Sercia autore di alcuni testi ispirati dal suo attaccamento verso l'isola. Il materiale verrà elaborato dal coordinatore musicale Vito Vinci che ha accompagnato Francesca nella sua esperienza marettimara. 
 

La regista Francesca De Sapio


Questa prima fase di lavoro ha rappresentato per noi una esperienza davvero molto interessante ed a volte nel corso delle lezioni si creavano dei momenti di intense emozioni che speriamo, in un prossimo futuro, di poter trasmettere ad un pubblico (se riusciremo ad elaborare e rappresentare uno spettacolo). 
La De Sapio sostiene che il materiale su cui lavorare c'è. Ci sono le storie, ma bisogna svilupparle e scriverne i testi. 
 

Elisa Aliotti
 


FRANCESCA DE SAPIO


Attrice e regista nata a Roma, dopo gli studi al liceo linguistico, si trasferisce negli Stati Uniti dove comincia, giovanissima, i suoi primi studi teatrali al Dallas Theatre Center. Trasferitasi un anno e mezzo dopo a New York, ha il primo impatto con il pubblico recitando i classici come Ionesco, Tennessee William, Kafka presso il Workshop del famoso "Piscator" che fu la prima scuola di Marlon Brando. 
Due stagioni dopo, in seguito ad un provino, entra a far parte dell'Actors Studio e lì comincia i suoi studi sotto la guida di Lee Strasberg, mentre continua la sua carriera di attrice teatrale e cinematografica accanto ad artisti di grosso calibro come Al Pacino, Robert De Niro (ne "Il Padrino" II), Arthur Penn, John Ford. Tornata in Italia, qualche anno dopo, recita con Ferreri e Bolognini, mentre nel 1980 partecipa con due films da protagonista al festival di Venezia: "I Maschi" dei fratelli Taviani e "L'altra donna" di Del Monte, dove viene considerata una delle migliori attrici dell'anno. 
Nel 1985 forma, insieme a Giuseppe Perruccio il Duse Studio di New York, centro internazionale permanente di formazione e di produzione cinematografica e teatrale, finalizzato alla formazione di pochi selezionati attori partendo dalle tecniche di Lee Strasberg. 
Nel 1987 il Duse Studio inizia la sua attività anche in Italia, prima a Montecatini Terme con un corso di tre mesi a cui partecipano 60 attori tra italiani, tedeschi, inglesi, per poi trasferirsi a Roma con un laboratorio permanente. 
E' in questo laboratorio che nasce l'idea di "Sex Simbol", lo spettacolo ideato, scritto e diretto dalla De Sapio che è anche una delle interpreti, e rappresentato la scorso aprile al teatro la Comunità di Giancarlo Sele a Roma. 
 


PRIMA MOSTRA DI MASSIMO PIRONI


E' stata presentata ad agosto dall'Associazione una mostra di acquarelli del giovane artista marettimaro. Qui di seguito una nota critica di Manuela A. Filippi 

Presentare una mostra, per piccola o grande che sia, è sempre un impegno di grande responsabilità. Richiede, in primo luogo, una giusta dose di umiltà, la quale consente la possibilità di poter "leggere" e tradurre il "linguaggio delle immagini" nel linguaggio alfabetico. 
Inoltre, esige una elevata sensibilità la quale, sola, permette di poter "sentire" ciò che non si può "dire", ovvero ciò che non è immediatamente "visibile". 
Nei lavori di Massimo ispirati in ogni più piccolo gesto, pensiero, colore, immagine, alla generosa e selvaggia isola di Marettimo, si potrebbe tranquillamente parlare di uno sguardo capace di "passare attraverso" le cose, in grado di cogliere il senso più profondo e recondito dato nelle piccole cose. 
La sua è una sensibilità fatta di struggenti malinconie e sublimi poesie, che lui abilmente riesce ad esprimere nei suoi quadri, magiche apparizioni senza un tempo definibile o definito. 
La passione e il desiderio di catturare istanti, attimi che altrimenti fuggirebbero via per svanire irrimediabilmente nell'abisso della "non memoria", sono espressi in tutta la loro forza e immediatezza nel gesto veloce, ma meditato, che solo una tecnica come l'acquarello consente. 
Il suo è certamente un desiderio di "fissazione" del tempo che altro non è se non l'indicibile espressione dell'infinito. Chi ama questa terra, chi ha imparato a vibrare al succedersi delle ore e dei giorni; al variare dei suoi colori e dei suoi odori, qui sempre così intensi, non può fare a meno di amare ed apprezzare questa opera frutto di una grande passione e sensibilità, realizzata con un'attenzione che subito tradisce l'animo forte, ma al contempo fragile e saturnino, di chi le ha create. 
 

Marettimo 11/08/95

Lettere a noi pervenute

Da Ceccano (Frosinone) - Breve ricordo di una vacanza Marettimara


Quella dell'estate 1993 fu la mia prima vacanza. La organizzò la mia amica Louise della quale ricordo ancora queste parole: "c'è soltanto un piccolo villaggio ma il mare è stupendo... è il posto ideale per trascorrere una vacanza tranquilla...".
Il rumore dell'aliscafo andava spegnendosi e di lì a poco attraccammo. Eravamo finalmente arrivate sull'isola. 
Non dimenticherò mai il bagliore fatto di riverberi accecanti che pareva darci il benvenuto appena scendemmo; quel bianco che mi è rimasto dentro e che, di sicuro, resterà sempre così vivo nella mia memoria. 
La sera arrivò presto mentre noi eravamo indaffarate a sistemare le nostre cose e, senza preoccuparci nemmeno della cena, ci affrettammo a prepararci per uscire. 
Andammo al bar "La Scaletta" che brulicava di pochi fortunati esemplari di turisti e gente del posto che ad essi si mescolava. C'era un gruppo di ragazzi, tra i quali un conoscente di Louise, e così ci unimmo a loro. 
Dalla terrazza dove eravamo seduti si vedeva il mare calmo che cullava le barche ormeggiate nella piccola insenatura. La gente dell'isola dice che certe barche sembrano "signorine". 
Usciti dal bar ci avviammo verso la spiaggia per fare il cosiddetto bagno di mezzanotte e un falò. Calpestavamo le pietre della viuzza polverosa che, a tratti, si affacciava a strapiombo sul mare nel quale si specchiava la grossa luna vanitosa, unica fonte di luce a permetterci di vedere. 
Passammo a fianco al piccolo cimitero e gli unici rumori erano le nostre chiacchiere accompagnate dal suono tranquillo e pacato del mare. Qualcuno mi mise al corrente che eravamo, più o meno, a metà strada mentre continuavo a guardare gli scogli sotto di noi. 
Intanto il biancore della luna era per me lo strascico del bagliore che mi aveva accolto all'arrivo poche ore prima. 
Arrivammo finalmente alla spiaggia di ciottoli, scendendo lungo le rocce grigie mentre i nostri occhi, che ormai si erano abituati a quella penombra, ci permettevano di vedere quasi come fosse giorno. 
La spiaggetta pareva una nicchia per santi dimenticati. Le alte pareti di pietra la rendevano quasi inaccessibile tranne che dal mare o da quell'unico punto da dove l'avevamo raggiunta noi. 
Tutto sull'isola era a misura d'uomo per cui non mi sentii affatto smarrita scoprendola tanto distante per forme, colori e profumi dai miei luoghi abituali. 
Tentavo di cogliere (per quanto ancora adesso mi rendo canto che fosse un'impresa impossibile) il segreto di quell'isola dove il ritmo della vita era tanto rallentato da non lasciar posto nemmeno al ricordo che potevamo avere della frenesia della città: quasi fosse primordiale, induceva ad assecondarlo senza dover compiere nessun sforzo. 


All'alba ci guardammo in faccia con gli occhi gonfi di sonno e con le parole delle canzoni cantate per tutta la notte che riecheggiavano ancora nelle nostre teste. 
La nostra vacanza era appena iniziata e fino alla fine fu ricca di sorprese e di emozioni: le passeggiate in montagna fino alle Case Romane o al Faro; le gite in barca; le spiagge, minuscole gemme di tranquillità animate da poche spaziose presenze; la grotta del Cammello con il sole che vi disegna un grosso cerchio di luce sull'acqua limpida; la grotta del Presepio; la scorpacciata di ricci di mare e la scoperta di tutte le altre meraviglie che la natura ha voluto affidare ai marettimari. 
Nelle tre settimane passate a Marettimo conobbi la disarmante schiettezza dei suoi vicoli bianchi, delle sue acque cristalline e dei suoi boschi squillanti di vita. 
Quando salimmo sull'aliscafo per andar via, oltre agli amici, ci salutava il solito accecante bagliore che, appollaiato sui tetti delle case, restava lì ad aspettare forse il nostro ritorno. 
Dopo quell'estate non ho più rivisto quel mare che sembrava dipinto (e che tale mi è rimasto nel cuore) tranne che nelle foto che custodisco ancora come il più grande dei tesori insieme alla speranza di poter tornare presto a Marettimo. 

Luciana Colella


Da Rovereto (Trento)


E' la terza volta, nell'arco di dieci anni circa, che vengo a Marettimo, quest'isola delle Egadi che amo in modo particolare. 
Vorrei esprimere la mia gratitudine e formulare i miei complimenti al Corpo Forestale per l'accuratezza tecnica e anche per il senso estetico e paesaggistico dei sentieri che portano alle varie mete turistiche. 
Un lavoro fatto bene e con molta cura che rende onore al Corpo Forestale siciliano e alle maestranze locali impiegate. 
Questo impegno, che mi auguro possa proseguire, favorisce un turismo europeo qualificato e rispettoso di quest'isola straordinaria per la sua bellezza e ricchezza floro-faunistica e botanica. Mi auguro veramente di cuore di potere, la prossima volta, ancora apprezzare e completare questi splendidi itinerari. 


MARIO BOLOGNESE *



* Collaboratore del Centro Studi Costruiamo la Pace Giornalista, pubblicista, scrittore per l'infanzia.