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CASPANO, 875 m, cap 23010, pr. t. 0342, comune di Civo,
provincia di Sondrio, diocesi di Como, parrocchia, staz. ferr. Morbegno, servizio autolinea. * Per la felice posizione naturale e la salubrità del clima
fu tra i primi paesi a costituirsi su quella costiera, ma assunse particolare
importanza quando fu scelto a sua sede dalla nobile famiglia comasca dei
Parravicini che, secondo la tradizione, vi si rifugiò nel sec. XIII al tempo
delle lotte tra guelfi e ghibellini. Da Caspano poi i Parravicini si diramarono
in molti altri paesi della Valtellina. Nel 1589 il borgo contava oltre mille
abitanti (200 fuochi) ed era sede anche di una fiorente comunità protestante
(25 famiglie) retta da un proprio pastore, una delle prime costituitesi
in Valtellina e la più importante del terziere inferiore. Come sempre efficace, la penna secentesca del Guler lo
definisce « ... grande e rinomato borgo ... situato a mezza altezza tra Dàzio
e la parte superiore della montagna, gode di una larga vista così verso
la Valtellina inferiore come verso la Valtellina di mezzo; di fronte ha sotto i
suoi occhi la ridente piana di Dàzio...». E, più avanti, «...durante la
stagione estiva, quando avvampa la canicola, così per questo motivo come per
l'aria corrotta che esala dalle paludi e dagli altri miasmatici pantani, i paesi
giacenti al basso nella pianura e in altri luoghi soleggiati cominciano a
diventare insalubri. Ma allora la nobiltà e le persone facoltose si
trasferiscono quassù... dove l'aria è pura e temperata: ivi poi gentiluomini e
gentildonne trascorrono l'estate in svariati e onesti passatempi, divertendosi
con concerti musicali e con esercizi sportivi fino al tardo autunno...». E
scrive il Besta: « A Caspano, intorno al 1530 presso i Parravicini, Matteo
Bandello trovava cibi delicati e vini preziosissimi, tratti dai solatii vigneti
di Traona e le grasse sue novelle allietavano la nobiltà locale e i mercanti
grigioni e svizzeri, nonché i gentiluomini milanesi e comaschi che giovavan per
la loro salute dei Bagni del Masino». Questi brani spiegano la grande
importanza antica del borgo che si apre intorno al vasto piazzale della chiesa
chiaramente concepito con lo scopo soprattutto di farne un centro sociale e
commerciale e circondato, appunto, da edifici rappresentativi vasti, imponenti,
spesso con funzione di magazzini e prospicienti su corti destinate a ospitare
uomini, merci, cavalli. Il «palazzo del podestà» campeggia all'entrata del
borgo e rivela, pur nella generale decadenza, la struttura potente della dimora
dei Parravicini: splendida è la corte a colonnati, i cui archi si aprono su
distese di verde. La presenza di una aristocrazia ristretta, intelligente,
capace, al vertice di una pressoché omogenea stratificazione di classe a essa
totalmente subordinata, favorì lo sviluppo delle comunità locali che si
integravano reciprocamente nella dinamica di un'economia e di una politica
globali e controllate dall'alto. Intorno a Dazio e a Caspano, infatti, ma
soprattutto al secondo, si trasferirono, sotto il richiamo dei potenti
Parravicini, altre famiglie nobili di origine milanese e comense e questa
oligarchia a sua volta avocò a sè, oltre al potere, le istanze di una cultura
più vasta e aperta che trascendeva i limiti delle nostre vallate alpine. * La CHIESA ARCIPRETALE DI S. BARTOLOMEO si staccò dalla
plebana dì Ardenno nella prima metà del XIV secolo e nel 1664 assurse
alla dignità di prepositurale con collegiata. Essa sorse forse nel XII secolo,
ma fu ampliata e modificata a partire dal 1527 e subì continue trasformazioni
sin dopo la metà del XVIII secolo. Si trova su un'antica piazza, in posizione
dominante, rivolta a occidente. Alla sua sinistra, un poco arretrata, sorge la
casa arcipretale sul cui portale vi è una Madonnina con Bambino (purtroppo
privato del volto) in marmo bianco che rammenta lo stile dei Rodari (XVI). Sui
lati N e O della piazza sorgono antichi edifici con bei portali e particolari
architettonici risalenti ai secoli XV e XVI. La facciata del tempio, molto mossa
e armoniosa, ricorda certi edifici sacri romani dell'età barocca; essa venne
costruita tra il 1730 e il 1738 da maestranze ticinesi, pare su disegno di G.P.
Ligari. L'interno si presenta solenne con otto cappelle laterali. La
controfacciata e la volta sono state affrescate da E. Fumagalli (XX) e il coro
con sei scene sacre, divise da eleganti cornici in stucco, dal pittore caspanese
Giacomo Parravicini, detto Gianolo. Sulla controfacciata sono collocate anche 8
tele rappresentanti degli Apostoli (XVII), mentre altre analoghe
sono poste nella 1ª cappella di sinistra, ov'è una vasca battesimale in marmo
bianco, datata 1484, con copertura in legno intagliato a forma di piramide
ottagonale (XV o XVI). Nella 2ª cappella è collocata una notevole *
ancona lignea dorata e policromata a forma di elegante arco nel cui vano sono
scolpite ad altorilievo nove figure rappresentanti la scena della Resurrezione
di Lazzaro; essa è opera di Luigi Donati, firmata e datata 1508. La 3ª
cappella, dedicata a S. Giovanni Battista, contiene due tele di G. Parravicini
rappresentanti la Predica di S. Giovanni e S. Giovanni che battezza, del
1688, poste ai lati di una tela con la Decapitazione di quel santo,
d'ignoto autore lombardo (XVI); anche la volta, come quelle di altre cappelle,
ha dipinti del Parravicini. La 4ª cappella ha sull'altare una tela raffigurante
S. Carlo Borromeo (1616). L'altare maggiore in marmo con bel
ciborio ornato di colonnine tortili in marmo nero decorato da testine d'angioli,
è del 1775. Dietro di esso è visibile a fatica * un'ancona in legno
intagliato, scolpito, dorato e policromato in forma di prospetto a tre piani,
ciascuno con tre nicchie in cui sono scolpite finemente scene della Vita di
S. Bartolomeo; l’opera potrebbe essere di Luigi Donati (XVI). Sono state
purtroppo sottratte le statuine di S. Rocco e S. Sebastiano, di S.
Martino e S. Giorgio come pure i 13 medaglioni coi busti di
Cristo e degli Apostoli. Sulle pareti laterali del presbiterio sono appese due
importanti tele con La predicazione di S. Bartolomeo e la Decorticazione
del medesimo santo, eseguite a Milano nel 1713 da G. Parravicini. Nel coro
sono collocati degli stalli corali in legno intagliato (XVII), Nella 4ª
cappella di destra, sopra l'altare vi è una Madonna seduta con Gesù, scolpita
in pietra policromata e dorata (XVI) e alle pareti due tele con Gesù
benedicente (XVIII) e la Madonna (XVIl?), attorno alle quali sono
disposti dei dipinti a olio su tavola (alcuni rettangolari, altri ovali) coi Misteri
del Rosario (XVIII). Nella 3ª cappella è notevole la pala d'altare
raffigurante il sogno di S. Giuseppe (XVII). Nel 2º altare sono
collocate Otto Statue di legno policromate grandi al vero, raffiguranti la Deposizione
(XVII/XVIII). Nella
sacrestia vi sono un armadio di pregio, specie nella parte inferiore, con
decorazioni finemente intarsiate (XVI) e un secondo armadio in legno intagliato
(XVII). Si conservano inoltre un calice di argento (XVIII), una Pace in argento
(1726) e una lampada in rame argentato (1681); questi ultimi sono doni dei
«Benefattori di Roma». È di notevole pregio un campanello di ottone cesellato
coi simboli degli Evangelisti e ornati vari del XIII secolo. Sul fianco sinistro della chiesa vi è un portico rivolto a
mezzogiorno da dove si ha un'ampia veduta della zona dei Cech e, di
fronte, delle valli del Tàrtano e di Geròla. Esso è ad arcate sorrette da sei
colonne. Ad oriente è situata la massiccia torre campanaria, ad
occidente l'ORATORIO DELL'IMMACOLATA (1698) sul cui altare è collocata una tela
raffigurante La Vergine Immacolata (1703) di G. Parravicini. Sulla parete
a s. sono poste una tela con Quattro santi in adorazione del Santissimo (1663)
e un'altra con un Santo vescovo in preghiera (XVII). Nella CASA PARROCCHIALE vi sono: una tela di G. Parravicini
raffigurante un prevosto Parravicini (1685) e due altre con le effigi dei santi Francesco
Saverio e Francesco di Sales (XVIII). Subito dopo Caspano, un tempo la battuta via per la val
Màsino raggiungeva il borgo alpestre di Bedoglio, dal nome delle betulle (
bedole) che rivestivano la fiancata del monte intorno al paese: di qui si
proseguiva poi per Cevo, affacciato sul Màsino. Proseguendo dopo Caspano, in direzione E, la strada raggiunge
tra prati e macchie di castagneto e di boscaglia mista le frazioni di CADELPICCO
(796 m) e CADELSASSO (747 m) dai nomi belli e risonanti che sembrano
preannunciare la vicina e pietrosa val Màsino. Molto pittoresche sono le case
fitte e rustiche che si accostano l'una all'altra in una singolare armonia di
colori chiari di intonaci tra i quali spiccano le facciate in pietra viva, resa
cupa e nerastra dal tempo. La «strada di Valpòrtola» collega la zona dei Cech con
Cevo e la val Màsino. * L’ORATORIO DI S. PIETRO APOSTOLO, a Cadelpicco, fu eretto
nel 1697, ma venne restaurato di recente, mentre il campaniletto fu rifatto nel
1903. Esso è posto in posizione elevata e domina sulle case sottostanti. Ha un
solo altare dinanzi al quale è posta una balaustra in marmo recante nei
pilastrini centrali gli stemmi della famiglia Parravicini (XVIII). L'altare, in
marmo nero intarsiato è sormontato da un'elegante cornice marmorea con colonne
tortili contenente una grande tela divisa in sette scomparti rettangolari ove
sono raffigurati alcuni Episodi della vita di S. Pietro Apostolo e le
effigi di S. Paolo, S. Bartolomeo oltre allo stesso S. Pietro. Essa reca dipinto
in basso a destra un cartiglio con la scritta: «Andreas Turriensis de Ard(enn)o
pinxit 1602». Sulla parete di sinistra vi è un quadro a olio rappresentante S.
Filippo Neri (?) inginocchiato, fatto dipingere da un Poli a Roma nel 1745.
Sull'altra parete ve n'è un altro, datato 1593, con la Vergine col Bambino,
i Santi Pietro, Paolo e S. Agata e un santo vescovo in ginoccbio. * L'ORATORIO DI S. PIETRO MARTIRE, a Cadelsasso, è ricordato
già nel 1481, ma venne eretto nella forma in cui si mostra attualmente nel XVII
secolo e restaurato nel 1927 dai «benefattori di Roma», È volto ad O in
posizione dominante. La facciata, conclusa da un timpano, ha 4 lesene e un
portale in granito di linee semplici, con una lunetta in cui è raffigurato S.
Pietro Martire. L'interno è a volta con due altari laterali. Sulle pareti
della piccola navata sono appese, una di fronte all'altra, due tele con S.
M. Maddalena (1714) e S. Lucia (1735). L'altar maggiore è tutto
di marmo nero con decorazioni intarsiate e al centro un medaglione in marmo
bianco con l'effigie in bassorilievo di S. Pietro. Sopra la mensa
si eleva una cornice in marmo nero con due colonne tortili, che racchiude una
tela raffigurante la SS. Trinità con due angioli, S. Pietro M.re e un altro
santo (XVII/XVIII). Nell'Oratorio si conservano un calice in argento dorato,
donato dagli emigrati a Roma nel 1740 e un altro in metallo dorato e cesellato (XVIII). Da Cadelsasso la strada scende sino a incontrare (3 km) la
carrozzabile che da Dàzio va a Morbegno.
Le note storiche sono state riprese da: GUIDA TURISTICA DELLA PROVINCIA DI SONDRIO Banca Popolare di Sondrio a cura di Mario Gianasso
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