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GIOVEDÌ 10 AGOSTO
S. LORENZO, DIACONO E MARTIRE

Lettura del profeta Isaia.
Così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,
che ti ha plasmato, o Israele:
«Non temere, perché io ti ho riscattato,
ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.
Se dovrai attraversare le acque, sarò con te,
i fiumi non ti sommergeranno;
se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai,
la fiamma non ti potrà bruciare,
poiché io sono il Signore, tuo Dio,
il Santo d’Israele, il tuo salvatore.
Io do l’Egitto come prezzo per il tuo riscatto,
l’Etiopia e Seba al tuo posto.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi,
perché sei degno di stima e io ti amo,
do uomini al tuo posto
e nazioni in cambio della tua vita.
Non temere, perché io sono con te;
dall’oriente farò venire la tua stirpe,
dall’occidente io ti radunerò.
Dirò al settentrione: “Restituisci”,
e al mezzogiorno: “Non trattenere;
fa’ tornare i miei figli da lontano
e le mie figlie dall’estremità della terra”».

Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.
Fratelli, chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia. Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene. Sta scritto infatti:
Ha largheggiato, ha dato ai poveri,
la sua giustizia dura in eterno.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni.
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

Se il chicco di grano caduto in terra non muore... Nell'immagine semplice del piccolo chicco di frumento e del suo naturale marcire nella terra in cui è stato seminato, per dare il frutto della spiga matura, è custodito e raccontato il senso del mistero pasquale che Gesù ha vissuto e nel quale sono immersi tutti coloro che lo vogliono seguire e servire. Morire e portare frutto, morire per portare frutto: è la dinamica pasquale del regno dei cieli. È la via battesimale dei discepoli di Gesù, è l'esperienza di santità di tanti cristiani, dalle origini della Chiesa fino ai nostri giorni, come la liturgia di oggi ci ricorda nella celebrazione del diacono e martire Lorenzo. La testimonianza di questo servo e testimone di Cristo, che si è spinta fino al dono della vita in una morte violenta nell'infuriare della persecuzione, è quella descritta anche da Paolo nella Lettera ai cristiani di Corinto. Paolo riprende la metafora agricola per dire lo slancio e la generosità di chi ha accolto e vuole vivere la missione dell'annuncio evangelico: Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. La testimonianza e l'annuncio chiedono un coinvolgimento della vita, un giocarsi gioioso e generoso, senza misura, senza calcolo, lieto e fiducioso. Nella certezza che è Dio che rende fruttuoso il dono. La parola che Dio rivolge a Israele per bocca del profeta Isaia oggi risuona come rassicurante certezza per ognuno di noi: Non temere... sarò con te... È traboccante di dolcezza e di tenerezza questa parola profetica: lo sono il Signore tuo Dio... sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima e ti amo. Questo amore, questa certezza, la promessa di questa compagnia sempre rinnovata anche nella prova e nel pericolo -se dovrai attraversare le acque sarò con te - sono il segreto di ogni testimone della fede, di ogni discepolo fedele, sono il fondamento della fede, la sorgente del dono, la forza nella debolezza, la consolazione nella consapevolezza della propria fragilità e impotenza. Con gratitudine rinnoviamo il nostro «credo» e il nostro «amen», radicando in questa Parola la fiduciosa consegna della nostra vita al Signore.