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MARTEDÌ
8 AGOSTO
Settimana della IX domenica dopo Pentecoste • Anno I
S. Domenico
Lettura del secondo libro di Samuele.
In quei giorni. Davide reclutò di nuovo tutti gli uomini scelti
d’Israele, in numero di trentamila. Poi si alzò e partì con tutta la sua gente
da Baalà di Giuda, per far salire di là l’arca di Dio, sulla quale si proclama
il nome del Signore degli eserciti, che siede sui cherubini. Posero l’arca di
Dio sopra un carro nuovo e la tolsero dalla casa di Abinadàb che era sul colle;
Uzzà e Achio, figli di Abinadàb, conducevano il carro nuovo. Mentre conducevano
il carro con l’arca di Dio dalla casa di Abinadàb, che stava sul colle, Achio
precedeva l’arca. Davide e tutta la casa d’Israele danzavano davanti al Signore
con tutte le forze, con canti e con cetre, arpe, tamburelli, sistri e cimbali.
Giunti all’aia di Nacon, Uzzà stese la mano verso l’arca di Dio e la sostenne,
perché i buoi vacillavano. L’ira del Signore si accese contro Uzzà; Dio lo
percosse per la sua negligenza ed egli morì sul posto, presso l’arca di Dio.
Davide si rattristò per il fatto che il Signore aveva aperto una breccia contro
Uzzà; quel luogo fu chiamato Peres-Uzzà fino ad oggi. Davide in quel giorno ebbe
timore del Signore e disse: «Come potrà venire da me l’arca del Signore?».
Davide non volle trasferire l’arca del Signore presso di sé nella Città di
Davide, ma la fece dirottare in casa di Obed-Edom di Gat. L’arca del Signore
rimase tre mesi nella casa di Obed-Edom di Gat e il Signore benedisse Obed-Edom
e tutta la sua casa.
Ma poi fu detto al re Davide: «Il Signore ha benedetto la casa di Obed-Edom e
quanto gli appartiene, a causa dell’arca di Dio». Allora Davide andò e fece
salire l’arca di Dio dalla casa di Obed-Edom alla Città di Davide, con gioia.
Quando quelli che portavano l’arca del Signore ebbero fatto sei passi, egli
immolò un giovenco e un ariete grasso. Davide danzava con tutte le forze davanti
al Signore. Davide era cinto di un efod di lino. Così Davide e tutta la casa
d’Israele facevano salire l’arca del Signore con grida e al suono del corno.
Lettura del Vangelo secondo Luca.
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno di voi ha
un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è
giunto a me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello
dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i
miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che,
anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua
invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono».
Gesù prega. Gesù insegna a pregare il Padre nostro. Gesù dà insegnamenti sulla
preghiera. il Vangelo di oggi ci offre una parabola, che pone davanti ai nostri
occhi una scenetta vivace e gustosa: un dialogo tra amici, dentro una casa
addormentata, nel cuore della notte; un bisticcio che si conclude con tre pani
donati, perché sia offerta ospitalità a un amico viandante. La parola chiave di
questa parabola è invadenza, e con questa espressione così forte, persino dura,
un po' sgradevole, Gesù dice quanto perseverante e insistente può e deve essere
la nostra preghiera rivolta al Padre. Una preghiera che è dialogo, dialogo tra
amici, e, proprio perché è dialogo tra persone che si vogliono bene, non teme di
arrivare alle soglie del bisticcio, non teme i rifiuti, soprattutto osa essere
inopportuna. A questa invadenza inopportuna nella preghiera ci invita Gesù, per
spingerci sulla via della confidenza fiduciosa, per accompagnarci in un
colloquio col Padre che supera le ritualità del culto, le norme di purità, i
criteri di opportunità, di lecito e illecito. La preghiera entra nella
quotidianità, esce dagli schemi delle formule e dal recinto del tempio per
entrare nell'intimità della casa e delle relazioni fraterne. Si può essere
invadenti, nella preghiera, quando si chiede il pane, non per sé, ma per altri,
per i viandanti soli, nel cuore della notte. La preghiera invadente, cioè
fiduciosa e insistente, forza il cuore di Dio, che altro non desidera che essere
cercato, nel cuore delle nostre notti, per poterci donare pane che sazia,
sostiene, rianima. L'insegnamento sulla preghiera di questa pagina evangelica
può essere completato dal racconto del trasporto dell'Arca a Gerusalemme. La
preghiera del re Davide, l'autore dei salmi, preghiere che hanno attraversato i
secoli per giungere fino a noi, è anche eccesso di gioia per la presenza del
Signore, è musica e danza — Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore
— una danza che verrà rimproverata a Davide come eccessiva, ma che esprime tutto
il coinvolgimento di un re che fu sì peccatore, ma che fu anche un grande amico
di Dio.
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