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LUNEDÌ 7 AGOSTO
Settimana della IX domenica dopo Pentecoste • Anno I

Lettura del secondo libro di Samuele.
In quei giorni. Vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”». Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele. Davide aveva trent’anni quando fu fatto re e regnò quarant’anni. A Ebron regnò su Giuda sette anni e sei mesi e a Gerusalemme regnò trentatré anni su tutto Israele e su Giuda.
Il re e i suoi uomini andarono a Gerusalemme contro i Gebusei che abitavano in quella regione. Costoro dissero a Davide: «Tu qui non entrerai: i ciechi e gli zoppi ti respingeranno», per dire: «Davide non potrà entrare qui». Ma Davide espugnò la rocca di Sion, cioè la Città di Davide. Davide disse in quel giorno: «Chiunque vuol colpire i Gebusei, attacchi attraverso il canale gli zoppi e i ciechi, che odiano la vita di Davide». Per questo dicono: «Il cieco e lo zoppo non entreranno nella casa».
Davide si stabilì nella rocca e la chiamò Città di Davide. Egli fece fortificazioni tutt’intorno, dal Millo verso Chiram, re di Tiro, inviò messaggeri a Davide con legno di cedro, carpentieri e muratori, i quali costruirono una casa a Davide. Davide seppe allora che il Signore lo confermava re d’Israele ed esaltava il suo regno per amore d’Israele, suo popolo.

Lettura del Vangelo secondo Luca.
In quel tempo. Il Signore Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».

In poche righe, l'evangelista Luca ci consegna una scena apparentemente ordinaria nella sua straordinarietà, nella quale Gesù consegna ai suoi la preghiera del Padre nostro. è risposta di Gesù a una domanda dei discepoli: Insegnaci a pregare. La motivazione, nelle loro parole, sembra essere una prassi indicata dal riferimento al Battista: come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli. Ma prima, Luca ha introdotto la scena contestualizzandola: il Signore Gesù si trovava in un luogo a pregare. Quando ebbe finito... Dalla narrazione lucana la domanda dei discepoli, così bella, intima, appassionata, sembra scaturire dall'esperienza di aver visto Gesù mentre pregava. Sembra che essi abbiano colto qualcosa di speciale, di affascinante, di misterioso, di inafferrabile e insieme di desiderabile: Gesù, immerso nella preghiera col Padre, suscita in chi lo vede il desiderio di poter vivere la stessa esperienza affettuosa, intima e intensa di relazione col Dio che è nei cieli e che si rende però disponibile al dialogo e alla relazione con gli uomini. E allora Gesù non insegna una formula, una orazione, un insieme di parole e di invocazioni, consegna invece una via per entrare in relazione con Dio, invocato col dolce nome di Padre. La via che lui stesso percorre, la via che lui stesso è. La più profonda comprensione del Padre nostro, la vera esegesi di questa preghiera, la troviamo infatti nella vita stessa di Gesù, nel suo modo di vivere da figlio, che dimora nel Padre e che, nell'amore per i fratelli, sino alla morte, santifica il nome del Padre, si fa pane che sazia il desiderio di vita eterna, perdona dalla croce coloro che lo hanno condotto alla morte, non si separa dal Padre nell'ora della prova e dell'apparente abbandono, e a lui consegna la sua vita. Questa Parola ci invita a ripetere con i discepoli la supplica, che lo Spirito Santo ci insegni a pregare con il cuore del Figlio, perché la consapevolezza che Dio è Padre si radichi sempre di più nel nostro cuore, raggiungendone gli angoli più bui e non ancora evangelizzati, non ancora raggiunti e consolati da questa buona notizia.