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DOMENICA 6 AGOSTO
TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

Lettura della seconda lettera di san Pietro apostolo.
Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino.

Lettera agli Ebrei.
Fratelli, Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto:
Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato?
E ancora:
Io sarò per lui padre
ed egli sarà per me figlio?
Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice:
Lo adorino tutti gli angeli di Dio.
Mentre degli angeli dice:
Egli fa i suoi angeli simili al vento,
e i suoi ministri come fiamma di fuoco,
al Figlio invece dice:
Il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli;
e:
Lo scettro del tuo regno è scettro di equità;
hai amato la giustizia e odiato l’iniquità,
perciò Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato
con olio di esultanza, a preferenza dei tuoi compagni.

Lettura del Vangelo secondo Matteo.
In quel tempo. Il Signore Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Questi è il figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. La medesima Parola, una voce che viene dall'alto, aprendo i cieli e squarciando la nube, viene pronunciata sulla persona di Gesù in due momenti chiave della sua vicenda terrena: all'inizio della sua missione e in prossimità del termine, nel cammino verso Gerusalemme in vista della passione. Sulle rive del fiume, la prima volta, e su un alto monte, la seconda. Davanti a una folla di peccatori e a Giovanni Battista, in principio; alla presenza di tre discepoli, i tre più cari e intimi, alla fine. In ambedue i casi la voce stessa del Padre si fa udire per presentare il figlio. Questi è il figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento: una Parola che riecheggia altre parole antiche, che rievoca scene della storia dell'alleanza. Isacco, il figlio amato che sale sul monte per essere sacrificato dal padre; il servo di Jahvè, figura misteriosa e profetica cantata da Isaia, scelto per portare su di sé il peccato di molti. E sul monte Gesù, trasfigurato, cioè luminoso in tutto lo splendore della sua divinità, parla con Mosè ed Elia, dialoga cioè con le Scritture, con la Legge e i Profeti, per comprendere sé, la sua missione, la sua identità, il suo destino alla luce dell'alleanza, della storia di salvezza. Gesù, sul monte, si mette in ascolto della parola del Padre che si è fatta storia, legge e profezia. Gesù, nell'ascolto della voce del Padre attraverso ciò che sta scritto - non possiamo non pensare alle tre risposte di Gesù tentato nel deserto da Satana - si riconosce figlio, figlio amato, figlio nel quale il Padre ha riversato tutto il suo amore. Questa consapevolezza rinnovata lo rende determinato nel portare a termine la sua missione, iniziata sulle rive del Giordano, di condivisione del destino degli uomini peccatori, sino alla morte e alla morte di croce. Questi è il figlio mio, l'amato. Ascoltatelo. Questa Parola è rivolta a ciascuno di noi oggi: ascoltare Gesù, il suo Vangelo, la narrazione del mistero, per comprenderci anche noi, a nostra volta, figli amati, salvati, inviati, portatori di una buona notizia di salvezza.