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VENERDÌ 4 AGOSTO
Settimana della VIII domenica dopo Pentecoste • Anno I
S. Giovanni Maria Vianney, sacerdote.

Lettura del primo libro di Samuele.
In quei giorni. I Filistei attaccarono Israele, ma gli uomini d’Israele fuggirono davanti ai Filistei e caddero trafitti sul monte Gèlboe. I Filistei si strinsero attorno a Saul e ai suoi figli e colpirono a morte Giònata, Abinadàb e Malchisùa, figli di Saul. La battaglia si concentrò intorno a Saul: gli arcieri lo presero di mira con gli archi ed egli fu ferito gravemente dagli arcieri. Allora Saul disse al suo scudiero: «Sfodera la spada e trafiggimi, prima che vengano quegli incirconcisi a trafiggermi e a schernirmi». Ma lo scudiero non volle, perché era troppo spaventato. Allora Saul prese la spada e vi si gettò sopra. Quando lo scudiero vide che Saul era morto, si gettò anche lui sulla sua spada e morì con lui. Così morirono insieme in quel giorno Saul e i suoi tre figli, lo scudiero e anche tutti i suoi uomini. Quando gli Israeliti che erano dall’altra parte della valle e quelli che erano oltre il Giordano videro che gli uomini d’Israele erano in fuga e che erano morti Saul e i suoi figli, abbandonarono le loro città e fuggirono. Vennero i Filistei e vi si stabilirono. Il giorno dopo, i Filistei vennero a spogliare i cadaveri e trovarono Saul e i suoi tre figli caduti sul monte Gèlboe. Essi gli tagliarono la testa, lo spogliarono delle armi e mandarono a dare il felice annuncio in giro nella terra dei Filistei, ai templi dei loro idoli e al popolo. Deposero le sue armi nel tempio di Astarte e appesero il suo corpo alle mura di Bet-Sean. Gli abitanti di Iabes di Gàlaad vennero a sapere quello che i Filistei avevano fatto a Saul. Tutti i guerrieri si mossero: viaggiarono tutta la notte e presero il corpo di Saul e i corpi dei suoi figli dalle mura di Bet-Sean, li portarono a Iabes e qui li bruciarono. Poi presero le loro ossa, le seppellirono sotto il tamarisco che è a Iabes e fecero digiuno per sette giorni.

Lettura del Vangelo secondo Luca.
In quel tempo. Mentre erano in cammino, il Signore Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

La prossimità di Gesù, il suo farsi prossimo sulle strade degli uomini, lo porta a entrare in una casa, dentro una famiglia, dentro il mistero, la ricchezza e le fatiche delle relazioni familiari più intime, quelle tra fratelli e sorelle. Due donne infatti, due sorelle, si fanno ospiti di Gesù. Una, seduta ai suoi piedi, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta dai molti servizi. Ascoltare e servire: sono i due verbi della sequela e della diakonia. Queste due donne, insieme, ci rivelano il segreto del discepolato, di coloro che hanno ospitato Gesù non solo nella casa, ma nella dimora del cuore. Le due sorelle, insieme, dicono la ricchezza di che cosa significhi entrare in una relazione viva e nutriente con il Figlio che annuncia il venire del regno di Dio in mezzo agli uomini. Ma dove c'è fraternità, sin dagli inizi della storia (da Caino e Abele, Esaù e Giacobbe, Giuseppe e i suoi fratelli...) c'è conflitto, contrasto. Entra nella relazione fraterna la «maledizione del confronto». È questa che suscita l'irritazione di Marta, la quale chiama in causa Gesù, quasi come arbitro tra le due. Sapienza di Marta, donna di fede da riscoprire nella sua forza e nella sua generosità: coinvolge Gesù nel conflitto fraterno, e questo rende possibile farvi entrare una Parola di verità, di chiarezza, di riconciliazione. Gesù non si lascia catturare dalla tentazione del confronto, non entra in valutazioni, non dà giudizi di valore. Chiama Marta per nome, due volte: segno di una intensa e affettuosa attenzione. Il servizio non ha meno valore dell'ascolto. Maria non è più brava di Marta. Semplicemente affanno e agitazione per accogliere l'ospite hanno distolto Marta dalla relazione con l'ospite stesso. Questo è il richiamo, la dolce correzione di Gesù. Che può raggiungere anche ognuno di noi quando il fare le cose per Dio ci fa dimenticare il cuore della relazione con lui, e perdiamo di vista la sua persona, il suo volto e quello dei fratelli. Certamente Maria, dopo aver ascoltato Gesù, si sarà messa lei stessa a servire. Perché frutto dell'ascolto è il servizio.