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GIOVEDÌ 3 AGOSTO
Settimana della VIII domenica dopo Pentecoste • Anno I
Lettura del primo libro di Samuele.
In quei giorni. Saul si accampò sulla collina di Achilà di fronte alla
steppa, presso la strada, mentre Davide si trovava nel deserto. Quando si
accorse che Saul lo inseguiva nel deserto, Davide mandò alcune spie ed ebbe
conferma che Saul era arrivato davvero. Allora Davide si alzò e venne al luogo
dove si era accampato Saul. Davide notò il posto dove dormivano Saul e Abner,
figlio di Ner, capo dell’esercito di lui: Saul dormiva tra i carriaggi e la
truppa era accampata all’intorno. Davide si rivolse ad Achimèlec, l’Ittita, e ad
Abisài, figlio di Seruià, fratello di Ioab, dicendo: «Chi vuol scendere con me
da Saul nell’accampamento?». Rispose Abisài: «Scenderò io con te». Davide e
Abisài scesero tra quella gente di notte, ed ecco Saul dormiva profondamente tra
i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra presso il suo capo, mentre Abner
con la truppa dormiva all’intorno. Abisài disse a Davide: «Oggi Dio ti ha messo
nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l’inchiodi a terra con la lancia
in un sol colpo e non aggiungerò il secondo». Ma Davide disse ad Abisài: «Non
ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto
impunito?». Davide soggiunse: «Per la vita del Signore, solo il Signore lo
colpirà o perché arriverà il suo giorno e morirà o perché scenderà in battaglia
e sarà tolto di mezzo. Il Signore mi guardi dallo stendere la mano sul
consacrato del Signore! Ora prendi la lancia che sta presso il suo capo e la
brocca dell’acqua e andiamocene». Così Davide portò via la lancia e la brocca
dell’acqua che era presso il capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno
vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era
venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.
Davide passò dall’altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi era una
grande distanza tra loro. Allora Davide gridò. Saul riconobbe la voce di Davide
e disse: «È questa la tua voce, Davide, figlio mio?». Rispose Davide: «È la mia
voce, o re, mio signore». Aggiunse: «Perché il mio signore perseguita il suo
servo? Che cosa ho fatto? Che male si trova in me? Ascolti dunque il re, mio
signore, la parola del suo servo: se il Signore ti incita contro di me, voglia
accettare il profumo di un’offerta; ma se sono gli uomini, siano maledetti
davanti al Signore, perché oggi mi scacciano lontano, impedendomi di partecipare
all’eredità del Signore, dicendo: “Va’ a servire altri dèi”. Almeno non sia
versato sulla terra il mio sangue lontano dal Signore, ora che il re d’Israele è
uscito in campo per ricercare una pulce, come si insegue una pernice sui monti».
Saul rispose: «Ho peccato! Ritorna, Davide, figlio mio! Non ti farò più del
male, perché la mia vita oggi è stata tanto preziosa ai tuoi occhi. Ho agito da
sciocco e mi sono completamente ingannato». Rispose Davide: «Ecco la lancia del
re: passi qui uno dei servitori e la prenda! Il Signore renderà a ciascuno
secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti
aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del
Signore. Ed ecco, come è stata preziosa oggi la tua vita ai miei occhi, così sia
preziosa la mia vita agli occhi del Signore ed egli mi liberi da ogni angustia».
Saul rispose a Davide: «Benedetto tu sia, Davide, figlio mio. Certo in ciò che
farai avrai piena riuscita». Davide andò per la sua strada e Saul tornò alla sua
dimora.
Lettura del Vangelo secondo Luca.
In quel tempo. Un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova il
Signore Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita
eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?».
Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la
tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo
come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù
riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei
briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono,
lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima
strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo,
vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli
accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite,
versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un
albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li
diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te
lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di
colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto
compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Nella prima parte del Vangelo di oggi, Luca riporta un dialogo interessante tra
uno scriba, attento conoscitore della Scrittura, e Gesù. Lo scriba interroga
Gesù: la sua domanda è intelligente, religiosa e sensata. Ma la sua intenzione
non è buona. Lo scriba non sta cercando la verità, vuole mettere alla prova Gesù.
Gesù non si sottrae alla sfida, ma risponde invitando lo scriba a diventare
consapevole non solo di ciò che conosce di Dio, ma di quanto questa conoscenza
gli sia entrata nel cuore. Comprendiamo infatti, dalle due domande di Gesù, che
non basta sapere che cosa sta scritto nella Parola, ma come la leggi, la
comprendi in profondità e la fai diventare vita. È quel come leggi che fa la
differenza. Con quale intenzione, con quale desiderio profondo del cuore, con
quale docilità all'ascolto e all'obbedienza, con quale disponibilità alla
conversione. Un invito esigente anche per noi oggi, che partecipiamo
all'eucaristia, ascoltiamo la Parola, accogliamo il Pane della vita. Come lo
stiamo vivendo? Con quale cuore? Con quale desiderio? La parabola narrata da
Gesù allora, il noto racconto del samaritano misericordioso che si fa prossimo
dello sventurato ferito e abbandonato lungo la strada, è illuminata da quel come
leggi? Leggi questa Parola per giudicare gli altri o per lasciarti raggiungere
dall'invito alla conversione? Per trovare giustificazioni al tuo egoismo e alla
tua indifferenza, o per guardare con occhi nuovi chi ti passa accanto, incrocia
il tuo cammino e ti rivolge — magari senza parole — domande di aiuto e richieste
di prossimità? E ancora... come leggi oggi l'invito di Gesù a farti prossimo
nella compassione operosa, fattiva, concreta, dentro il vissuto relazionale
della tua ordinaria quotidianità? L'orante del salmo 73 ci invita a entrare nel
santuario di Dio, per comprendere il senso della nostra esistenza alla luce
della Parola che rende visibile la presenza Dio sui nostri sentieri sconnessi e
scivolosi... È Dio infatti che, in Gesù, si fa vicino e vede la fatica del
nostro esistere, ha compassione delle nostre ferite, si prende cura di ognuno di
noi. Chi rimane nell'amore, rimane in Lui e Dio è, in ogni istante, la roccia
del suo cuore.
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