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Giovedì 3 agosto 2017

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

 

Una rete gettata in mare che raccoglie ogni genere di pesce: la mia esperienza mi riporta a quando facevo la capo scout e mi occupavo dei ragazzi dai 17 ai 20 anni: chi più impegnato e volonteroso, chi sbadato, chi svogliato, chi silenzioso, chi chiassoso, chi svolgeva con fedeltà il proprio servizio e chi, nonostante il regolamento, non ne voleva sapere di farlo, chi partecipava al gruppo perché non aveva altra compagnia o perché nel gruppo aveva il moroso o la morosa.

A ciascuno comunque chiedevamo impegno, presenza, partecipazione, condivisione, servizio verso altri ambiti, e chi non rispettava le regole era libero di scegliere un altro percorso, altri spazi dove poter vivere il suo tempo. Ma un grande assistente spirituale con molta semplicità diceva a noi capi: «Meglio avere uno scapestrato qui con noi, piuttosto che sia solo e in balia del vuoto. Gli si dà l'opportunità di vivere qualcosa di buono, e qualcosa di buono assorbirà».

Ora quei ragazzi scapestrati, indolenti, che ci hanno fatto arrabbiare, sono cresciuti e diventati padri di famiglia: un grande piacere incontrarli e constatare che quel «qualcosa di buono» ha maturato e portato il suo frutto.