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MERCOLEDÌ 2 AGOSTO
Settimana della VIII domenica dopo Pentecoste • Anno I

Lettura del primo libro di Samuele.
In quei giorni. Quando Davide ebbe finito di parlare con Saul, la vita di Giònata s’era legata alla vita di Davide, e Giònata lo amò come sé stesso. Saul in quel giorno lo prese con sé e non lo lasciò tornare a casa di suo padre. Giònata strinse con Davide un patto, perché lo amava come sé stesso. Giònata si tolse il mantello che indossava e lo diede a Davide e vi aggiunse i suoi abiti, la sua spada, il suo arco e la cintura. Davide riusciva in tutti gli incarichi che Saul gli affidava, così che Saul lo pose al comando dei guerrieri ed era gradito a tutto il popolo e anche ai ministri di Saul.
Al loro rientrare, mentre Davide tornava dall’uccisione del Filisteo, uscirono le donne da tutte le città d’Israele a cantare e a danzare incontro al re Saul, accompagnandosi con i tamburelli, con grida di gioia e con sistri. Le donne cantavano danzando e dicevano:
«Ha ucciso Saul i suoi mille
e Davide i suoi diecimila».
Saul ne fu molto irritato e gli parvero cattive quelle parole. Diceva: «Hanno dato a Davide diecimila, a me ne hanno dati mille. Non gli manca altro che il regno». Così da quel giorno in poi Saul guardava sospettoso Davide.

Lettura del Vangelo secondo Luca.
In quel tempo. I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

Dopo le dure parole di Gesù rivolte alle città che non accolgono l'annuncio del regno, il Vangelo di oggi è invece traboccante di gioia. Luca ci fa un dono raro e prezioso, perché non solo ci rende partecipi degli insegnamenti di Gesù ai discepoli, di ritorno dalla missione, ma ci conduce dentro la gioia stessa del Figlio che si rivolge al Padre, pieno di esultanza nello Spirito Santo. La gioia è al cuore della pagina evangelica di oggi. Gesù invita i suoi amici, e noi oggi, a discernere la vera gioia, ciò per cui vale davvero la pena rallegrarsi. Non sono i successi, neppure quelli apostolici, la fonte della vera gioia. Non la grandezza e il potere dato sopra ogni forma di male, seppure dono di Dio e segno della sua presenza salvifica. La gioia più vera, inestimabile e totalmente gratuita, scaturisce dalla certezza che i nomi di ognuno, cioè la vita e il mistero di ogni persona, sono scritti nei cieli, cioè nel cuore stesso del Padre. Questa è la gioia dei discepoli. Questa è la gioia dei figli. Questa è la gioia del Figlio, che esulta e rende lode al Padre perché sa di essere figlio: tutto è stato dato a me dal Padre. I figli sono coloro che riconoscono di aver ricevuto tutto dal Padre e sanno che il Padre non ha tenuto nulla per sé. Il legame col Padre, fatto di conoscenza nell'amore, riempie il cuore di Gesù e diventa offerta per tutti coloro ai quali lo rivela. La certezza di essere nel cuore del Padre accompagna Gesù in tutta la sua esistenza terrena, e diventa, nelle parole e nella vita, l'annuncio della buona notizia. Sono perciò beati, felici, «graziati» - cioè colmati di grazia - coloro che, non per la loro grandezza, potere o forza, ma per il loro fiducioso abbandono, per il loro essere piccoli, comprendono il dono e lo pongono a fondamento della propria esistenza. La scelta dei piccoli - come è testimoniata anche dalla storia di Saul e poi di Davide - caratterizza lo stile di Dio. Per ognuno di noi oggi l'annuncio è rinnovato. Ad ognuno di noi la possibilità e l'invito ad accoglierlo e a rallegrarsi.